Roma, 28 giu – Lāattuale situazione in cui versa il paese ha compromesso notevolmente le normali e consone funzioni che la scuola esercita nei confronti dei giovani cittadini e della societĆ . Visto il propagarsi dellāemergenza sanitaria la politica ha optato per la chiusura anche degli istituti scolastici, stravolgendo di fatto lāanno in corso per migliaia di studenti e docenti.
Dallo smantellamento della riforma Gentile alla “Buona Scuola”
Riavvolgendo il nastro, ĆØ possibile osservare come siano decenni che le politiche condotte, riguardo lāistruzione, abbiano comportato effetti nefasti. Dallo smantellamento della storica āRiforma Gentileā, voluta ed ideata nel 1923 dallāallora ministro dellāistruzione Giovanni Gentile, si ĆØ arrivati, attraverso tagli ai fondi e favori ad istituti privati, ad un decadimento non solo degli edifici, ma anche e soprattutto dei metodi dāinsegnamento.
La scuola post ā68 ha subito un forte indebolimento morale ed identitario. I docenti, che certamente necessitavano di rinnovamento e di allineamento a modi di porsi maggiormente consoni ai tempi moderni, hanno perso la capacitĆ di essere guide e potere decisionale, passando, in certe occasioni, dallāesser rappresentanti di una fondamentale istituzione a finire intermediari, quasi con lāobbligo morale di non bocciare gli alunni.
Negli ultimi anni ha scatenato numerose polemiche la riforma del governo Renzi del 2015, nota alle cronache come “Buona Scuola“. In seguito allāapprovazione di tale legge si ĆØ assistito ad inevitabile divergenza di vedute tra istituzioni, docenti ed alunni. Secondo alcuni, la riforma si dimostrava sinonimo di abbandono da parte dello Stato, uno scaricabarile su ogni programmazione didattica e sulla gestione degli stessi edifici che ospitano gli istitui spesso e volentieri ridotti a scheletri fatiscenti. Per altri, invece, come una prova di autonomia da sfruttare al meglio delle possibilitĆ .
Tutte le gaffe della Azzolina
Durante lāattuale emergenza, invece, il ministro dellāIstruzione Lucia Azzolina ha dato prova di importanti lacune politiche e caratteriali. Dopo un’ampia telenovela su ipotetiche date di riapertura ĆØ arrivata ad annunciare la fine anticipata dellāanno scolastico, in contrapposizione rispetto ad altri paesi, come Francia e Gran Bretagna. Hanno poi scatenato polemiche anche le ripetute gaffes commesse dal ministro: dal paragone dello studente con un imbuto da non riempire di āconoscenzeā, allāinverosimile proposta delle gabbie di plexiglas da collocare sui banchi delle aule.
Viviamo una societĆ dove le nuove generazioni, future classi dirigenti del paese, hanno perso completamente – o quasi – il proprio orientamento culturale: non disponendo di motivazioni per un consono percorso di studi restano delusi dalle scarse opportunitĆ di carriera che ne consegue. E’ questa una delle prove del fallimento della scuola nel tramandare un senso culturale, e di studio, alle nuove leve della societĆ .
Tommaso Alessandro De Filippo