Roma, 19 nov — La storia tra Elisa Mulas e Nabil Dahari, il killer-suicida della strage di Sassuolo, era finita da poco, ma già gli strascichi erano degenerati in un crescendo di minacce da parte del tunisino. Nei giorni precedenti al massacro — in cui hanno perso la vita Elisa, sua madre, i due bimbi e lo stesso Nabil — l’uomo, che non accettava la fine della relazione, era arrivato a minacciare la ex moglie di morte.
L’amica di Elisa Mulas: “Lui la minacciava”
E ora l’amica di Elisa Mulas, Patrizia, non si dà pace. Una storia «finita da poco; ma Elisa aveva deciso di permettergli di vedere i figli con regolarità anche se negli ultimi giorni lui, incapace di accettare la fine della loro unione, aveva iniziato a minacciarla», confessa la donna al Corriere. «Proprio due giorni fa mi aveva fatto sentire un audio di Nabil…», nel quale lo straniero, fuori controllo, la minacciava così: «Se non mi fai vedere i bambini ricordati che ti ammazzo». All’indomani Elisa «si era recata in commissariato a denunciare» l’ex compagno. «Purtroppo la sua furia omicida è arrivata prima che lei potesse essere protetta in qualche modo». La polizia, come sovente accade, si è mossa troppo tardi.
«Era sempre sorridente, e spesso veniva qua con i suoi due bambini. Siamo sconvolti, non possiamo credere che una cosa del genere sia successa proprio nel nostro quartiere», aggiunge il vicino di casa Antonio.
Una scena orribile
Il massacro è avvenuto l’altro ieri, tra le 15 e le 16 in via Manin, a due passi dal centro di Sassuolo. Lì le vittime abitavano con la madre di Elisa Mulas, suocera del carnefice, dove la donna si era trasferita dopo la fine della relazione di circa otto anni con il pluriomicida tunisino. La scena di fronte alla quale si sono trovati i soccorritori e le forze dell’ordine era al di là del raccapricciante: cinque cadaveri, tra cui quelli di due bimbi piccoli, letteralmente macellati probabilmente a coltellate. La polizia scientifica ha impiegato ore per compiere i rilievi nell’abitazione teatro dell’orrenda strage.
Secondo le testimonianze raccolte presso alcuni conoscenti, Dahari viveva da integrato e aveva un lavoro regolare in un supermercato di Sassuolo. Elisa Mulas, dopo aver cambiato diversi impieghi, lavorava come donna delle pulizie e si dedicava alla cura dei figli. Il pensiero di Patrizia va alla figlia della donna, la più grande, undici anni: «È sopravvissuta soltanto perché era a scuola. E adesso non ha più nessuno».
Cristina Gauri
2 comments
Chi crede di essere solo nel dare la vita pensa che sia anche giusto toglierla… E’ il risultato del razionalismo, del materialismo, del progresso illuministico! Fuori dai denti e dalle Leggi immanenti!
No, delle italiane rincretinite che non vogliono gli uomini italiani e si prendono gli immigrati.