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«Ascoltando i veterani della Monterosa ho scoperto un’altra storia»

by Andrea Lombardi
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Monterosa alpini

Esce in libreria La Divisione «Monterosa» nelle voci dei suoi Alpini, a cura del ricercatore storico Davide Del Giudice, pubblicato dall’editore specializzato in storia militare Italia Storica di Genova. Il libro contiene le memorie di guerra della Divisione alpina «Monterosa» dell’Enr, edite nell’omonimo bollettino dei veterani della Divisione dal 1988 al 2012, anno in cui fu dato alle stampe l’ultimo numero. Il volume raccoglie queste testimonianze in presa diretta, riunendole in capitoli sull’addestramento in Germania e sulle azioni nei vari fronti operativi, dalla Liguria alla Garfagnana e alle Alpi Occidentali, e raggruppandole per reparti. L’opera si conclude con i resoconti sui drammatici avvenimenti a cavallo del 25 aprile e sulla prigionia a Coltano, nonché il ricordo degli scomparsi, ed è corredata di numerose fotografie, in parte inedite.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di dicembre 2022

Abbiamo fatto qualche domanda sul libro e sul suo lavoro storico e di divulgazione al curatore Davide Del Giudice.

La Divisione Monterosa dal 1943 al 1945

Davide, come nasce la tua passione per la storia?

«Sin da piccolissimo, mio nonno Mario che era artigliere nel Regio esercito e poi con i tedeschi nella Todt, mi narrava di storie di guerra, il suo armistizio, lo sfollamento, il servizio nella Ot, con la costruzione della Linea gotica nell’estate del 1944 e la fuga dopo 20 giorni di servizio di salmeria al fronte. Il primo dopoguerra lo vide cercare schegge e bossoli in mezzo ai tedeschi ancora insepolti, con le mine che mietevano vittime tra i recuperanti. Insomma, tutti gli ingredienti per catturare l’immaginazione di un bambino.A sei anni ricordo una lunga camminata in mezzo a bunker e vipere: tornammo dopo ore, ero letteralmente entusiasta.

Il secondo tempo avvenne alle superiori, si usava andare in biblioteca civica per stare al caldo e chiacchierare quando si marinava la scuola. Consultavo tutto ciò che riportava la scritta “guerra”. Ricordo ancora la meraviglia quando presi in mano il libro Monterosa di Carlo Cornia, scoprendo che le Alpi Apuane che vedevo ogni giorno erano state presidiate non solo dai partigiani, come ci insegnavano pedissequamente a scuola, ma addirittura dai loro avversari! Da quel momento non ho mollato un momento la “Monterosa”, ma ho ampliato il mio raggio di ricerca a tutta la prima metà del Novecento, e in particolare ai combattimenti sulla Linea gotica occidentale. Sono arrivato al ventiquattresimo libro, senza contare gli interventi in volumi esterni e gli articoli su riviste del settore».

Com’è nata l’idea di questo libro?

«In realtà, come spiego nella prefazione e come spiega Renzo Portalupi nelle prime pagine, l’idea era da molti anni accarezzata dai reduci della “Monterosa”, che volevano ampliare lo scritto esaustivo ma forzatamente riassuntivo di Carlo Cornia, risalente ormai al 1970. Come il lettore avrà modo di appurare, ho seguito filologicamente la trama ideata da Portalupi. Si tratta delle memorie dei veterani sui vari fronti operativi: l’addestramento in Germania dalla fine del 1943 al luglio 1944, il ritorno in Italia e il presidio della Liguria di levante, l’avvio in Garfagnana e sulle Alpi occidentali di gruppi reggimentali, le operazioni sui due fronti. I giorni della resa, drammatici e luttuosi, la prigionia a Coltano. Solo nell’ultimo capitolo sono uscito dallo…

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1 commento

blackwater 24 Dicembre 2022 - 11:35

anche mio papà ha combattuto nella Monterosa e poi è stato internato al POW 337 di Coltano. a proposito di Coltano ho un aneddoto da raccontare.

al tempo i camerati italiani erano stati fatti sfilare a piedi a Pisa come gratuita umiliazione, circondati da due ali di folla,tra insulti e sputi.

tra questi vi era un “compagno” particolarmente esagitato.

in un attimo di distrazione dei soldati americani quest’ultimo veniva “inghiottito” dai camerati e preso a braccetto all’interno del corteo di POW.

inutile dire che le urla di protesta di questo sfigatissimo rosso “io non c’entro nullaaaa” o non venivano capite dalla soldataglia americana oppure…erano intese come una scusa per non venire internato.

la cosa non si risolse affatto nei mesi a venire in cui questo compagno continuava ad urlare la sua “innocenza”.

per il sottoscritto quindi,la cosa più bella dei lanci militari con decollo presso la 46a aerobrigata a Pisa…

era quello di rivolgere lo sguardo verso Coltano prima di entrare nel G222 e dedicare ogni singolo lancio a mio papà,che nel frattempo se ne era già “volato via” da un pezzo.

Coltano…

sarebbe davvero interessante un vostro pezzo sugli internati diventati poi molto famosi nel mondo dello spettacolo e non solo.

un salutone e Buon Natale a tutta la redazione del Primato !

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