Roma, 19 nov – Pochi giorni fa è stato distribuito nelle librerie di tutta Italia un volume che farà sicuramente molto discutere. Si tratta del libro-inchiesta I panni sporchi della sinistra, edito da Chiarelettere (pp. 382; € 13,90), che fa capo al gruppo de Il Fatto Quotidiano. Gli autori sono Ferruccio Pinotti, giornalista de Il Corriere della Sera, che più volte in questi anni ha dedicato opere agli inquietanti intrecci tra potere e corruzione, e Stefano Santachiara, corrispondente dello stesso Fatto Quotidiano, che in passato svelò la collusione del Pd al nord con la ’ndrangheta.
Il libro, in effetti, sembra proprio una bomba a orologeria, che rischia di scoppiare tra le mani di quella sinistra che ha sempre rivendicato a sé una «superiorità morale» nei confronti della destra. E ce n’è per tutti, da Napolitano a D’Alema a Renzi. Molto probabilmente faranno scalpore proprio le rivelazioni sul presidente della repubblica, di cui sono messe in rilievo le manovre poco cristalline per allineare l’ex Pci alle politiche degli Stati Uniti, oltreché la sua presunta appartenenza alla massoneria d’oltre Atlantico.
Ma c’è di più in questo libro del solito scoperchiamento dell’imbarazzante vaso di Pandora. Ciò che emerge, infatti, è una vera mutazione genetica dei figli del «sol dell’avvenire». Come ha dichiarato in un’intervista lo stesso Santachiara: «Ormai il Pd, sia nella classe dirigente che si perpetua da un ventennio sia nel nuovismo di Renzi, ha la stella polare più vicino al mondo della finanza che non a quello dei lavoratori. La sinistra moderna, non soltanto per la fusione con gli ex democristiani, ha cambiato visione di società mettendo in soffitta le prospettive del socialismo europeo e anche quelle keynesiane: per sommi capi possiamo ricordare che ha privatizzato reti strategiche nazionali, aperto al precariato con la legge Treu, ha appoggiato guerre della Nato, non si è prodigata per estendere i diritti civili, ha finanziato le scuole private invece di rilanciare l’istruzione pubblica e riportare la cultura (senza scomodare l’egemonia di gramsciana memoria) al centro dell’azione politica, infine si è allineata alla “dottrina” dell’austerity imposta dall’Europa dei tecnocrati».
Valerio Benedetti