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La pandemia e la fabbrica del terrore

by Francesco Boco
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I mesi di pandemia hanno dimostrato con grande chiarezza e oltre ogni ragionevole dubbio come il potere tenda a sfruttare i momenti di emergenza per rafforzarsi. Le misure adottate, messe in atto nel nome del bene comune, si sono rivelate scelte politiche di chiara portata sociale e di poca o nulla utilità sanitaria. Questo rende ancora più evidente il fatto che si è trattato a tutti gli effetti di dispositivi da stato d’eccezione, giustificati da un clima di terrore creato ad arte e prolungato più del tempo ragionevolmente necessario.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di giugno 2022

Si è insomma configurata un’autentica governance dell’emergenza che giustifica l’esercizio del potere alla luce di continui allarmi e minacce, le quali di fatto puntellano apparati di gestione della cosa pubblica che altrimenti perderebbero la propria legittimazione e la possibilità di introdurre misure variamente restrittive. È stata applicata con efficacia una vera phobo-tecnica, cioè la gestione tecnica della società attraverso l’uso sistematico della paura, alla quale hanno sempre fatto da contraltare concessioni a segnalare la benevolenza dell’autorità.

Phobo-tecnica

Il terrorismo è un fenomeno principalmente psichico. Al di là di eventuali danni e vittime, il vero scopo del terrorismo è provocare uno stato di terrore nella popolazione. La paura (phobos) e il terrore (deimos) sono il prodotto di una comunicazione opportunamente orchestrata; il terrorismo è perciò un modo di agire, un metodo, più che un fatto strettamente militante.

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Il metodo in questione si basa sulla comunicazione, cioè sulla diffusione di un messaggio attraverso tutti i canali mediatici possibili. La minaccia terroristica si pone come scopo primario la creazione di uno stato di profondo e strisciante stress, nell’intento di esercitare un qualche tipo di pressione sul suo obbiettivo. L’attentato in sé non avrebbe alcuna funzione politica e sociale se non trovasse adeguata eco nei giornali, nei siti e attraverso le rivendicazioni del caso. Un atto terroristico di cui non si dà notizia, semplicemente, non è mai accaduto e non è in grado di destabilizzare emotivamente la popolazione. Una minaccia che si manifesti come onnipresente, imprevedibile anche se non apertamente identificabile, produce secondo il giudice Priore uno stato di «puro terrore», che è il risultato più forte immaginabile, perché si insinua nella vita di tutti i giorni condizionandola negativamente. Ed è precisamente questo l’obbiettivo principe del terrorismo.

Il marketing del terrore

Dal momento che la società attuale è caratterizzata da una fortissima importanza assegnata all’emotività e alle emozioni, è del tutto evidente che si tratta di una quotidianità facilmente suggestionabile da pericoli veri o immaginari. Il mondo contemporaneo è infatti interamente dominato dalle leggi di mercato e dalle scelte dettate da motivazioni economiche. Il mercato prospera grazie all’eccitazione consumistica delle emozioni umane, che pertanto diventano oggetto di studio e di manipolazione attraverso le tecniche di marketing. In questo contesto socio-economico, le emozioni sono il primo punto di contatto e il più efficace per influenzare le scelte individuali e collettive.

La phobo-tecnica può quindi essere descritta come una forma di marketing politico, poiché impiega le stesse tattiche comunicative del terrorismo militante al fine di spingere l’opinione pubblica su coordinate comportamentali ben precise. Una comunicazione efficace si regge su…

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