Roma, 16 lug — Sui documenti si chiamerà ufficialmente Emanuela, anche se di femminile, biologicamente non ha proprio nulla, dal momento che a tutti gli effetti è un uomo. Non solo: nelle foto che circolano in questo momento, il soggetto non appare nemmeno truccato o vestito da donna, e dà sfoggio senza troppi problemi di un’evidente calvizie. Si tratta della prima persona trans a cui un tribunale italiano ha riconosciuto il diritto di cambiare nome e identità di genere all’anagrafe, senza aver intrapreso alcun percorso di transizione verso l’altro sesso.
Persona trans non operata, via libera al cambio di identità
Senza sottoporsi a vaginoplastica e senza terapia ormonale, Emanuela ha vinto la sua personale battaglia, lunga un ventennio, per il riconoscimento del genere percepito: i giudici di Trapani si sono dunque pronunciati positivamente estrapolando un principio da una sentenza della Corte di Cassazione del 2015, che consentiva a un altro trans identificarsi ufficialmente come donna prima dell’operazione. In questo caso, però l’intervento era stato pianificato in precedenza e venne eseguito a breve distanza dalla lettura della sentenza. Con la decisione del tribunale, arrivata lo scorso 6 luglio, si stabilisce l’inquietante principio per cui possedere l’organo sessuale maschile non impedisce a un uomo di percepirsi come donna.
Possedere un pene non impedisce a un uomo di identificarsi come donna
Emanuela 53 anni, ricorda di non essersi mai sentito un maschio. Sin dall’età di 5 anni percepiva intorno e dentro sé «un universo femminile. Perché quando si è transgender il bambino, o la bambina, percepisce la sua identità nell’immediato». Da quali studi scientifici tragga quest’affermazione tutt’altro che dimostrata e decisamente tranchant sulla psiche di soggetti fragili come i bambini, Emanuela non lo dice. Ma dice di avere intrapreso, più di vent’anni fa, il percorso per la riassegnazione di genere per via ormonale e chirurgica, giro di boa imposto dalla legge per richiedere il cambiamento all’anagrafe e sui documenti.
Ma, ahimè, la transizione medico-chirurgica, nota per l’invasività che la caratterizza, oltre a presentare una serie preoccupante di inconvenienti ed effetti avversi, riduce sensibilmente la funzionalità e sensibilità degli organi genitali. Così, Emanuela ha scelto di risparmiare al proprio organo genitale il trattamento alla dottor Frankenstein: troppo pieno di incognite. «Non avere l’organo sessuale femminile non compromette il modo in cui mi percepisco, le mie sembianze non offuscano la mia identità femminile», ha spiegato. Tuttavia, la rinuncia alla transizione fisica avrebbe messo la parola «fine» all’iter di riconoscimento anagrafico.
L’epilogo vittorioso
Quando infine ogni speranza sembrava essere perduta, ecco che Emanuela incontra sul proprio cammino l’avvocato Marcello Mione. «Il principio espresso dalla Cassazione e a cui abbiamo fatto fede — spiega il legale — è che l’intervento chirurgico modificativo dei caratteri sessuali non incide sulla fondatezza della richiesta di rettifica anagrafica, con la conseguenza che, nei casi in cui l’identità di genere sia frutto di un processo individuale serio e univoco, l’organo sessuale primario non determina necessariamente la percezione di sé». Un processo individuale «serio e univoco» che necessitava, ovviamente, di una perizia d’ufficio nei confronti di Emanuela; necessità che l’ha indispettita alquanto. «A tratti mi sono sentita umiliata: come se una persona che si definisce ‘etero’ venisse sottoposta a una perizia psichiatrica per verificare che lo è». Perché guai a mettere in discussione la percezione di un unicorno arcobaleno.
Rimane solo da capire, ora, che cosa ne farà mai Emanuela di questa identità femminile ufficializzata all’anagrafe. Usufruirà delle quote di Opzione donna per il pensionamento? In quale spogliatoio si dirigerà nel caso in cui volesse iscriversi in palestra o in piscina? Tra il serio e il faceto, siamo curiosi…
Cristina Gauri
6 comments
quindi delle ragazze – magari minorenni o bambine – non avranno di che lamentarsi quando LE vedranno pene e testicoli all’aria nello spogliatoio femminile di una palestra o di una piscina,in quanto questo soggetto è donna sui documenti.
chissà se seguirà il siparietto alla carlo verdone quando esibiva PISTOLA e porto d’armi per far capire la liceità della prima.
ok da domani io sono “napulione”
Beh…se vede chiarissimo dalla foto che è una donna…
Si pero’ e’ una gran Brutta Manuela …..
Che malattia terribile.
Un poveraccio che dovrebbe cambiare i connotati a chi lo ha conciato così e non provvedere su se stesso…