Bergamo, 13 gen – Clamoroso colpo di scena nel caso Yara Gambirasio: la Cassazione ha accolto la richiesta dei difensori di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio.
Annullate con rinvio, quindi, le ordinanze con cui il presidente della Corte d’assise di Bergamo aveva respinto, dichiarandola inammissibile, la precedente richiesta degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini di accedere ai reperti dell’indagine. La parola passerà ora ad altri giudici di Bergamo a cui verrà dato incarico di pronunciarsi sulla possibilità di visionare 54 campioni di Dna, e gli abiti della bambina di 13 anni, di Brembate Sopra, uccisa il 26 novembre 2010.
Le parole di Bossetti: “Le prove dimostreranno che non ho ucciso Yara”
«Non ho mai perso la speranza, sono sempre stato convinto che la giustizia mi darà ragione – ha commentato Massimo Bossetti ad AdnKronos – Credevo che già i giudici dell’appello ci avessero concesso la perizia sul Dna, con la decisione della Cassazione ora potremo analizzare quei campioni genetici che dimostreranno che io non ho ucciso Yara».
La strada per la revisione del processo è ancora in salita
Scopo della difesa è accedere ai reperti nella speranza di trovare nuovi elementi che rendano possibile la revisione del processo. Il 12 ottobre 2018 Massimo Bossetti è stato condannato in via definitiva per il delitto di Yara Gambirasio. La bambina venne trovata in un campo di Chignolo d’Isola a tre mesi dalla morte. Bossetti, muratore sposato e con tre figli, è stato fermato il 16 giugno 2014. Da allora non ha mai lasciato il carcere di Bollate dove è detenuto.
Cristina Gauri