In occasione del 77esimo anniversario del lancio della bomba atomica Little Boy su Hiroshima, riproponiamo ai lettori questo pezzo di Valerio Benedetti, pubblicato sul Primato Nazionale esattamente un anno fa. Da allora nulla è purtroppo cambiato, perché in molti articoli dei media italiani continua a non essere menzionato il carnefice, ovvero chi attuò i bombardamenti atomici sulla città giapponese: gli Stati Uniti d’America [IPN]
Roma, 6 ago – In quel maledetto 6 agosto del 1945, il bombardiere americano B-29 Enola Gay sganciava la prima atomica della storia sulla città giapponese di Hiroshima. In quell’olocausto nucleare – senza contare i decessi negli anni successivi causati dalle radiazioni – morirono circa 80mila persone. Quasi tutti civili, e cioè anche donne, vecchi e bambini. Questi sono i fatti, che non sono soggetti a interpretazione. C’è una vittima (i civili giapponesi di Hiroshima), l’arma del delitto (una bomba atomica di 13 chilotoni) e un carnefice (l’aeronautica degli Stati Uniti d’America).
Ma Hiroshima chi l’ha bombardata?
Questi fatti sono arcinoti. Eppure, scorrendo gli articoli dei giornali di oggi dedicati a quella strage senza precedenti, i titoli contengono la vittima (Hiroshima), l’arma del delitto (l’atomica) ma – casualmente – non c’è mai il carnefice. Che, lo ripetiamo, fu americano. Non ci credete? Bene, facciamo una piccola carrellata: «Hiroshima, commemorazione macchiata da una clamorosa gaffe» (Repubblica); «Giappone, 76 anni fa il lancio della prima bomba atomica su Hiroshima. Le commemorazioni» (Sky Tg24); «76 anni fa, Hiroshima: il Giappone ricorda le vittime della bomba atomica tra gaffe e polemiche» (Rai News); «Giappone, 76esimo anniversario Hiroshima: sindaco chiede ratifica Trattato Onu» (Adnkronos). E se il Corriere della Sera e altri, mentre vi scriviamo, non hanno ancora pubblicato nulla sul tema, la palma del servilismo atlantista la conquista senza dubbio l’Ansa: «Hiroshima commemora 76esimo anniversario da disastro atomico». Capito? Non si trattò di una strage, di un attentato terroristico, di un massacro senza eguali. Si trattò di un «disastro». Quasi che la città sia stata rasa al suolo da una fuga di gas.
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Non chiamatelo giornalismo
In realtà, noi li capiamo i nostri colleghi. Sono in evidente imbarazzo: come coniugare il loro atlantismo acritico e farisaico, quello tutto «libertà» e «diritti», con una strage crudele, ignominiosa, infame? Non si può, infatti. Tanto più che oggi, con il culto dell’«empatia» e dei «buoni sentimenti», suona un po’ strano che si possa esportare la «democrazia» massacrando – lo ripetiamo – donne, vecchi e bambini. E allora tanto vale mettersi a fischiettare: scompare il carnefice, rimane solo il cordoglio dei superstiti, cioè i poverini-che-hanno-sofferto. Ribadiamo: noi li capiamo i nostri colleghi. Basta solo che poi non si azzardino a chiamare tutto questo «giornalismo».
Valerio Benedetti
12 comments
Buongiorno.
Ancora una volta, (e non sarà l’ultima), vi dico grazie di esserci.
Quello che succede tutte le volte che si ricorda questo fatto (strage che più vigliacca di così non si riesce a immaginare) dalla mattina quando si iniziano a sentire le notizie, a me prende, e lo giuro che è vero, un senso di nausea e vomito, e ribrezzo, e schifo, a pensare a chi è in questo paese che detiene il potere di scrivere e pubblicare le “notizie”. non riesco ad esprimere altro a parole, però davvero, spero non manchi mai anche una sola voce magari, che ci ricordi semplicemente ciò che accadde. uno sterminio di una città di civili per mano di coloro per i quali ognuno potrà trovare da solo le parole più adatte.
sono sicuro che quelle povere anime ormai nell’aldilà da tanto tempo hanno comunque letto questo e spero non solo questo articolo, e che ciò gli allevi almeno un po la vergogna, che purtroppo come vediamo però non ha mai fine, poichè anche dopo tanto tempo prevale sempre, in questo come in tutti gli altri argomenti “‘informazione” vigliacca e servile senza ritegno e senza limiti.
Si tratto di vendetta. Pura e semplice. Gli americani dovevano placare le ire dell’attacco di pearl arbour. È il loro metodo.
Non americani, neppure statunitensi, solo indegni Yankee.
[…] leggi la notizia su Il Primato Nazionale Precedente […]
Mi soffermo sull’ Ansa: davvero “coglioni” ad aver ucciso la loro forza originaria, fornire subito la notizia punto e basta. Senza decurtarla, men che meno modificarla.
L’ INFAME carneficina venne giustificata dal fatto che i figli del SOL LEVANTE mai si sarebbero arresi …… e rafforzata con la distruzione di Nagasaki . (paura eh ????)
Roma combattè per decenni Cartagine , gli amerikanski NON amano
darsi da fare per troppo tempo ed IGNORANO cosa sia l’ ONORE .
La successiva occupazione dell’ Impero del Crisantemo ha ACUITO il
razzismo dei Giapponesi …..
Ringraziando gli Dei , la bomba atomica NON è in mano solo agli Yankee ,
altrimenti sai che CHIFO , e parlano pure male dei Nazi .
Dio STRAMALEDICA gli inglesi e gli anglofoni .
Concordo pienamente
Come sempre certa colta ideologia ,quando arriva a pagare il conto di una cena, rammenterebbe solo il dolce, tacendo quanto hanno sgrufato tutti gli amici, peggio di cinghiali inferociti, dai tripli antipasti alle minestre di pane alle amatriciane, carni trinciate di tutti i tipi, pisellini novelli e patatine…
Solo il dolcetto.
Eatherly, il pilota che sganció la bomba, cadde in depressione e tentó più volte il suicidio.
Il matrimonio entró in crisi e gli venne interdetta la frequentazione dei figli.
Peccato che il conto un po’ salato (si può dire?), non era il primo (certa colta Versailles 1919 inclusa) e purtroppo non sarà l’ ultimo. Meglio restare sempre a casa, in famiglia, senza il dolcetto che può, dopo certi pasti luculliani, far venire pure il diabete?
[…] Cari giornalisti, non fate gli gnorri: l’atomica su Hiroshima l’hanno sganciata… […]
Tra un po’ scriveranno che i giapponesi la bomba atomica se la sono tirata da soli.