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“Sottomettiti a tuo marito come negli anni ’50”. Casalinga apre una scuola per mogli tradizionali

by Cristina Gauri
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scuola di casalinghe anni 50

Londra, 24 gen – Pare che l’ondata isterica di femminismo di terza generazione, la teoria gender e mettiamoci pure il #metoo, abbiano provocato la nascita di una contro-ondata, seppur di dimensioni considerevolmente minori, di donne che anelano a uno stile di vita più conforme alle tradizioni e più aderente ai tanto vituperati ruoli di genere uomo-donna. Una situazione che spesso degenera, soprattutto sui social, nel virtue signalling (segnalazione di virtù): in altre parole lo sbandierare il ritorno alla tradizione non è altro che un mero esercizio di narcisismo per potenziare le proprie relazioni interpersonali e cercare il plauso dei propri follower, dimostrando il proprio conformismo al gruppo sociale di appartenenza. Ma di questo parleremo un’altra volta.

Il business della moglie tradizionalista

Di tutto questo fenomeno c’è anche chi ha fiutato l’affare e sta riuscendo a costruirci un business – perché potrai essere anche tradizionalista, ma capitalism is life. Parliamo di Alena Kate Pettitt, una casalinga inglese che dopo il matrimonio e la nascita del figlio si è licenziata dal suo lavoro nel settore del marketing e ha fondato una scuola che “insegna alle donne le buone maniere, il galateo, ad essere una brava casalinga e a viziare il proprio marito come se fosse il 1959”. Alena vive nelle Cotswolds, in Inghilterra, e si definisce una casalinga “felice di sottomettersi, prendersi cura della casa e viziare il marito”. La donna ha spiegato alla Bbc di non essersi mai sentita attratta dalla possibilità di essere qualcos’altro oltre a una madre e una moglie.

Da qui è arrivata l’idea di fondare l’Accademia per casalinghe, un sito pieno zeppo di articoli sulle norme di comportamento da tenere in casa e in società, condividendo ricette, consigli di galateo promuovendo il ritorno ai “modi, stile di vita e valori inglesi tradizionali”. Viene spiegato come comportarsi in ogni occasione, dal gestire raffreddori e starnuti “in modo elegante” a come affrontare un dibattito politico durante una cena tra amici (“portate l’attenzione su qualcosa di meno impegnativo”). Alena ha anche pubblicato due libri sull’argomento, Ladies Like Us e English Etiquette. Quindi non è propriamente corretto dire che la Pettitt si dedica esclusivamente al marito e alla famiglia: di fatto il suo è un lavoro da scrittrice, di marketing e di promozione: tutte attività che probabilmente nei ruggenti anni ’50 non le sarebbe stato consentito praticare, per le quali – azzardiamo – deve ringraziare i vari movimenti di liberazione della donna a lei così invisi. Ma chi si ferma nel mare dell’ipocrisia è perdut*.

Cristina Gauri

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5 comments

Citodacal 24 Gennaio 2020 - 2:46

Hagakure riporta l’aneddoto di quel signore feudale giapponese che, dopo aver fatto visita a una vecchia contadina del suo feudo, calpestò inavvertitamente un mucchio di riso posto all’uscita dell’abitazione.
“Fate dunque attenzione”, lo redarguì la donna “quel riso era stato messo lì per voi”, e nel contempo colpì le gambe del suo signore con una scopa. Costui si scusò e ritorno a palazzo. Colà giunto, diede disposizione perché il nome dell’anziana donna venisse iscritto nel registro di coloro che fossero autorizzati a portare la spada entro i confini del feudo.
Fedeltà e coerenza, ambedue nel senso più remoto (e dunque non soltanto coniugale), sono qualcosa di ben altro, e assai più ampio, che la sottomissione.

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Sergio Pacillo 24 Gennaio 2020 - 2:58

Prima di lei lo diceva anche San Paolo

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Jos 24 Gennaio 2020 - 3:33

destra..sinistra..centro….termini da borghesi….oltre la ” destra” oltre la ” sinistra” : Social- Nazionalismo

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Anton 24 Gennaio 2020 - 5:31

Questa signora britannica vorrebbe “insegnare” alle donne la sottomissione ai mariti? Ma gli uomini vogliono una moglie e non certo una schiava!

Basta con questa storia della sottomissione: se parliamo unicamente di lavoro salariato (e lasciando perdere, per il momento, i lavori di tipo agricolo) e pensiamo al fatto che, ad esempio, quella della governante sia sempre stata una professione tipicamente femminile, allora possiamo avere un’idea della alta considerazione e del valore che il lavoro femminile ha sempre avuto. Ma anche la professione di infermiera, per esempio, sino a cento anni fa, era unicamente femminile: sebbene ci fossero, per ovvi motivi, i lettighieri (portantini), gli infermieri maschi non esistevano proprio e sono stati introdotti, tutto sommato, di recente. Altre importanti professioni come la direttrice d’istituti educativi, la maestra di scuola elementare piuttosto che la segretaria d’ufficio e/o in genere, tutti i còmpiti relativi all’amministrazione e alla gestione burocratica (che non è una parolaccia) sono stati spessissimo affidati a personale femminile. E sebbene io sia fermamente contrario alla presenza femminile nelle FF.AA. (a parte le mitiche ausiliarie che avevano, comunque, còmpiti ben distinti da quelli dei soldati), ritengo siano imprescindibili sia il Corpo di Polizia Penitenziaria femminile, sia il Corpo di Polizia femminile di Stato.

Appunto perché, tradizionalmente, si dovrebbe restare fedeli al motto “unicuique suum”, credo sia opportuno rendersi conto del fatto che non tutte le donne siano adatte a essere madri né casalinghe. E la stessa cosa, come padri di famiglia, vale per gli uomini.

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Fabio Crociato 25 Gennaio 2020 - 9:55

“Ricreare il guerriero dal riposo…”! Speranza?!

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