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«Finis Germania» e quel popolo condannato all’eterna dannazione

by Rolf Peter Sieferle
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Finis Germania

Poche settimane fa è stata pubblicata la traduzione italiana di Finis Germania, libro di Rolf Peter Sieferle che ha scosso dalle fondamenta la coscienza collettiva del popolo tedesco. Al volume abbiamo già dedicato una recensione apposita. Qui, per gentile concessione delle Edizioni Settimo Sigillo, pubblichiamo un breve estratto dell’opera. [IPN]

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di agosto 2022

Estratto di Finis Germania

Ci sono ancora miti, e ci sono ancora tabù. Nudità e pratiche sessuali di ogni tipo non ne fanno parte, tanto poco quanto la buona vecchia bestemmia. Gli dei cristiani ad esempio possono venir bestemmiati a piacere senza che ciò abbia le benché minime conseguenze. Tuttavia vi è un tabù definitivo, senza alcuna possibilità di appello: l’antisemitismo. La critica agli americani, ai Russi, ai ricchi, all’industria, ai sindacati, agli intellettuali, agli uomini, ai politici, persino ai tedeschi ha buon mercato e la si può articolare con violenza a proprio piacimento. La critica agli ebrei al contrario deve essere confezionata nel modo più accurato con la garanzia che non si tratti per nulla di antisemitismo. Ne sono evidenti i motivi.

Il mito e il tabù

Il Nazionalsocialismo, Auschwitz più esattamente, è l’ultimo mito di un mondo razionalizzato in tutto e per tutto. Un mito e una verità che sta al di là della discussione. Non ha bisogno di giustificarsi, al contrario: già la traccia del dubbio, che consiste nel relativizzare, significa una seria offesa contro il tabù che lo protegge. Non si è infatti minacciato di punire la «Auschwitzlüge» (Menzogna di Auschwitz) come una sorta di bestemmia di Dio? Dietro al ribadire la sua «incomparabilità», non sta l’antica paura di ogni verità rivelata, per cui è perduta non appena si opera con il mestiere illuministico del confronto storico e della giustificazione? «Auschwitz» è diventato la quintessenza di una colpa singolare e incancellabile.

Che significa pero «colpa»? Letteralmente si tratta di una cagione, poi però anche di una contaminazione, una profanazione del diritto che può essere eliminata o almeno mitigata con rituali purificatori. Il criminale ha sporcato la comunità giuridica; la pena serve quindi a fare pulizia. Di fronte ad una sporcizia molto grande serve soltanto l’eliminazione completa del criminale, che viene riconsegnato agli elementi: il fuoco, che lo brucia, l’acqua che lo annega, l’aria, in cui lo si appende, e la terra che infine lo ricopre. Suscita disagio, abitare lo stesso mondo in cui vive anche il criminale. Deve quindi scomparire, perché l’umanità sia liberata dallo spettacolo della sua abiezione. La sua pura e semplice esistenza le è insopportabile. Perciò lo zelo fanatico con cui cinquant’anni dopo grandi azioni atroci si continuano sempre a scovare vecchi che ne furono partecipi.

Una colpa collettiva

Accanto alla colpa individuale del criminale vi è la colpa collettiva della sua stirpe e della comunità che lo sosteneva. Questa colpa collettiva non può avere né un concreto significato criminologico né uno di igiene morale. Non mira ad un’attribuzione individuale dell’azione e del colpevole e non può quindi essere cancellata eliminando il secondo, al contrario: non deve essere cancellata. Si tratta piuttosto di una colpa di dimensioni metafisiche, che diventa comprensibile soltanto se la proiettiamo nella luce della figura più antica del peccato originale. La colpa individuale di Adamo, quest’uomo trascendentale, corruppe tutto il genere umano che da lui nacque: al tempo stesso venne tuttavia di nuovo compensata dalla grazia di Dio, il cui comandamento Adamo aveva trasgredito. L’uomo non precipitò nell’abisso senza fondo dell’abiezione, ma proprio nella grandezza della sua colpa si mostrò la grandezza della grazia, che lo trattenne. Colpa, penitenza, grazia e amore sono perciò legati inseparabilmente; formano all’interno dell’economia salvifica di Dio un equilibrio imperturbabile.

Dalla colpa collettiva dei tedeschi, che risale ad «Auschwitz», segue allo stesso modo un appello alla penitenza permanente, tuttavia in questa forma secolarizzata del peccato originale manca del tutto l’elemento della grazia e dell’amore. Il tedesco perciò non assomiglia all’uomo la cui colpa non viene revisionata, ma compensata dall’amore di Dio, ma al diavolo, all’angelo caduto, la cui colpa non viene mai perdonata e che permarrà per tutti i secoli dei secoli nella tenebra. Nondimeno anche il diavolo ha una funzione all’interno dell’economia di Dio. Costituisce lo sfondo negativo davanti a cui può risaltare positivamente la bontà di Dio; nella sua negatività si condensano tutte le mancanze della creazione, in maniera tale che Dio stesso viene liberato dalle domande angosciose circa la giustificazione del male in questo mondo.

Il tedesco, o perlomeno il Nazi, è il diavolo secolarizzato di un presente «illuminato». Questo mondo diventato maggiorenne ed autonomo ha bisogno di lui appunto come dello sfondo negativo, davanti a cui può giustificare se stesso. In questo senso sussiste un’alta affinità fra il tedesco e l’ebreo, come era stato visto nel passato cristiano: il secondo grande crimine dell’umanità dopo la caduta di Adamo fu la crocifissione di Cristo. Questo misfatto venne subito di…

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2 comments

Carl von Clausewitz 21 Agosto 2022 - 11:47

Io ho da sempre provato curiosita’ per la lingua, la cultura e la storia Tedesche.
Ho anche sostenuto – nel mio piccolo e nella mia ignoranza – tesi simili a quelle enunciate nell’articolo, attirandomi critiche (talvolta anche violente) da parte di familiari, parenti, amici e conoscenti.
Aggiungo che – negli ultimi anni – ho avuto modo di aprire un piccolo spiraglio sia sulla Germanistica sia sulla storia e sulla cultura del popolo Tedesco…
Continuo tuttavia a chiedermi dove sia il malinteso… perche’ e’ “indecente” porsi domande dai piu’ considerate “scomode”?

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Prof. Massimo Sconvolto 28 Agosto 2022 - 9:08

I tedeschi che qualcuno considera superiori sono solo fessi.

Sono pochi milioni più di noi ma hanno più eletti di noi e li pagano ancor di più dei nostri già più che profumatamente pagati politici per fare il contrario dei loro (del popolo) interessi.

Anche se qualcuno come in Italia dopo aver subito la truffa del dimezzamento del potere d’acquisto con prezzi convertiti 1 marco = 1 euro mentre il cambio reale degli stipendi è stato 2 marchi =1 euro si sta svegliando.

La dannazione come in Italia è purtroppo la presenza di una maggioranza di decerebrati che basta non gli togli il calcio e le vacanze si fa mettere di tutto dove non batte il sole.

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