Roma, 26 mar – I futuristi dichiaravano – senza sorridere – che nella carne dell’uomo dormissero le ali. Qualche secolo prima è lo stesso Leonardo da Vinci a sognare prototipi volanti che avrebbero trasformato gli uomini in rapaci. Più in generale, dal mito di Icaro in avanti, il volo ci ha sempre affascinato. Se questo particolare sfruttamento della tecnica ci ammalia, la sua versione funambolica ci lascia ogni volta meravigliati.
Le Frecce Tricolori
Esistono in tal senso specifiche pattuglie: quella italiana ad esempio è la più numerosa del mondo, nonché una delle migliori a livello internazionale. Il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico – meglio conosciuto con il nome di Frecce Tricolori – è il reparto della nostra Aeronautica Militare che dal 1961 (ma tale tradizione affonda le proprie radici già negli anni ‘30) prepara i piloti a tali abilità collettive. Finisce quindi la turnazione dei vari stormi riunendo i fuoriclasse del volo individuale, affinandone le manovre e – soprattutto – facendo squadra.
Sempre nello stesso anno i velivoli vengono equipaggiati con un impianto fumogeno rilasciante, al posto delle classiche esalazioni bianche, l’iconica strisciata tricolore. Allora novità assoluta, oggi è un tratto caratteristico della Pattuglia Acrobatica Nazionale: alle evoluzioni – vere opere d’arte eseguite ad altissima velocità – vieni quindi aggiunta la potenza ancestrale della bandiera nazionale, che richiama purezza, forza e fecondità.
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L’ultimo papà di un aeroplano
Prolifico in tal senso è il genio di Ermanno Bazzocchi, colui che il New York Times, ha definito “l’ultimo papà di un aeroplano”. Classe 1914 pronipote di uno dei primi patrioti mazziniani di Cesena, nasce a Tradate in quanto il padre ancora giovane si trasferisce nel varesotto, dove mette su famiglia. Se da diverso tempo ogni singolo velivolo viene progettato da figure differenti – ognuna delle quali cura un aspetto specifico – così non era qualche decennio fa, quando, dall’ideazione in avanti, la figura del solo ingegnere era centrale e determinante.
Bazzocchi si laurea con il massimo dei voti (1938) al Politecnico di Milano e durante il percorso di studi vince – nel ‘36 a Venezia – i “Littoriali della cultura e dell’arte”. Pochi anni dopo lo assume la Macchi, società aeronautica fondata a inizio secolo e dedita inizialmente anche alla costruzione di motociclette. Nominato direttore tecnico nel secondo dopoguerra riprende un suo precedente prototipo – mai arrivato in produzione per motivi di priorità belliche – per congegnare un nuovo monomotore da turismo, commercializzato come Aermacchi MB.308, altrimenti detto “Macchino”.
Un italiano con le ali
Purezza delle linee, semplicità nelle soluzioni tecniche ed economicità di realizzazione. Il talento di Bazzocchi si manifesta con l’aviogetto da addestramento MB.326 – il modello italiano più venduto – dalla cui cellula deriva l’MB.339. Quest’ultimo, in servizio dal 1979, viene scelto tre anni più tardi (con tutte le migliorie del caso) proprio dalla P.A.N: ancora oggi è l’aereo delle Frecce Tricolori.
Pochi ma significativi esempi delle decine di creazioni – tra le quali anche velivoli idrocorsa – del brillante progettista, ingegnere di fama mondiale. Con – fin da bambino – un chiodo fisso, il volo: virtuoso rappresentante di quell’Italia che si è formata, ha studiato e lavorato quando ancora il nostro paese aspirava a tornare centro della civiltà.
Marco Battistini
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