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Confini e stranieri nell’Italia longobarda: il libro che smonta il mito del Medioevo perennemente mobile

by La Redazione
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medioevo, longobardi

Roma, 25 lug – L’estate, si sa, è tempo di «sbarchi» incontrollati, la stagione dell’anno in cui il fenomeno dell’immigrazione clandestina assume aspetti più drammatici e preoccupanti. Ed ecco perché – di fronte a tale «spettacolo» e all’incapacità del potere pubblico di far rispettare la legalità e l’integrità dei confini nazionali – può rivelarsi salutare la lettura di un buon libro, anche se riguardante eventi molto lontani nel tempo. Infatti, è disponibile in libreria l’ultimo saggio di Tommaso Indelli, ricercatore di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Salerno, collaboratore del Primato Nazionale e autore del libro Controstoria della Resistenza: uomini, fatti e responsabilità della Guerra Civile (1943-1945), pubblicato di recente per i tipi di Altaforte.

Confini e stranieri nell’Italia longobarda

Con il volume Confini e stranieri nell’Italia longobarda: la disciplina giuridica (VII-X secolo), edito da Volturnia Edizioni (pp. 120, € 35), Indelli mira a ricostruire attraverso l’analisi delle fonti normative superstiti – Editto di Rotari, in primis (VII secolo) – l’organizzazione e la disciplina dei confini pubblici del regno longobardo, uno dei regni germanici più noti dell’Europa altomedievale (V-X secolo d. C). La civiltà longobarda – come è noto – ebbe proprio nella Penisola la sua lunga parabola evolutiva, cominciata con l’invasione dei Longobardi, nel VI secolo, e proseguita fino alla conquista dei Franchi dell’Italia settentrionale, nell’VIII secolo, e al crollo degli ultimi principati longobardi del Mezzogiorno (Benevento, Salerno, Capua), nell’XI secolo, con la conquista normanna.

Altro che Medioevo mobile

L’Autore, ripercorrendo la storia della stirpe germanica e analizzando le norme contenute nella legislazione regia e le disposizioni giuridiche contenute in accordi internazionali siglati tra il regno longobardo, i principati del Mezzogiorno e altri potentati dell’epoca – tra cui l’Impero bizantino – smonta il «mito» oggi sempre più diffuso – non solo dai libri, ma anche dai mass media – di un Medioevo perennemente mobile, in cui singoli e gruppi umani si spostavano da un luogo all’altro per le più diverse finalità (politiche, diplomatiche, religiose, economiche) senza incontrare alcuna forma di ostacolo sul loro cammino, costituito da barriere e confini, naturali o artificiali. Insomma, l’Autore demolisce il mito di un «Medioevo globale» ante litteram.

 

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