Essere giovani, dal punto di vista psicologico e delle neuroscienze, vuol dire essere nelle fasi di inizio della vita, in cui la dimensione delle potenzialità, della progettazione, della speranza, del futuro prevalgono su quella della memoria, del consolidamento e degli attaccamenti a base sicura. La psicologia giovanile è tale proprio perché passa in rassegna un’infinita rosa di possibilità. È chiaro che, con una prospettiva di possibilità infinite, la maturazione può essere vista come una progressiva perdita delle potenzialità, in favore dell’acquisizione di quella che si chiama specializzazione. Freud l’avrebbe visto come un processo di annientamento della libido.
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di marzo 2021
Meluzzi spiega quali sono le conseguenze del Covid per i giovani
[…] Insomma, questa dimensione della ricerca della vita – proiettata all’esterno attraverso l’eros e la riproduzione – è una caratteristica essenziale e costitutiva dell’adolescenza, che da una parte è la perdita dell’indistinto, mentre dall’altra è l’acquisizione di forza per l’accoppiamento e la generazione della vita. Col Covid-19, per la prima volta i giovani si sono trovati di fronte a un nuovo fenomeno.
Leggi anche: Meluzzi ci racconta l’«Attacco alla famiglia»: «L’abominio progressista sta vincendo, ma il male non prevarrà»
Da una parte la qualità della loro vita, anche in termini di spazio e di movimento, è percepita come inferiore a quella dei loro genitori. C’era una dimensione di crescita su cui investivano anche i genitori in termini di istruzione e di scommessa su quel figlio. Ma non si tratta soltanto di questioni economico-materiali. È qualcosa che coinvolge anche…