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Addio a Roger Scruton, il filosofo più odiato dai progressisti

by Valerio Benedetti
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Il filosofo Roger Scruton

Londra, 13 gen – Mentre ci lasciava Giampaolo Pansa, uno degli ultimi giornalisti eretici di sinistra, ieri è spirato anche Roger Scruton. Il filosofo britannico, punta di lancia del conservatorismo mondiale, era malato di cancro già da mesi. E ieri, all’età di 75 anni, si è dovuto arrendere all’ineluttabile. La sua eredità intellettuale, tuttavia, è enorme. Autore di circa 50 volumi, molti dei quali tradotti in numerose lingue straniere, Roger Scruton ha saputo affrontare i temi più vari: dall’estetica (materia che ha insegnato per anni all’Università di Londra) alla teoria politica, dalla musica alla caccia, dall’ecologia all’animalismo, fino all’enologia.

La grande tradizione conservatrice

Ma il filo conduttore delle sue opere è sempre stato uno: la lotta contro la mitologia del progresso e la difesa della civiltà europea. Ed è per questo che Roger Scruton è sempre risultato indigesto a un’élite intellettuale che definiva «filosofo più pericoloso dell’Occidente» uno come Slavoj Žižek, che però di pericoloso non ha proprio nulla (tant’è che trova sempre udienza nei salotti della buona società). Formatosi sul pensiero dei colossi del pensiero conservatore e reazionario, su tutti Edmund Burke, Scruton non ha avuto remore a leggere e difendere anche Hegel, filosofo, lui sì, veramente pericoloso per i dogmi del globalismo liberal, e non a caso bistrattato dai custodi del tempio postmodernista.

Il suicidio dell’Occidente

La diagnosi che Roger Scruton ha fatto della società contemporanea, del resto, è difficilmente oppugnabile: il «suicidio dell’Occidente» sta tutto in quell’odio di sé che l’élite globalista ha inculcato nella coscienza storico-politica degli europei. In proposito, il filosofo britannico ha addirittura coniato il termine «oicofobia». È, in senso letterale, l’odio per la casa, ossia per le tradizioni ricevute, per quel legame culturale che unisce le generazioni passate a quelle che verranno.

Roger Scruton era un «sovranista»?

Da questa diagnosi deriva quindi anche la difesa dello Stato-nazione contro la Ue e consimili strutture sovranazionali: «Credo che siamo sull’orlo di alcune decisioni che potrebbero rivelarsi disastrose per l’Europa e per il mondo», ha scritto Scruton, «e che ci rimangano solo pochi anni per far tesoro della nostra eredità. Oggi più che mai risuonano veri i due versi del Faust di Goethe: “Ciò che avete ereditato dai vostri antenati, guadagnatevelo, in modo da poterlo possedere”. Negli Stati nazionali europei, abbiamo anche noi bisogno di riguadagnare quella sovranità che le generazioni precedenti alla nostra hanno così laboriosamente plasmato dall’eredità della Cristianità, dei governi imperiali e delle leggi romane. Una volta guadagnato questo patrimonio, l’avremo riconquistato e, una volta conquistato, saremo in pace all’interno dei nostri confini». Tradizione, sovranità, confini. Roger Scruton ci mancherà.

Valerio Benedetti

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2 comments

Fabio Crociato 13 Gennaio 2020 - 1:33

Ho letto R. Scruton… Mi è parso una “simpatica canaglia senza trascendenza, ma con buon spirito… terreno”. Comunque bravo, pace all’ anima Sua.

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Giorgia Meloni sposa il conservatorismo Usa. Questo matrimonio s’ha da fare? | Il Primato Nazionale 4 Febbraio 2020 - 12:07

[…] è in realtà una cosa molto semplice come ci raccontava un grande filosofo morto pochi giorni fa, Roger Scruton: “La vera ragione per cui le persone sono conservatrici è che sono attaccate alle cose che […]

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