Roma, 11 ott – Per chi di voi non lo spesse, oggi è il Coming out day, il giorno in cui la comunità Lgbt celebra l’uscire “out of the closet”; letteralmente, uscire dall’armadio, in pratica confessare al mondo la propria omosessualità (poi negli anni aggiornata in fluidità, non binarietà, pansessualità, e chi più ne ha più ne metta). Anche questa occasione, come molte altre legate al mondo gay, è diventata una ghiotta chance di incassare per le multinazionali, non da ultima l’Ikea.
Armadi e omosessualità
Per il Coming Out Day 2019, l’azienda svedese ha “racchiuso” all’interno dei suoi armadi storie e i pensieri degli omosessuali che stanno ponderando di confessare a tutti il proprio orientamento sessuale oppure lo hanno già fatto. Da oggi fino a domenica, Ikea mette a disposizione dei propri clienti romani le esperienze degli appartenenti alla comunità Lgbt “custodite” all’interno degli armadi – magari con la scusa dei diritti civili qualcuno decide che in camera da letto un due ante a sportelli scorrevoli ci starebbe proprio bene.
“Equality come visione strategica”
Dichiara Filippo Caruso, P&C Manager dell’azienda svedese per l’Italia: “In Ikea riconosciamo i valori di equality come parte integrante della nostra visione strategica: crediamo che tutti abbiano il diritto di sentirsi se stessi e di esprimere la propria identità, ma siamo anche consapevoli che spesso questo porti a paure, dubbi e tante domande su se stessi e su chi ci circonda” . E sul prezzo di quel poggiapiedi, anche.
“Diamo voce alla comunità Lgbt”
Aggiunge Alessandro Aquilio, Country Communication & Sustainability: “Con questa campagna IKEA rinnova il suo impegno di sensibilizzazione sui diritti delle persone LGBT+, con l’obiettivo di creare una reale cultura del rispetto e dell’inclusione. Dopo il progetto #fateloacasavostra, torniamo ad accendere i riflettori sul portato di emozioni che accompagna il prima e il dopo la scelta del coming out, dando voce a chi ha vissuto sulla propria pelle il percorso di dichiararsi”.
Marketing politicamente corretto
“Ci sono emozioni che è difficile tenere dentro” aggiungono ancora i pubblicitari di Ikea: “E ancora più difficile tirare fuori. Renderlo più semplice dipende da ognuno di noi.” Soprattutto se nell’intento nobile ci si aggiunge quella punticina di marketing che non guasta; lo abbiamo già visto al Gay Pride di Milano. Multinazionali e importantissimi brand che finanziano e sponsorizzano le iniziative arcobaleno. Lo faranno davvero per l'”equality”? Ai nostri amici Lgbt, nella furia d’essere finalmente accettati, non sorge mai il dubbio di essere semplicemente sfruttati?
Ilaria Paoletti
4 comments
Ikea…quanti soldi vi danno i sionisti per propagandare la cultura del clistere?…quanti?…
L’IKEA essendo una multinazionale a bandiera svedese,oltre ad abbracciare lapalissianamente il pensiero dominante,si mostra lo specchio di un paese debosciato dal suo credo politico quale è oramai la povera Svezia.
il fondatore era nazista …… ma non faceva pubblicità Sieg Heil ….
ma …. esistono mobili per froci ????
i sodomiti sono più interessati ai vestiti …. e non li vedo a montare
(nel senso di montaggio con brugole e bulloni ,,,)
armadi e librerie .
cattivo marketing ? il compratore medio é maschio , bricoleur (dotato di una buona borsa per gli attrezzi, l’ antitesi della checca ….)
comunque sono , in tutti i sensi , CAZZI loro , continuerò a comprare nonostante
la “froceria”
Complimenti! In due sole righe hai fatto capire a tutti la tua ignoranza, oltre ad aver chiarito di essere uno schifoso antisemita leone da tastiera (metti il tuo nome al commento e poi ne riparliamo).
Per fortuna che ci sono le aziende come IKEA che, fosse anche solo per puro marketing, aiutano a dare risalto a determinati temi e ad educare le persone ad essere più civili e rispettose delle differenze altrui.
L’Italia é uno dei paesi meno istruiti d’Europa e il tuo commento ne é la prova lampante.
Ti auguro di tutto cuore di trovarti in una o piú situazioni in cui venir discriminato per qualsivoglia stupida ragione, anche la piú piccola.