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“Foibe, vi spiego perché è fondamentale parlarne a scuola”: parla Silvano Olmi

by La Redazione
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silvano olmi, comitato 10 febbraio

Roma, 5 mar – “Insistere sui giovani, organizzare conferenze sulle foibe a scuola è importantissimo”. Lo scorso 29 dicembre, l’assemblea degli iscritti al Comitato 10 Febbraio, ha eletto Silvano Olmi quale nuovo presidente nazionale. Lo abbiamo intervistato.

Intervista a Silvano Olmi, presidente del Comitato 10 Febbraio

Cosa vuol dire per te essere il presidente di un’associazione impegnata nell’informazione storica sul genocidio commesso ai danni dei cittadini italiani in ex Jugoslavia?

“Eh, bella domanda questa. E’ un impegno molto importante, il Comitato 10 Febbraio, di cui sono Presidente da poche settimane, si occupa di rammentare al nostro popolo i crimini commessi ai danni dei cittadini italiani durante il regime del dittatore comunista Josif Broz Tito. Erano uomini e donne che scelsero di rimanere italiani e arrivarono nell’Italia libera dopo la fine del
secondo conflitto mondiale. Provenivano da terre “italianissime” ed erano fermamente ancorati alle nostre tradizioni nazionali. Il dramma dell’esodo e la tragedia delle foibe, sono macchie indelebili di cui deve farsi carico chi supporta l’ideologia comunista. Il comunismo è stata l’ideologia più criminale della storia”.

E’ ancora difficile far conoscere queste vicende al pubblico? Se sì, quali sono gli ostacoli principali?

“Sicuramente è ancora difficile spiegare le vicende che hanno coinvolti gli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati. Spesso si riscontra tra la gente un disinteresse dovuto a una scarsa conoscenza della storia nazionale. C’è bisogno di grande impegno per far conoscere le storie di quanti furono massacrati
nelle foibe o morirono di stenti nei gulag comunisti. Il Comitato 10 Febbraio si impegna, così come le associazioni degli esuli giuliano-dalmati, a organizzare
conferenze nelle scuole, affinché i giovani riescano a comprendere correttamente questa tragica vicenda storica. Chiaramente organizziamo gli incontri ovunque ci sia la possibilità di parlare, ma io insisto sui
giovani perché loro sono il nostro futuro, e in quanto tali dovrebbero conoscere quei fatti per costruire una sana memoria storica”.
C’è ancora una grande presenza di revisionisti per quanto riguarda i crimini ai danni degli esuli e delle vittime italiane del comunismo?

”Parlerei piuttosto di ‘riduzionisti’, ossia di coloro che parlano del genocidio cercando di coprirne l’entità, riducendo il numero dei morti nelle foibe e degli esuli espatriati da quelle terre e di ‘giustificazionisti’, cioè di quelli che cercano di giustificare questi crimini come ‘reazione’ da parte degli slavi a comportamenti veri o presunti compiuti ai loro danni dagli italiani. Inoltre, credo sia giusto ricordare che i comunisti italiani crearono una ‘cortina di ferro’ attorno agli esuli, poiché questi ultimi erano la prova vivente del fallimento dell’ideologia comunista. Il PCI di Togliatti non poteva tollerare che 350mila italiani andassero a raccontare in giro i crimini compiuti da Tito. Quindi
scatenò una violenta campagna stampa, accusando gli esuli di essere criminali comuni, ladroni, fascisti, gente che veniva a rubare il lavoro. I militanti comunisti presero alla lettera queste bugie e aggredirono fisicamente gli esuli. Voglio farti un esempio: durante uno sbarco di esuli italiani dalla nave che li
trasportava, i comunisti cercarono di buttare in mare la bara di Nazario Sauro. Un esempio di come il comunismo non abbia rispetto dei valori nazionali”.

Chi nega o giustifica il genocidio compiuto da seguaci di Tito può creare un problema per la comprensione della storia e di conseguenza per una corretta informazione?

”Sicuramente la negazione del genocidio italiano nella ex Jugoslavia è grave, anche dal punto di vista storico. Negazionisti non ce ne sono più, ma come dicevo c’è chi riduce e giustifica questi crimini contro gli italiani. Ma ancora più pericoloso è chi rimane in silenzio: penso alle scuole e ai Comuni che non
celebrano il Giorno del Ricordo oppure chiamano a commemorarlo associazioni che nulla hanno a che fare con questi eventi”.

A suo avviso cosa bisognerebbe fare per rendere fruibili le testimonianze degli esuli italiani? Come combattere l’ignoranza comune?

“Ecco, io credo che per combattere l’ignoranza sia fondamentale informare le persone con tutti i mezzi mediatici a disposizione. Tra pochi giorni il C10F avrà un sito web completamente nuovo e un canale YouTube. Guardiamo con attenzione anche ad altri social. Purtroppo la vicenda non è stata documentata correttamente, infatti abbiamo poche immagini d’epoca. Per molto tempo l’esodo giuliano-dalmata è stato un argomento scomodo di cui non si doveva parlare. Stiamo raccogliendo testimonianze video degli esuli ancora in vita ed effettuiamo ricerche in archivi pubblici e privati”.

Crede che lo Stato italiano debba impegnarsi maggiormente per sensibilizzare i propri cittadini su questo tema?

Il Presidente Mattarella si è espresso chiaramente per ricordare questo triste capitolo storico, rammentando alla nostra nazione quanto sia importante mantenere vivo il ricordo di tutti coloro che hanno sofferto a seguito delle persecuzioni comuniste in quegli anni. Dobbiamo impegnarci per salvaguardare la memoria del genocidio subito da tutti quei cittadini italiani,
definiti “fascisti” all’epoca soltanto per giustificarne l’eliminazione. Da alcuni anni molti comuni scrivono alla nostra associazione comunicando le inaugurazioni di targhe e monumenti dedicati ai Martiri delle foibe e agli Esuli.
Ovviamente colgo l’occasione per dire che queste iniziative sono estremamente importanti e meritevoli di essere conosciute. Il Comitato 10 Febbraio prosegue nella sua attività e ringrazio i nostri volontari, donne e
uomini che si impegnano ogni giorno per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati”.

Gabriele Caramelli

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1 commento

Germano 5 Marzo 2023 - 3:21

Che poi con un presidente come Merdarella…l’unico “genocidio” è quello raccontato dalla senatrice a vita , parassita a vita direi con i 300.000 euro che ci costa all’anno.

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