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«Il 25 aprile? Una esaltazione masochistica collettiva»: parla Stefano Zecchi

by Fabrizio Vincenti
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Stefano Zecchi

Filosofo, accademico, scrittore, giornalista, opinionista italiano: difficile definire Stefano Zecchi. Forse è semplicemente inutile, perché l’ex docente di Estetica dell’Università di Milano è noto a tutti, così come è ben noto il suo impegno contro il politicamente corretto che sta corrompendo il mondo. Parlare con lui, significa respirare aria libera. Non è poco di questi tempi.

Questa intervista a Stefano Zecchi è stata pubblicata sul Primato Nazionale di agosto 2021

Intervista a Stefano Zecchi

È conservatrice o progressista questa Italia degli anni Venti?

«È fortemente conservatrice, ma di una conservazione che non chiede l’ordine, la tranquillità, quanto qualcosa di originale che si basa su solide basi, che vuole guardare al futuro. È una cosa molto positiva ed è l’unica pulsione culturale che caratterizza l’Italia: la sinistra non ha mai fatto i conti con il passato, hanno creato una specie di mostro, il partito dell’establishment».

A proposito di sinistra, dopo anni passati a ricordare che non c’erano nemici ma solo avversari, siamo tornati alla criminalizzazione a senso unico: perché?

«Rispetto al passato c’è stata qualche figura intelligente come Violante, però non vedo grandi differenze. Semmai rilevo differenze in base alle forze in campo: quando il centrosinistra aveva una sua forza e un suo progetto, per quanto sbagliato, poteva trattare con indulgenza gli avversari. Ora sono tornati a essere nemici, perché questi ultimi hanno preso il loro spazio, basta pensare a dove raccolgono voti Salvini e Meloni».

Come può fare il Pd a recuperare voti: con lo ius soli e il ddl Zan?

«Il Pd tiene insieme l’establishment, lo votano insegnanti, professori universitari, intellettuali, magistrati, il mondo del cinema, giornalisti che vogliono contare, sembra quasi il partito del posto fisso di Checco Zalone. Ogni due anni fanno fuori un segretario, Letta sembra un marziano con le sue proposte che non costruiscono né un’identità né un progetto politico».

La parabola dei 5 Stelle era prevedibile: ha di recente sostenuto che possono prendere i voti solo di chi percepisce il reddito di cittadinanza.

«Sono nati morti, è un movimento di protesta entrato nella stanza dei bottoni. Credo rappresentino un bacino elettorale, soprattutto meridionale, che può essere gestito; se si offre la chiave giusta, sono voti che possono andare a destra come a sinistra».

Secondo molti analisti, l’elettorato è sempre più fluido, pronto a spostarsi nel voto e, del resto, lo si è visto: è positivo o è il segnale che la politica è una merce sempre più deperibile e intercambiabile?

«Sono d’accordo sino a un certo punto: non è fluido da sinistra a destra, è fluido al centro, che rimane il non-luogo della politica. Sono voti, anche di persone colte, professionisti, che vogliono vedere dove c’è maggiore competenza, che sono legate al desiderio del fare, come dice Berlusconi».

Come si ferma la cancel culture prima che distrugga il mondo?

«Con la formazione, l’educazione, ritornando ai fondamenti della formazione dei ragazzi. Non è vero che i ragazzi non sono attenti: sono attenti alla concretezza del loro destino, non cercano illusioni. I giovani sono i maggiori oppositori dei ministeri delle opportunità giovanili, sono indispettiti dal dare, vogliono prendere le cose, non vogliono il paternalismo amministrativo».

In questa società c’è ancora posto per il lavoro?

«Non è più un lavoro di tipo sindacal-operaio, è richiesto dinamismo, c’è una rivoluzione nel mondo della professionalità. Questa pandemia toccherà proprio prima di tutto il mondo del lavoro: sarà più informatizzato, si lavorerà di più da casa. Avremo un cambiamento simile alla rivoluzione industriale per intensità, cambierà anche l’estetica delle città, cambierà l’idea della casa che diventerà anche office, e ci saranno revisioni del diritto del lavoro. Ma il lavoro resterà centrale».

Ha definito di recente il decreto Zan inutile: inutile o anche pericoloso?

«Tutte le cose inutili sono pericolose, perché non si sa chi se ne appropria. Non c’è bisogno di una legge simile, non conosco alcun omofobo, ne vorrei conoscere uno. Lo scopo non viene raggiunto, il vero scopo è il poter indottrinare i ragazzi delle elementari e sviluppare un controllo poliziesco».

Che ne pensa di Renzi?

«Non sono un suo seguace, ma credo che…

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