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Bruce Springsteen a Ferrara: c’era una volta un presunto ribelle

by La Redazione
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Roma, 21 mag – Bruce Springsteen – nome in codice, The Boss – non ha annullato il concerto in Emilia Romagna, malgrado la tragedia rappresentata dall’alluvione. Ed è scoppiata, come c’era da aspettarsi, la polemica. Ha fatto bene, non ha fatto bene, per questo e per quel motivo. E ancora più accesa si è fatta, la stessa polemica, quando si ha riscontrato che il caro Bruce non ha speso una parola per le vittime. Cinismo, senso del pudore, desiderio di non essere ipocriti? Difficile da dire: i comportamenti umani, uno può interpretarli come vuole. Scegliendo il silenzio, Springsteen si è tutelato: posso sempre dire che sono stato male interpretato, dirà. Vero, però ci sono dei “codici di comportamento”, delle regole di buon gusto e di opportunità che un personaggio pubblico, come appunto è Springsteen, non solo può ma deve rispettare.

La polemica di questi giorni è solo l’ultima. Già nel passato recente, Springsteen è stato accusato di speculare sui biglietti per i suoi concerti, che hanno raggiunto importi folli, di cui i fan si sono più volte lamentati (anche perché pare che il buon Bruce, ultimamente, canti con meno fiato di quanto dovrebbe, vista la sua recente performance).

Bruce Springsteen, un “boss” fuori dal mondo

Insomma, non proprio due belle figure. Ma che succede? Il boss, quello che in gioventù, fascia in testa, cappotto di pelle, criticava il capitalismo, la guerra, la speculazione, ecc., ora è diventato un avido capitalista, uno che fa rendere al massimo il suo lavoro di cantante, la sua fama? Non è prudente rispondere. Nondimeno, non si può non constatare la contraddizione “umana”, potremmo dire, fra il ragazzo ribelle che cantava negli anni ’70 e il monumento umano che oggi, fingendosi ancora giovane (con magliette attillate, borchie, ecc.), calca il palcoscenico. Una scena, questa, dal gusto grottesco, che ormai siamo abituati a vedere, anche in Italia. Quanti cantanti e personaggi pubblici che hanno avuto un ruolo, anche significativo, nel mondo culturale popolare nei decenni passati, oggi appaiono i monumenti di loro stessi, figure artificiali fatte di lifting e creme? Quante volte ci troviamo a imbarazzarci di fronte a questi dinosauri?

È un atteggiamento che si riscontra in special modo in coloro i quali, nei loro anni d’oro, più contestavano il sistema costituito, la borghesia, i valori tradizionali, che opponevano la loro gioventù energica alla stantia retorica dei vecchi, considerati superati e privi della capacità di comprendere il presente (e di gestirlo). Che dire, oggi, vedendo quegli stessi uomini e donne atteggiarsi a giovincelli, insistere, malgrado gli evidenti segni di decadenza che madre (o matrigna) Natura porta loro, nel restare al centro della scena? Questi personaggi egoisti, incapaci di farsi da parte per lasciare spazio a chi ha idee nuove? Non esiste una contraddizione, in tutto ciò? Non è grottesco, addirittura farsesco?

Come non provare rancore nei confronti dei baby boomers, che tutto poterono perché il contesto economico, sociale e politico lo consentiva? Come possono persone cresciute in un’epoca nella quale tutto era nuovo e magnifico, nella quale era sufficiente un minimo sforzo per ottenere molto, nella quale il sogno che si avverava era la realtà – come possono queste persone non capire che sono diventate ingombranti, che devono farsi da parte perché il mondo che loro conoscevano e che rappresentano più non esiste ? Davvero non si accorgono di essere “fuori dal mondo”? Loro, che, sulla scia del boom economico, dell’internazionalizzazione, poterono farsi avanti e imporsi senza dover sgomitare, sono così egocentrici da non riuscire a ritirarsi quando è il momento? Che ne è dei loro principi, delle proteste contro il sistema costituito gridate nelle piazze? Nati dalla rivoluzione, sono diventati più marmorei dei marmi che hanno distrutto (e di cui si comincia a sentire la nostalgia).

Enrico Cipriani

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c'era una volta un presunto ribelle 21 Maggio 2023 - 12:56

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fabio crociato 21 Maggio 2023 - 4:10

Nati dalla rivoluzione ?! Nati piuttosto dalla stasi occidentale, sesso, droga, rock and roll !
Occhio alla carenza di certe info sostanziali riguardo a come è stata castrata e gestita la generazione baby boomers.

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Evar 22 Maggio 2023 - 7:38

Che tristezza i vecchietti che giocano a fare i ragazzi e suonano ancora il rock.
Salvo solo Dylan, che è molto meglio ora che da ragazzo ed è diventato un bluesman coi controcazzi. Ma si sa, è cosa nota e confermata da lui stesso, l’avere fatto un patto col diavolo.

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