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Sempre più interconnessi, sempre più soli e depressi

by Matteo Brandi
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Può uno strumento essere deleterio di per sé? O questo giudizio è legato indissolubilmente al modo in cui si usa tale strumento? La risposta a questa domanda diventa ardua quando si parla di social network. Fino a meno di quindici anni fa, le nostre vite non erano state ancora stravolte da Facebook, Twitter, Instagram e affini. Dal momento dell’arrivo di questi social, tutto è cambiato alla velocità della luce. Sembra strano a dirsi, ma c’è stato un momento – ieri, storicamente parlando – in cui nessuno di noi «scrollava» nella frenetica ricerca di foto, post e video con cui ammazzare il tempo.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di ottobre 2021

La rivoluzione digitale

Tralasciando l’aspetto della sorveglianza, della censura e delle informazioni personali – che merita un articolo a parte e apre un ventaglio di scenari uno più inquietante dell’altro – focalizziamoci sull’aspetto più umano del fenomeno social. È qui, infatti, che le cose si fanno difficili. Non vi è dubbio: tali strumenti permettono di organizzarsi, comunicare e interagire come mai nella storia. Possiamo rimanere potenzialmente in contatto con milioni di utenti, gruppi e pagine. Migliaia di aziende sono nate e hanno prosperato grazie alla cura dei propri canali social, per non parlare dei grandi eventi che hanno avuto successo grazie a un pugno di like e condivisioni. Il sottoscritto ha conosciuto personalità di grande valore grazie alle «connessioni» social e benedice la controinformazione in rete.

Gli effetti negativi dei social

Ma se da un lato questi spazi virtuali hanno il pregio di accorciare tempi e distanze, dall’altro stanno avendo sulla mente delle persone un impatto nocivo. Molto nocivo. Ansia e depressione stanno letteralmente esplodendo tra i più giovani, persino tra i bambini. Il voler per forza apparire, la spasmodica ricerca di approvazione sotto forma di like (equivalente a una dose di dopamina), la paura dell’interazione dal vivo al di fuori della zona di comfort di una chat, il linguaggio appiattito e atrofizzato… Basterebbe parlare con uno psicologo dell’infanzia per avere un’idea della situazione. Sono nate nuove fobie e nuove dipendenze, sempre più diffuse, come la…

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3 comments

fabio crociato 23 Ottobre 2021 - 8:20

Invertirei il titolo: “sempre più soli e depressi, sempre più interconnessi”! Altrimenti non ce la facevano ad avere il sopravvento. Prova ne è anche la recentissima, collettiva reazione allo stato di segregazione forzata anti sino-virus… strumentalizzato a dovere.

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Per contrastare il «potere» serve temperamento - 31 Ottobre 2021 - 8:31

[…] inesorabile dello strapotere silenzioso della rete, dall’onnipresente ridondanza dei social e dalla pervasività delle nuove forme comunicative in seno alle nuove dinamiche e ideologie tecnologiche, l’uomo non ha avuto più idea o coscienza […]

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Per contrastare il «potere» serve temperamento | NUTesla | The Informant 1 Novembre 2021 - 9:10

[…] inesorabile dello strapotere silenzioso della rete, dall’onnipresente ridondanza dei social e dalla pervasività delle nuove forme comunicative in seno alle nuove dinamiche e ideologie tecnologiche, l’uomo non ha avuto più idea o coscienza […]

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