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Altro che «Bella ciao»! Accanto a Mameli meglio cantare «Avanti ragazzi di Buda»

by Caio Mussolini
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Bella Ciao Avanti ragazzi di Buda

A conferma del fatto che a sinistra vivono tutti su di un altro pianeta: in piena emergenza sanitaria, economica e a breve anche sociale, quattro partiti (Pd, M5S, Leu e Iv) hanno firmato una proposta di legge per far eseguire la canzone Bella Ciao dopo l’Inno di Mameli in occasione della festività del 25 aprile. La vulgata che si ripete da anni vorrebbe far credere che questa canzone sia stata un «inno» dei partigiani durante la guerra civile. Nulla di più falso.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di luglio 2021

Bella ciao: una tradizione inventata

Invero, non solo non esistono prove al riguardo, ma la canzone in versione italiana degli anni Trenta (quella originale, yiddish, risale al 1918) era riferita alle mondine: «Alla mattina appena alzata, in risaia mi tocca andar… E tra gli insetti e le zanzare, duro lavoro mi tocca far». Lapalissiano che a sinistra abbiano dovuto cambiare le strofe che parlavano di «duro lavoro»… La canzone venne poi resa famosa nel corso del festival di Spoleto del 1964, spacciandola per una pietra miliare della resistenza: un’operazione mistificatoria che anche oggi, del resto, avviene da molti, forse troppi anni. Che l’originalità non fosse patrimonio diffuso di una certa parte politica lo si evince anche da un’altra canzone, Fischia il vento (questa sì dei partigiani comunisti della Garibaldi), scritta sulle note di quella russa Katjuša.

Molto meglio Pingitore

Ovviamente una canzone come Bella Ciao non può che essere divisiva, e sarebbe stolto volerla imporre come inno alla libertà (sic!). Tuttavia, se esistesse questa necessità impellente a sinistra, vorrei proporgli di valutarne una che si lega perfettamente all’Europa, ed è un vero inno alla libertà: Avanti ragazzi di Buda, scritta da un importante autore e regista italiano nel 1966, in occasione del decimo anniversario della Rivoluzione ungherese. La canzone, ancora poco conosciuta fuori dagli ambienti identitari, ci ricorda la durezza della repressione sovietica subita dal popolo ungherese: «I carri ci schiaccian le ossa, nessuno ci viene in aiuto, sull’orlo della nostra fossa, il mondo è rimasto seduto». Su YouTube si trova una versione della bravissima cantante Dian che fa venire i brividi. L’Unità, all’indomani dell’invasione comunista, definì…

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