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Vesta e Mercurio, appunti contro la lotta di genere

by Marco Battistini
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Vesta

Roma, 9 dic – Maschi contro femmine, femmine contro maschi. No, non stiamo parlando delle leggere commedie firmate tra il 2010 e l’anno successivo dal regista romano Fausto Brizzi. Piuttosto dei ben più seri fatti di cronaca che nelle ultime settimane hanno riportato nel vivo del dibattito pubblico il moderno dualismo tra le figure dell’uomo e della donna. Un copione conosciuto. La sinistra, oliata macchina da guerra, rilancia i soliti cavalli di battaglia – in questo caso una fantomatica società vittima del patriarcato. Destra (di governo) con il fiatone che, al solito, insegue. Per uscire dalle fastidiose secche di un discorso appiattito verso il basso non ci resta che guardare in avanti. Tornare quindi all’origine. Estia ed Ermes, Vesta e Mercurio: dal mondo greco e da quello romano prendere appunti per non ritrovarsi immersi fino al collo nella vomitevole lotta di genere.

Divinità complementari

Estia, figlia di Crono e Rea. Dea ellenica della casa, della fertilità femminile, tutela del bene comune. Simboleggiata dalla fiamma, così come la sua corrispondente romana Vesta. Ermes, messaggero degli dèi. Protettore delle sentinelle, veglia sui viandanti. Discende da Zeus e dalla Pleiade Maia. Conosciuto nel culto italico come Mercurio, ha il compito di segnalare eventuali pericoli e accompagnare l’uomo nelle sue relazioni da cittadino – portatore di doveri prima che di diritti. 

Estia non lascia mai l’Olimpo, Ermes è il solo che non vi risiede. Figure opposte ma complementari, funzioni diverse ma non per questo in conflitto. Si compensano anzi, reciprocamente. La tranquillità del focolare d’altronde dipende dall’attivismo esterno – e viceversa. È l’innata capacità della donna di prendersi cura del prossimo, la naturale predisposizione dell’uomo nel difendere quanto di  più caro.

L’annunciazione cattolica

Abituati ai miopi difetti della moderna democrazia – che per rincorrere l’effimero risultato elettorale sovente si rivela incapace di elaborare soluzioni di lungo periodo – servirebbe riprendere la lezione dei nostri antenati. I quali ordinavano lo spazio (sia fisico che spirituale) secondo una precisa ottica di dinamica costante. Principi validi per la casa quanto per il cosmo. Una narrazione rimasta nonostante l’avvento del monoteismo. O meglio, grazie alla romanizzazione di quest’ultimo. Secondo Dominique Venner infatti “sotto delle apparenze cristianizzate, erano sopravvissuti dappertutto i culti pagani’ ancestrali”

Prendiamo la figura di Maria, della quale proprio ieri ricorreva l’immacolata concezione (cioè secondo il dogma cattolico, l’esser nata senza peccato originale). Infatti il ruolo della madre di Gesù – il cui culto si diffonde a partire dal medioevo – è similare a quello di Estia. Come fa inoltre notare Jean-François Gautier, la verginità – dal greco parthènos – più che in senso anatomico è da leggersi come virtù femminile dedita a portare a termine il proprio compito. Quello mariano viene illustrato nell’annunciazione. Ossia quando appare l’arcangelo Gabriele, controparte maschile simbolicamente analoga – soprattutto nell’arte sacra – al greco Ermes.

Vesta e Mercurio: altroché lotta di genere

Retaggio del passato che oggi chiede il conto a chi sembra aver perso bussola e memoria. Senza il fuoco di Estia perdiamo il nostro centro, cercandolo al di fuori, in qualcosa che è altro da noi. In assenza dei sandali alati di Ermes, invece, a predominare sono immobilismo e autoisolamento. Ovvero realistica fotografia dei tempi che stiamo vivendo. Mentre tutti discutono sul patriarcato, bisognerebbe capire che oggi, al contrario, mancano entrambi. Uomo e donna, padre e madre. L’ancestrale principio binario è quindi scomparso? Non del tutto, qualcosa in fondo non lascia mai lo spirito. Per dirla con Venner, quelle “qualità specifiche degli europei che sono temporaneamente dormienti. Riprendersi Vesta, recuperare Mercurio: in altre parole superare l’irritante moda della lotta di genere. Come sempre in avanti. Ancora una volta insomma, siamo chiamati a riordinare il nostro cosmo

Marco Battistini

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