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Politica, etica ed estetica: ecco “L’identità resistente”

by La Redazione
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l'identità resistente

Roma, 27 feb – Calato perfettamente nell’epoca storica in cui viviamo è l’opera di Marco Rizzo, L’Identità resistente. Riflessioni filosofiche per un atteggiamento criticamente disposto (Passaggio Al Bosco, 2020, 107 pp, 10€). Viviamo in un momento in cui l’orgoglio per le proprie radici è una colpa, un errore ed è assolutamente giusto crocifiggere chi parla con trasporto e passione delle proprie radici. Anzi possibilmente è giusto usare termini anche infamanti, perché se usati in nome del politicamente corretto nessuno oserà mai contestarli. Al limite si sentiranno applausi.

Politica, etica ed estetica

Non è un’opera di semplice lettura. E’ un saggio che affronta in modo piuttosto “filosofico” tre tematiche molto importanti, che oggi paiono dimenticate: politica, etica ed estetica. Il primo passaggio interessante è il filo che collega questi tre concetti: l’identità di fatto è il perno di tutti e tre i concetti.

Per comprendere il valore de L’identità resistente è bene poterne cogliere per ognuno dei tre temi qualche spunto, forse i più interessanti. Quelli che senza dubbio inducono ad approfondirne la lettura, ad approcciarla facendo più di un tentativo.

Partendo dalla politica, forse il passaggio chiave è il momento in cui Rizzo tratta l’argomento “democrazia”. Dopo aver sviscerato cosa sia l’identità e soprattutto cosa sia l’identità resistente, l’autore applica questo concetto alla democrazia e addirittura si spinge a fare delle proposte su come si potrebbe risollevare la democrazia in cui viviamo oggi. In effetti Rizzo soprattutto smonta un tassello alla volta il concetto di democrazia in cui viviamo oggi (considerandolo in sostanza un fallimento) e propone quella che dovrebbe essere la democrazia vera, quella che ridarebbe il vero lustro a uno Stato-Nazione.

Democrazia e libertà

Perfettamente collegato al concetto di democrazia è quello di libertà approfondito dal punto di vista dell’identitario. Oggi l’epoca moderna ci ha regalato un concetto di libertà vacuo. Sulla base dell’odierna idea di libertà, essere liberi vuol dire poter scegliere e fare ciò che si vuole. Anche se apparentemente sottostiamo a forme di governo, l’ambizione imposta e proveniente dal mondo anglosassone (specificamente dagli Stati Uniti, territorio fertilissimo per le logiche individuali) porta ai limiti dell’anarchia.

Di fatto oggi nessuno ragiona con l’ottica di calare la propria persona e le proprie scelte in un concetto comunitario. Visto che ognuno vuole fare ciò che vuole e visto che è politicamente scorretto attaccare una persona nella sua individualità, assistiamo a questo lento procedere verso una semianarchia. Proprio in questo contesto, Rizzo sviluppa e teorizza la libertà a cui dovrebbe mirare l’identitario resistente, una libertà che ha come fine superiore lo Stato.

Il bello nel canone dell’identità resistente

L’ultimo tema è l’estetica, forse quello che meno degli altri risulta comprensibile in quanto il concetto stesso afferisce spesso all’arte. Rizzo lo tratta con attenzione, sollevando gli aspetti che come negli altri casi vengono associati all’identità resistente.

L’aspetto più interessante nell’affrontare questo tema è l’andare oltre i classici canoni per cui l’identitario deve apprezzare solo certi canoni estetici (tendenzialmente antichi) e rifiutare quindi quelli moderni. Anzi più precisamente l’autore ci dimostra come si può tornare ad “antichi fasti” anche in materia estetica, sicuramente rigettando quello che oggi viene considerato come “bello”. Riprendendo in una nuova ottica quello che è bello nel canone di un’identità resistente.

Concludiamo citando lo stesso Autore dell’opera: “Identità, Stato e comunità sono concetti interscambiabili. Identità è comunità, e comunità è Stato. Il nazionalismo, l’amor patriae, è un concetto che, razionale o irrazionale che lo si creda, rimane e rimarrà sempre nobile”. L’identità del popolo deve essere resistente per affrontare questo disordine mondiale in cui viviamo e che potrà solo peggiorare, e potrà peggiorare perché viene presentato dal 1945 ad oggi, come la migliore condizione possibile.

Andrea Borelli

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