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Strage di Bologna: l’incriminazione di pidduisti e “Supersismi” è l’ennesima bolla di sapone

by Gabriele Adinolfi
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Roma, 14 nov – La nuova inchiesta sui mandanti della strage di Bologna è l’ennesima bolla di sapone. Che vengano incriminati pidduisti e “Supersismi” non può che farmi un immenso piacere, visto che debbo a loro tre tentativi d’incriminazione per reati da ergastolo. Il problema è che ci troviamo però di fronte alla solita sceneggiata, ma non c’è tutto questo impegno a procedere. Mi spiego. Di gente legata ai servizi e alla P2 coinvolta in modo concreto con Bologna ce n’è un’infinità. Benché le loro colpe siano state comprovate, e in alcuni casi abbiano dato adito a condanne, nessuno di coloro che sono risultati oggettivamente coinvolti è indicato tra i sospettati! Viene da pensare che ci si voglia limitare alle etichette e fare bene attenzione a non addentrarsi sui tortuosi sentieri della verità.

Perché eliminare dall’inchiesta gli autori dei depistaggi?

Una lista infinita. Si pensi ai dirigenti del Sismi condannati per l’operazione “terrore sui treni”, che consisté nel lasciare e far ritrovare una valigia contenente lo stesso tipo di esplosivo che si riteneva fosse stato adoperato per la strage, più un mitra e due biglietti d’aereo sul rapido Taranto-Milano. Le persone condannate per quel depistaggio nei confronti dei fascisti (uno dei tre di cui fui personalmente oggetto) sono assenti dalla lista. Sia loro, sia i loro referenti internazionali, presenti al varo dell’operazione, in rappresentanza delle intelligences francese, americana e israeliana.

Manca alla lista anche il pidduista del Sisde Russomanno, incarcerato per favoreggiamento delle Brigate Rosse, che fu il primo depistatore in assoluto. Non vi è neppure il capitano Pandolfi che fece restituire al professore Muggironi il passaporto smarrito sul luogo della strage e che attivò il depistaggio Ciolini, che costò peraltro la vita a Pierluigi Pagliai e a Carmine Palladino. Se si eliminano dalla lista dei sospetti quelli che si sa con certezza aver partecipato a inquinamenti e depistaggi, non comprendo come s’intenda indagare seriamente. Che i pidduisti del “Supersismi” la sapessero lunga è scontato.

La “pista palestinese” e il Supersismi

Si consideri che l’operazione “terrore sui treni”, ordita dai dirigenti Musumeci, Belmonte e Santovito con la consulenza del “faccendiere” Pazienza, fu concepita tre settimane prima della strage! In contemporanea il capo dell’Ucigos, Gaspare De Francisci, concepiva l’alter/depistaggio, ovvero la pista “palestinese” che vede coinvolti italiani, tedeschi e francesi, in buona parte di famiglia israelita, e un palestinese, uno solo, che risulterebbe peraltro collaboratore dei nostri servizi segreti e che venne liberato dal governo Spadolini, il più filo-israeliano d’Italia.

La verità non può essere detta, o forse non vuole essere detta. La strage di Bologna si lega all’abbattimento cinque settimane prima del Dc-9 dell’Itavia sui cieli di Ustica, partito proprio da Bologna, e alla nostra partecipazione attiva al nucleare iracheno, che con quell’abbattimento è strettamente connesso.

L’abbattimento e poi il massacro rientrano in una guerra sul Mediterraneo volta a stroncare la nostra linea preferenziale con i paesi arabi. Pur di centrare quell’obiettivo fu messa fine a una collaborazione che durava dal 1967 tra Mossad, Stasi, un’ala della Cia e l’Internazionale trozkista. I dirigenti del “Supersismi” che, come avrebbe dichiarato cinque anni più tardi il craxiano Rino Formica, per via di un accordo stipulato nel 1943 non rispondono che formalmente allo Stato Italiano, erano in pratica gli amministratori delegati di quell’impresa multinazionale e multiconfessionale che fornì l’anima e il corpo a quindici anni di terrorismo occidentale.

La “pista fascista” indica la colpevolezza israeliana

Affronto dettagliatamente la questione in Orchestra Rossa che uscirà a breve per le edizioni Avatar. Poiché cane non mangia cane, gli eredi di ognuna delle parti di quel mosaico devono fare bene attenzione affinché la verità non emerga nel suo complesso. E visto che si ricattano mutualmente, nel loro scontro per fissare una verità di comodo e volutamente mutila, non devono farsi male. La pista “fascista” come comprese perfettamente Enzo Fragalà nella Commissione Stragi è un modo per indicare la colpevolezza israeliana, mentre quella “palestinese” sta a indicare Stasi e trozkisti. Sono maschere per mezze verità, ma la verità a noi piace intera e non vi è nessuna delle parti in causa che possa essere assolta: né il Mossad, né la Stasi, né l’Internazionale trozkista, né l’ala della Cia, né P2-”Supersismi”.

Purtroppo continuiamo ad assistere a scontri puramente nominalisti in cui si fa bene attenzione a evitare che si possa ficcare il naso su tutti i soggetti coinvolti. Al punto che quando se ne tira in ballo uno, come accade finalmente oggi, si depennano dalla lista tutti quelli su cui indagare sarebbe stato doveroso e continua ad esserlo, ma puntualmente non avviene mai.

Gabriele Adinolfi

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3 comments

Fabio Crociato 14 Febbraio 2020 - 1:22

La giustizia rappresentazione della realtà, raramente della verità. Bisogna lavorare di più verso prove provate anziché prove strumentali… E soprattutto non consentire nemmeno alla magistratura di “giocare” sulla nostra pelle, sulla storia italiana, in modo ben poco professionale. Fuori tutti gli atti, le testimonianze, le perizie, le valutazioni soggettive…, molti non sono più giudici popolari beoti!!

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SergioM 14 Febbraio 2020 - 2:43

La magistratura (minuscolo d’obbligo) ha TANTI processi di cui VERGOGNARSI !!!!
ma , su tanti ….

Piazza Fontana
Ustica
Stazione di Bologna

P.Fontana , ANARCHICI
Ustica USA
Bologna Palestinesi

….. ma sempre (a parte Ustica , per ovvi LIMITI TECNICI ) TRAMA NERA (cercate su youtube)

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Cesare 14 Febbraio 2020 - 3:52

Complimenti all’ autore per un articolo chiarissimo e che mira alla verità, la cui emersione fà paura a chi complotta contro i popoli e le nazioni

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