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Zaki abbandonato da tutti: il circo del mainstream italiano

by Andrea Grieco
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Zaki

In questi giorni abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione dell’ipocrisia e pochezza del panorama pubblico italiano, passando dall’informazione mainstream dei talk show per finire alle stesse istituzioni pubbliche. Il precedentemente tanto osannato Patrick Zaki, studente dissidente egiziano dell’Università di Bologna arrestato e in seguito rilasciato dopo alcuni mesi dal suo Paese natale, è stato dipinto a reti unificate per settimane come il paladino dei diritti umani e simbolo di libertà. Dopo che l’Italia è intervenuta diplomaticamente per il suo rilascio, è stato invitato in ogni sorta di trasmissione ed evento, mentre ora, in seguito alle sue uscite in merito al conflitto tra Israele e popolo palestinese acuitosi dopo l’attacco effettuato da Hamas nei giorni scorsi, il giovane ricercatore si trova improvvisamente abbandonato da tutti coloro che prima lo avevano idolatrato e messo sul piedistallo della moralità.

Zaki non è più il benvenuto per chi prima lo osannava

Dopo gli appuntamenti a ‘Che tempo che fa’ e all’Arsenale della pace di Torino, questa volta è il sindaco di centrosinistra di Brescia, Laura Castelletti, a revocare l’invito in città al ricercatore egiziano per la giornata inaugurale del Festival della Pace di novembre. Il primo cittadino della città lombarda ha affermato che Zaki sarebbe “divisivo”, sottolineando come  “le sue parole su Israele non rappresentano il messaggio che la città vuol trasmettere. La stessa parte politica che ha prima utilizzato la figura di Zaki per pura propaganda, è la stessa che ora lo rigetta alla stregua del peggior criminale.

Le posizioni filo palestinesi

In seguito all’escalation di violenza scoppiata con l’operazione di Hamas e alla conseguente spirale repressiva messa in atto da Tel Aviv, Patrick Zaki aveva affermato: “La situazione che stiamo vivendo è una conseguenza delle politiche dell’attuale governo israeliano, non è sorprendente. Io sono contrario a ogni violenza contro civili innocenti, comprese quelle contro i palestinesi”. Lo stesso attivista, attraverso i suoi profili social, aveva precedentemente definito il primo ministro israeliano Netanyahu come “serial killer”. Questa presa di posizione filo-palestinese, poi attenuata dallo stesso Zaki, gli è costata il benestare del mainstream italiano.

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