Roma, 6 dic – E’ evidente la condizione di regressione – ammantata di “politicamente corretto” – in cui si trova la società odierna, relegata ad una cultura narcisistica. Dando a tutti la possibilità di esprimersi come meglio vogliono lascia che anche i pensieri più stupidi e forse anche i più malvagi si perdano nel mare magnum delle opinioni e delle “volontà particolari”, parafrasando Rousseau. Questo mondo in cui tutti credono che l’opinione non solo abbia valore, cosa che non è sempre vera, ma addirittura sia giusta, è incentivato dai moderni mezzi di comunicazione. Qui sta il problema principale: le opinioni, come le notizie, circolano a velocità supersonica, influenzando positivamente o negativamente il pensiero di chi le incontra. Se, però, chi le incontra non ha sufficiente pensiero critico, erge quell’opinione al ruolo di verità.
Politicamente corretto: un pensiero imbigottito
D’altronde oggi è più utile avere delle argomentazioni convincenti nel modo di diffonderle, piuttosto che badare al loro contenuto. Con il risultato che tutte le nozioni che passano in maniera più capillare. Queste, ad oggi, sono intrise del cosiddetto “politicamente corretto”, pensiero che si crede tanto moderno da essersi letteralmente imbigottito nella sua visione delle cose.
Si può parlare dunque di bigottismo moderno, ovvero di una tendenza diffusa nella società che fa di tutto per combattere l’odio usando altro odio, forse ancor più violento. Politicamente (s)corretti sono coloro che cercano di mantenere vive le radici della cultura, non odiando il passato ma studiandolo e contestualizzandolo, rendendolo dunque un mezzo per ricercare la modernità senza cadere negli errori già commessi.
Combattere il bigottismo moderno
Qual è il modo per cancellare questo bigottismo moderno così diffuso? L’istruzione. (Ri)creare da zero una classe in grado di riportare le idee al ruolo autorevole che avevano un tempo, riportando dunque l’arte, la letteratura e la cultura in generale in auge, rendendo gli uomini consapevoli dei loro mezzi e affidandogli quelli necessari alla formazione del pensiero critico. Uomini che non siano più trascinati dall’opinione di una cerchia ristretta di personaggi in vista, ma che sappiano farsi le proprie idee prendendo come spunto quelle passate. Necessario, in tal senso, eradicare l’odio verso il passato, insegnando a contestualizzare gli eventi e a capirli, più che a giudicarli.
Ripartire dalla scuola contro il politicamente corretto
L’unica fonte di salvezza potrebbe essere quindi una riforma della scuola, istituzione che ad oggi si trova in grave difficoltà soprattutto dal punto di vista sociale a causa del modo in cui essa viene proposta. Pensiamo alla didattica a distanza, che porta ad un enorme calo della vita scolastica sociale, fondamentale per la formazione del pensiero critico personale, che viene incentivato dalla discussione tra gli studenti o anche con i professori. Si dovrebbe a questo punto scommettere sul futuro e riformare la scuola in modo da renderla meno legata a requisiti nozionistici e tecnici e più finalizzata a formare “l’animale sociale”. La scuola dev’essere teleologicamente orientata alla formazione di buoni cittadini e non di efficienti lavoratori.
Biagio Damo
2 comments
Anche l’ anarchia bigotta è dietro l’ angolo.
Cito dall’articolo:
« […] La scuola dev’essere teleologicamente orientata alla formazione di buoni cittadini e non di efficienti lavoratori […] »
Ma come si forma un “buon cittadino”? Intendo dire: in base a quali parametri sarebbe possibile programmare la formazione di buoni cittadini? Quale sarebbe il modello? Una formazione di tipo esclusivamente intellettualistico sarebbe, forse, sufficiente? Ancora: detta formazione dovrebbe essere la stessa sia per i bambini che per le bambine?
Il discorso è, a dire poco, complesso e difficilissimo da trattare.
Ma un fatto mi è assolutamente chiaro: la scuola, così come è allo stato attuale delle cose, è una totale catastrofe. Nulla di buono ne potrebbe mai scaturire.