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Nobel 2013: premi internazionali e incuranze nazionali

by Cesare Garandana
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bosoneOslo, 14 ott – La notizia ha subito conquistato i titoli di molti giornali nazionali: quest’anno il premio Nobel per la Fisica è stato assegnato al belga Francois Englert (81 anni), della Libera Università di Bruxelles, ed al britannico Peter W. Higgs (85 anni), dell’università di Edimburgo. Entrambi, in modo indipendente, hanno previsto l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa.

Higgs, che pare sia venuto a conoscenza dell’assegnazione del premio da una vicina, ha affermato: “Ovviamente sono felice e piuttosto sollevato dal fatto che sia finita, c’e’ voluto tanto”. Il lungo viaggio dei due fisici infatti ha inizio negli anni 60 quando predissero l’esistenza di questa incredibile particella, impropriamente definita come particella di Dio e che oggi conosciamo come Bosone di Higgs, che ci spiega perché la materia ha massa. Per la loro teoria, nel 1980, furono candidati al premio Nobel, ma si è dovuta attendere l’estate del 2012 per aver conferma della validità della loro teoria quando al Cern un team di scienziati ha scoperto il ‘bosone di Higgs’. Scenario di questa grande scoperta è infatti il gigantesco Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle più grande del mondo da oltre 20 chilometri di diametro posto nel sottosuolo di Ginevra.

Ma la notizia principale, sovente mantenuta in sordina, è che questa scoperta deve molto al popolo italiano ed in particolare ai tanti ricercatori, ingegneri e tecnici fuggiti a lavorare in svizzera per poter trovare un impiego dignitoso nel loro settore.

I progetti Atlas e Cms che hanno consentito di validare la teoria dei due brillanti scienziati, all’epoca degli esperimenti, erano guidati dagli italiani Fabiola Gianotti e Guido Tonelli. ”Sono molto emozionata per il Nobel dato alla fisica delle particelle e ad una scoperta che spiega la struttura dell’universo”, ha affermato la Gianotti, ”Indirettamente – ha proseguito la ricercatrice – è un premio anche alla scoperta sperimentale, che dopo 50 anni ha permesso di confermare la teoria. E’ stato un risultato ottenuto grazie a tanti italiani. E’ un momento bellissimo”. Aver citato il Cern ed i due esperimenti durante la premiazione non è poca cosa: ”Credo che questo sia il massimo che la Fondazione Nobel possa fare, considerando che il suo statuto non prevede la premiazione di collaborazioni internazionali, in fondo ”, ha affermato Fernando Ferroni presidente dell’INFN, ” all’ inizio del ‘900, quando Alfred Nobel ha dettato le regole del Premio, la scienza era organizzata in modo molto diverso e le grandi collaborazioni internazionali non esistevano”.

Ma l’Italia non ha fornito solo le sue brillanti menti all’esperimento. I superconduttori che formano il LHC arrivano infatti dall’Ansaldo Superconduttori di Genova, oggi Asg Superconductors. Inoltre, nella rete di calcolo specializzata per elaborare dati nucleari sparsa in tutto il mondo, hanno fortemente collaborato, tra gli altri, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), il prestigioso centro di calcolo di Bologna, le università di Milano e di Pisa.

Ritorna dunque alla ribalta non solo l’annoso problema della fuga di cervelli ma soprattutto quello della perpetua incuranza dei governi, italiano in primis, verso la ricerca scientifica libera. I governi infatti sono sempre più interessati al risultato immediato che porti benefici, seppur irrisori, in tempi brevi. Lo lascia intendere lo stesso Higgs in un’intervista affermando: “Spero sia finalmente un riconoscimento per la ricerca libera”.

Ma se i fatti e la comunità internazionale premia le nostre eccellenze, cosa accade in Italia? Ferroni disegna un quadro disarmante quando afferma “Prendiamo un dato. Nel 2005 c’è stato un concorso per 50 posti e l’età media era di 33 anni. Il concorso successivo per 37 posti, si è tenuto nel 2010 e l’età media era di 38 anni. Cinque di più”. Ne emerge quindi che tutti quelli che non ha trovato posto nel primo concorso si è ripresentato a quello dopo, cercando di arrangiarsi nel frattempo per sbarcare il lunario. Un dato tutt’altro che irrilevante!

Ma l’eccellenza italiana nella Fisica è tutt’altro che un fenomeno passeggero e la storia ce lo ricorda con un’infinità di nomi prestigiosi del calibro di Fermi e Majorana. Questo dimostra una stasi ed incuranza continua che l’Italia non merita e che, soprattutto, non può più permettersi.

Cesare Dragandana

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