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“Voti generano ansia”: l’assurda motivazione della prof che vuole abolirli

by Michele Iozzino
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Roma, 24 nov – Niente più voti a scuola perché non sono altro che “un generatore d’ansia”, è questa l’ultima trovata di una professoressa di una prima superiore di Torino.

La proposta di abolire i voti

Si chiama Ernestina Morello e insegna geostoria al liceo scientifico Copernico-Luxembourg del capoluogo piemontese. Come spiega in un’intervista a La Stampa ha deciso di sostituire i classici voti numerici con delle valutazioni discorsive, in questo modo “posso evitare l’omologazione numerica e ho modo di valutare, invece, i processi cognitivi messi in atto”. Insomma, al posto dei voti gli studenti riceveranno i sermoni della docente. Il tutto per combattere le ansie e i sentimenti negativi che i voti porterebbero con sé, ma non solo. La professoressa se la prende anche con quella che chiama “una commercializzazione del voto”, ovvero un rincorsa del voto fine a sé stessa. Una critica quest’ultima che – per una volta – ci può anche stare, infatti i voti troppo spesso da strumenti didattici diventano il fine ultimo dell’educazione. La sperimentazione avverrà in una classe del primo anno e Morello annuncia di aver convinto nella sua personale crociata contro i voti anche gli insegnati di altre materie.

La dis-educazione all’ansia e alle emozioni negative

Che i voti siano strumenti imperfetti ci può anche trovare d’accordo, ma la volontà di abolirli e soprattutto le motivazioni per farlo sono semplicemente ridicole. La professoressa parla dei limiti di affidarsi ai voti che “appiattiscono tutto”, per poi avventurarsi nella solita retorica che riconduce tutto al peccato originario di non si capisce quale privilegio: “Un 7 preso da uno studente con difficoltà alle spalle non vale quanto lo stesso voto di chi è in una situazione più privilegiata”. Come a dire: se sei normale (quindi privilegiato), vali meno. Per non parlare di come viene posta la questione dell’emotività e dell’ansia. Qualsiasi valutazione, ma potremmo dire qualsiasi prova il cui esito è incerto, genera dell’ansia. Al posto che educare i ragazzi ad affrontare e gestire quell’ansia, si vuole agire togliendo loro qualsiasi fattore di stress. Con il risultato di anestetizzarli, di non farli crescere, di renderli incapaci di governare le proprie emozioni, e, per una strana eterogenesi dei fini, di ingigantire il problema dell’ansia perché se non si sa fare i conti con essa sempre più situazioni diventeranno portatrici di ansia. In ogni caso, la sperimentazione della professoressa sembra comunque destinata a finire in un nulla di fatto, visto che per ammissione della stessa Morello i voti in pagella a fine anno ci saranno come sempre: “A fine anno tradurrò la valutazione formativa in numeri”.

Michele Iozzino

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