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La Coop non sei tu. Come le cooperative speculano con i soldi dei soci

by Michael Mocci
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coop istituzionaleRoma, 14 ott – Le Coop sarebbero delle banche d’affari. Chiamano la quota di affiliazione dei clienti “prestito soci” ma in realtà si tratterebbe solo un metodo per ottenere soldi con cui giocare in Borsa. È questo quello che emerge da un’inchiesta del Fatto Quotidiano.

In realtà, già nel 2007, il fondatore di Esselunga, Bernardo Caprotti, aveva scritto un libro, “Falce e carrello” in cui denunciava i “censurabili piani strategici” delle Coop rosse. “Prezzi più alti; una qualità maggiore soltanto pretesa; privilegi fiscali e di finanziamento; delle quote di mercato immani e che non si trovano in nessun’altra regione. […] E non si spiegherebbe che un governo che di continuo parla di liberalizzazione, non badi a eliminare subito questi ostacoli alla concorrenza. Invece si spiega considerando che nel governo è parte importante proprio la parte che perpetua il privilegio delle cooperative”, scrive Geminello Alvi nella prefazione al libro.

Le Coop, nate nel dopoguerra sotto l’egida e la direzione del Pci, oggi sono diventate dei veri e propri centri di potere non senza forti legami con la politica. Con oltre 12 miliardi di fatturato, 50 mila dipendenti e sette milioni di soci in tutto, le Coop sono riuscite a chiudere con 135 milioni di euro di passivo. Colpa del vizietto di speculare nel campo della finanza. Le Coop toscane, ad esempio, hanno investito 400 milioni di euro (risparmi dei soci) in Monte dei Paschi perdendone 300. La Coop umbra, presieduta da Raggi, ex sindaco di Foligno, ha investito nella Edib, società editrice del Corriere dell’Umbria, perdendo tutto. La stessa Coop umbra, per evitare di vendere le azioni di Mps, ha venduto venti supermercati. Oggi le azioni non valgono più nulla e l’operazione finanziaria è stata un fallimento. Le cooperative del nord invece si sono rovinate per mettere le mani in pasta negli affari di Unipol. Il salvataggio della Fonsai di Ligresti, è costato un patrimonio a tutti gli enti che vi hanno partecipato. Così, le Coop, sono state costrette a chiedere un prestito a Unicredit. 450 milioni di euro a un tasso dell’ 8,75%. Ora che hanno scoperto la finanza e il denaro liquido le cooperative rosse no sono più nemiche del capitalismo.

Roberto Guiscardo

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