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Usa e Regno Unito bombardano gli Houthi: continuano gli attacchi nel Mar Rosso

by Andrea Grieco
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Houthi

Roma, 27 gen – Continua la crisi nella zona del Mar Rosso, dove il conflitto tra le forze angloamericane e gli Houthi, gruppo armato yemenita d’ispirazione sciita, aumenta d’intensità. Questa notte, infatti, il gruppo di guerriglieri ha attaccato una petroliera britannica, la “Marlin Luanda”, al largo del golfo di Aden tra lo Yemen e la Somalia. I combattenti islamisti stanno intensificando gli attacchi contro i mercantili che attraversano il Mar Rosso, tutto in risposta alle violenze portate avanti da Israele nei confronti del popolo palestinese e per le ingerenze di Regno Unito e Stati Uniti d’America nello Stato all’estremità meridionale della Penisola araba.

Gli Houthi contro Usa, Regno Unito e Israele

L’aggressione da parte del gruppo Houthi, diretta principalmente contro Tel Aviv, ha trovato subito la ferma opposizione della coppia Washington e Londra. Le due potenze, mobilitate sotto forte pressione dello Stato d’Israele, hanno lanciato due attacchi aerei nella provincia di Hodeida, la quarta città più grande dell’intero Yemen, bombardando a tappeto l’importante porto di Ras Issa. La zona commerciale è una delle più importanti del Paese per quanto riguarda l’esportazione di petrolio. Già questo giovedì, Washington e Londra hanno annunciato sanzioni contro quattro alti funzionari Houthi, accusati di essere coinvolti nell’organizzazione di questi attacchi.

Le possibili conseguenze della crisi

L’estensione delle ostilità in seguito allo scoppio della guerra israelo-palestinese sta raggiungendo tutto il Medio Oriente, incluso lo Yemen e il Pakistan. L’escalation militare nasconde molte problematiche per l’intero commercio mondiale, soprattutto europeo, dal momento che per il Mar Rosso transita una mole grandissima di merci. L’aumento del costo dei trasporti dettato dalla contingenza bellica potrebbe far scoppiare una forteinflazione come successo per la guerra in Ucraina, oltre a destabilizzare molti altri Paesi direttamente dipendenti dalle entrate dei transiti attraverso il Canale di Suez.

Andrea Grieco

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