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A custodia del fuoco: studiare “Il Solstizio” per sacralizzare il futuro

by Marco Battistini
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Roma, 21 dic – Fin dall’inizio del suo lento processo di domesticazione, il fuoco ha rappresentato per l’uomo un punto di svolta. Tanto materiale quanto culturale. Nell’equilibrio del cerchio spiralico – che ben rappresenta una visione del mondo ciclica e sferica – il primo dei quattro elementi fondamentali simboleggia sia la scintilla che muove la volontà personale (quel “qualcosa” che brucia nel petto) sia la parte più intima della casa, ovvero della famiglia – il focolare. Allargando la prospettiva ecco la comunità di destino intenta a onorare la fiamma sacra dei caduti o nel tramandare il rito ancestrale del Solstizio. 

Cammino interiore e movimento astronomico

È proprio il fuoco ad occupare una parte centrale del recente volume edito da Passaggio al bosco e intitolato, appunto, “Il Solstizio”. L’agile – ma fondamentale – testo pubblicato dalla vivace casa editrice fiorentina porta la firma di Fons Perennis. L’associazione, attiva nel panorama italiano da circa vent’anni e al momento impegnata nel dar forma al Progetto Terraforte, si occupa di studio della Tradizione. Romana e indoeuropea ovviamente. E – in linea di massima – di tutte quelle civiltà affini alla nostra. 

Duecento scorrevoli pagine – considerata oltretutto la profondità della trattazione – anche per il lettore ancora all’asciutto sulla particolare categoria di argomenti. Appunti pratici per accompagnare un cammino interiore che possa rispecchiare l’ordine astronomico, rimandi alla letteratura classica (e ai suoi moderni interpreti) utili ad orientarsi nel buio della lotta più difficile. Quella da combattere con sé stessi, contro il grigio appiattimento che giocoforza ci condiziona ogni giorno.

“Il Solstizio”: antiche eredità al servizio del futuro

Il fuoco come prima rivoluzione dell’uomo. Pone le condizioni per antropizzare terre altrimenti ostili, base per costruire – come nella metallurgia. Ma, se non controllato a dovere, può terribilmente distruggere anche la natura più fertile. Componente ormai imprescindibile per la vita, “al di là del bene e del male” verrebbe da dire. 

A Roma è Vulcano a maneggiarne l’uso, mentre Vesta cura e tutela la fiamma del fuoco sacro. Ma grazie a quel “continuum mitico che unisce distanze geografiche e salti temporali, legando un passato antichissimo a riti etruschi, romani, greci, vedici e persiani” lo ritroviamo nel Buddismo – purificatore, liberatore – nello Zen, con funzioni di trasformazione e illuminazione, e nello Shintoismo

Eredità primordiali al servizio del futuro, secondo Julius Evola “l’antichità concepì i fenomeni naturali essenzialmente come simboli sensibili di significati superiori, spirituali”. A maggior ragione durante il solstizio d’inverno, passaggio particolarmente drammatico “in cui le stirpi arie originarie ancora non avevano lasciate regioni, nelle quali era sopravvenuto il clima artico e l’incubo di una lunga notte”. 

La centralità del fuoco

È la stessa protostoria italiana a parlarci di “un’intesa sacralizzazione della sfera celeste e atmosferica”, concretizzazione di principi ineffabili forgiati in “sangue, acciaio e marmo”. Il fuoco insomma ha ricoperto una posizione centrale nella storia e nelle mitologie indoeuropee. Dal macrocosmo al microcosmo: basterebbe la “semplice” esperienza della contemplazione di un focolare per alleggerire l’anima dai legami materiali.

Forze ed energie primordiali possono ancora orientare la vita verso una rinnovata concezione del sacro. Più che un libro, abbiamo tra le mani una bussola di “archeologia spirituale”. Ecco perché, dopo averlo letto, “Il Solstizio” andrebbe anche studiato. Per custodire quel fuoco e accendere nuove fiamme. 

Marco Battistini

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