Home » Fred Buscaglione, il Mozart della musica leggera italiana

Fred Buscaglione, il Mozart della musica leggera italiana

by Vittorio Sgarbi
1 commento
fred buscaglione

Il piacere e l’emozione che io ho provato negli anni, credo addirittura da quando era ancora vivo e io ero bambino (incantato e sedotto dalla sua energia, dal suo essere duro – ed era tenero), ascoltando Fred Buscaglione e vedendolo nella televisione in bianco e nero, è paragonabile soltanto alla forza di seduzione del Don Giovanni di Mozart, con il libretto mirabile di Lorenzo Da Ponte.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di ottobre 2021

Fred Buscaglione non canta le proprie emozioni, i sentimenti, i pensieri d’amore, ma racconta. Nessuno, tra i cantanti e i cantautori, con le parole e la musica, ha fatto vivere davanti a noi persone e personaggi che si muovono sulla scena della vita, e la prolungano, come ha fatto lui. Il teatro del mondo si forma dalla sua voce e dal ritmo delle sue parole. Quando penso all’aria di Leporello: «Madamina, il catalogo è questo delle belle che amò il padron mio» vedo, vedo davanti a me prender forma e materializzarsi corpi e volti, e sorridere: «In Italia seicentoquaranta; in Alemagna duecento e trentuna; cento in Francia, in Turchia novantuna; ma in Ispagna son già mille e tre. V’han fra queste contadine, cameriere, cittadine, v’han contesse, baronesse, marchesane, principesse. E v’han donne d’ogni grado, d’ogni forma, d’ogni età. Nella bionda egli ha l’usanza di lodar la gentilezza, nella bruna la costanza, nella bianca la dolcezza. Vuol d’inverno la grassotta, vuol d’estate la magrotta; è la grande maestosa, la piccina è ognor vezzosa. Delle vecchie fa conquista pel piacer di porle in lista; sua passion predominante è la giovin principiante».

Lo spirito del testo di da Ponte è lo stesso di Leo Chiosso per Porfirio Rubirosa, che faceva il «manoval a la Viscosa», Leporello trasformatosi in un seduttore di periferia: «Col suo sguardo conturbante egli è l’Oscar degli amanti, quante donne ha conquistato non si sa». Ma è anche un Don Giovanni cui Fred fa da Leporello: «Sì, Porfirio, Porfirio, alle donne cosa fai? Tutte quante tu le inguai, come mai, come mai? Porfirio, Porfirio, alle dive sai piacer, qualche cosa devi aver, come fai, come fai?».

Le figure reali di Fred Buscaglione

La vitalità, l’euforia, e anche la malinconia e la tragedia che dominano sui personaggi di Mozart, incombono sulle piccole figure, insignificanti ma pittoresche, destate dalla voce roca di Fred. Euforia e malinconia: «Teresa, ti prego, non scherzare col fucile, per la rabbia tua la bile può scoppiar!». Qualcuno potrebbe pensare all’ironia e al gioco, che pure vi sono. Ma quando Teresa spara, il colpo c’è, e Teresa non scherza, sentiamo il fucile, con lo stesso ritmo di Mozart, e le botte vere: «Metà di voi qua vadano, e gli altri vadan là, e pian pianin lo cerchino: lontan non fia di qua. Se un uom e una ragazza passeggian per la piazza; se sotto a una finestra fare all’amor sentite, ferite pur, ferite: il mio padron sarà! In testa egli ha un cappello con candidi pennacchi; addosso un gran mantello, e spada al fianco egli ha». Identico il tono: «ferite, pur ferite» e «non scherzare col fucile». Questa vivezza, questo linguaggio guizzante sono caratteristiche irripetibili, che disegnano le immagini e le figure, sottraendole all’evocazione emozionale, per farle diventare reali, presenti.

Assoluto precursore, uomo di teatro e attore di potentissima caratterizzazione, Fred Buscaglione apre la strada, nelle loro originali variazioni narrative, a Lucio Battisti, a Fabrizio De André e a Paolo Conte. Ma neppure questi grandissimi interpreti sfuggono al tipo d’autore della malinconia intimistica e romantica. Se pensiamo che i tempi di Fred erano gli stessi di Gino Latilla, di Claudio Villa (vincitore del Festival di Sanremo nel 1955 e nel 1957), di Domenico Modugno (vincitore del Festival di Sanremo nel 1957 e nel 1958), la sua modernità appare come quella di James Dean e di Marlon Brando (più giovani di lui), perché è una modernità di linguaggio, di stile.

Buscaglione era del 1921, come mio padre, come altri uomini che hanno cambiato il gusto e la storia: Zeri, Agnelli, Beuys, Brassens, Cederna, Simone Signoret, Sollima, Strehler, Sciascia, Tony Scott, Piazzolla, Luzzatti, Durenmatt, Montand, Fieschi, Bausani, Garzanti, Dubcek, Mazzonis, Manfredi, Edgar Morin (ancor vivo – e Buscaglione è morto da sessant’anni), e perfino De Gaulle. Un anno fatale. Ma la portata della rivoluzione linguistica, canora e, infine, letteraria di Fred Buscaglione si misura con l’impressionante espressività…

You may also like

1 commento

Evar 13 Ottobre 2021 - 3:35

Torinesi entrambi Leo e Fred, ovviamente, mica cazzi.
Lo stesso Leo che con Gipo citava il grande John Vigna “che il muscolo insegna”.
Mitici e torinesi tutti e cinque (il quinto sono io).

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati