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Addio Jack: in ricordo del tuo sguardo d’Ulisse

by Flavio Nardi
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Jack Marchal

E anche Jack ci ha lasciato, il primo di settembre. Il mio primo incontro con Jack Marchal avvenne tramite un disco. Era il 1984, all’epoca non facevo politica, ma stavo incubando idee come una pentola a pressione: le librerie romane e Radio alternativa furono per me il gancio per avvicinarmi a un mondo umano che, per vari motivi, mi era sconosciuto. La Libreria Dante, la Libreria Leonardo e soprattutto la Libreria Europa di Via Cavallini erano dei templi di un mondo proibito che lentamente andavo scoprendo. Oggi fa veramente sorridere, ma all’epoca era possibile trovare degli outsider, degli isolati assoluti come me. La musica fu un elemento chiave per avvicinarmi e poi entrare in quel nuovo mondo, di cui da qualche anno masticavo ossessivamente le idee.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di ottobre 2022

Estetica del contrattacco

La musica era quella che girava su Radio alternativa, la frequenza romana gestita da Teodoro Buontempo, era quella delle musicassette degli Zpm e della Compagnia dell’Anello, che avevano un loro angolino tra gli scaffali delle librerie… E fu lì che vidi per la prima volta Science et Violence, lp a firma Carrè Ladich Marchal. Un’ultimissima copia faceva bella mostra di sé sullo scaffale. La grafica era fantastica: un lato nero e un lato bianco da cui letteralmente schizzavano fuori le pitture oniriche di Olivier Carrè che profumavano di distanze siderali, della promessa di territori inesplorati, di mondi da conquistare. Il libretto, se possibile, era ancora più d’effetto, era la prima volta che avevo tra le mani una grafica di tale forza. Tutto giocato su sfondi bianchi e neri, con i testi in cinque lingue (francese, italiano, tedesco, fiammingo e svedese!) e con una smaccata ed evidentemente volutissima assenza dell’inglese, montato in modo che, rovesciandolo, il lato opposto si trovava ancora al dritto. Graficamente spiazzante, trasudava genio da ogni singola immagine, foto, lettera.

Ma l’aspetto veramente unico era costituito dai testi. La musica alternativa che mandava la radio era bella ma un po’ piagnona. Vi sentivo il mood del canto degli sconfitti, della necessità sofferente di continuare a battersi su posizioni perse… Qui no, Science et Violence è un lavoro che ancora oggi gronda visione, dove al giocoso e lucido rifiuto del mondo degli eguali si associa l’attitudine alla conquista, al contrattacco e alla vittoria, in un’ottica tutta positiva, come nella bellissima suite Parcours, dove appare l’augurio – che all’epoca invero compresi molto poco – che «centomila centrali nucleari nutrano la città di scienza e di violenza». Ecco, là dove la nostra musica si chiudeva all’assedio, qui si prefigurava l’assalto, seppur sotto metafora visionaria, in un mondo dove poi «avremmo preso un caffè sulla Piazza Mussolini». Avevo trovato un faro, una direzione, una guida. Da lì la ricerca e la scoperta degli articoli di Jack sulla Voce della fogna, che ancora si trovava a fascicoli nella mai tropo lodata Libreria Europa, divenne qualcosa di travolgente. Articoli che per me furono fondamentali.

Jack Marchal: un’anima rock

Il rock «a destra» era possibile e non aveva vita facile, ma era un filone sano e vitale. Carrè Ladich Marchal era un progetto che in realtà doveva molto all’Italia, perché per paradosso il rock nazionalrivoluzionario era nato qui, a Roma, con gli Janus. Jack Marchal era un multitalento e aveva fatto della cultura pop la chiave del suo personalissimo contributo politico. Responsabile del settore grafico di Ordre nouveau alla fine degli anni Sessanta, aveva creato in quegli ambienti sotto assedio costante una grafica dirompente in risposta alla compressione del sistema. Da qui l’invenzione dei caratteri spigolosi che rimarranno da noi popolarmente noti come «caratteri del fronte», l’utilizzo del fumetto: suo il leggendario Rat noir, un’autoironica risposta all’accusa di essere topi di fogna, sua la stupefacente produzione di manifesti militanti di Occident prima e del Gud poi, organizzazione di cui fu tra l’altro animatore della rivista Alternative.

Grande appassionato di musica, aveva anche provato a mettere in piedi dei gruppi in Francia, tentativi destinati a rimanere senza successo. Amico e frequentatore della Nouvelle droite francese, venuto in contatto con Marco Tarchi, divenne da subito una delle anime della Voce della fogna, su cui proponeva articoli e fumetti. Da attentissimo e acuto osservatore della situazione italiana aveva colto subito l’importanza della nascente musica alternativa, ma fu quando Tarchi gli recapitò una copia del 45 giri degli allora denominati Janum, che in lui scattò la molla: era quello che personalmente andava cercando, il connubio tra rock e politica. «L’orologio ha ricominciato a girare». Sintesi impressionante di quello che stava succedendo nelle cantine della capitale. Da lì in poi nacque un’amicizia e una frequentazione con gli Janus, che si risolse in…

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