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“A Todi Festival della cultura. Ma la sinistra la odia”. Parlano i giornalisti ospiti della kermesse

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 16 giu – Tutti ne parlano (a sproposito): è il Festival letterario di Todi – balzato alle cronache per la polemica innescata dall’Anpi e dalla sinistra contro l’evento culturale in programma da domani a domenica nella città umbra e non per il ricco programma né per gli ospiti di tutto rispetto. Ai media mainstream, tutti schierati contro un evento culturale per il solo fatto di non essere organizzato dalla solita sinistra, non interessa informare i lettori su chi interverrà a Todi Città del Libro in piazza del Popolo. Né menzionare il concorso letterario associato, né gli editori con gli stand, né gli spettacoli, la musica, gli eventi per i bambini. Una festa della cultura che dovrebbe unire tutti. Al di là degli steccati ideologici. Ecco perché abbiamo voluto dar voce ad alcuni dei tanti giornalisti che prenderanno parte ai numerosi eventi in programma, tra conferenze, presentazioni e dibattiti. Giornalisti con la schiena dritta, senza pregiudizi ideologici.

Rapisarda: “Più che i nipotini dell’Anpi preoccupa l’assenza di dibattito imposta dalla sinistra”

“La dottrina giornalistica ci insegna a separare i fatti dalle opinioni ma quando si parla di cultura non conforme i fatti scompaiono e rimangono solo le opinioni. Questa è una deriva di una certa informazione mainstream e il pastone che emerge è un racconto viziato dei fatti. Questo a maggior ragione accade ogni volta che un ente pubblico ha l’ardire e l’ardore di dare il patrocinio ad associazioni culturali, peraltro non legate ad alcun partito, che non fanno parte del mondo legato alla sinistra”. A farlo presente è Antonio Rapisarda, giornalista e scrittore, collaboratore di Libero e Rai, tra gli ospiti della kermesse tuderte. “Un festival del libro, ragazzi. Non un festival di teoria militare. Con nomi di tutto rispetto, giornalisti, scrittori, anche di sinistra. Ahinoi, si è passati da un giornalismo del ceto medio riflessivo che sviluppava un certo spirito critico a una critica senza spirito. Ripeto, è purtroppo una deriva che coniuga amaramente informazione ufficiale e la politica del partito unico, che non prevede, non contempla alcun tipo di voce dissonante, critica – spiega Rapisarda -. E questa riduzione dello spazio da parte del partito unico è proporzionale alla riduzione dello spazio nella società. Il vero problema dunque è questa grande vaccinazione, inoculazione di assenza di dibattito, più che la contestazione dei nipotini dell’Anpi. La nota amara – conclude – è che un Mughini, intellettuale al di là di ogni steccato ideologico, è contestato dalla sinistra perché partecipa a un festival non conforme. Purtroppo certi vizi non cambiano. Ma con il passare degli anni diventano sempre più stucchevoli”.

Ciapparoni: “Contestare la cultura è fuori dalla realtà”

Alberto Ciapparoni, giornalista e scrittore – che collabora con varie testate e emittenti radiofoniche, anche lui tra gli ospiti del Festival – non ha dubbi: “La cultura e tutto ciò che la promuove deve essere ben accolta, sostenuta, appoggiata. Anche perché veniamo da una crisi sanitaria ed economica. Mettersi a fare ostruzionismo nei confronti di una iniziativa culturale che non ha steccati ideologici è francamente incredibile. E soprattutto fuori dalla realtà economica di questo Paese, vista la durissima crisi che stiamo vivendo. Il patrocinio istituzionale contestato dalla sinistra non merita che applausi a scena aperta. Comune di Todi e Regione Umbria hanno fatto una scelta coraggiosa e importante. La cultura va sostenuta sempre, a maggior ragione in una situazione come l’attuale. Personalmente io sarei andato tranquillamente anche a eventi organizzati da chi ha idee o schemi lontani dai miei. La differenza culturale è arricchimento. La discussione non deve fare paura, anzi va appoggiata. Ne va della crescita di questo Paese”.

Tecce: “Vogliono impedire a chi non la pensa come loro di fare cultura. Hanno rotto le palle”

“In tutta Italia ci sono festival letterari esclusivi della sinistra, in cui io non ho mai visto uno scrittore non dico di destra, ma che non facesse parte del circoletto radical chic, degli amici delle terrazze romane. Per una volta che c’è un evento non con i soliti nomi, una iniziativa nuova, i media mainstream cavalcano la polemica dell’Anpi, perché fanno parte della stessa parrocchietta. Con fior fiore di ospiti, tra cui il noto squadrista Mughini, la stampa schierata parla solo delle proteste della sinistra”. E’ battagliera Laura Tecce, giornalista e conduttrice televisiva, che sarà ospite del Festival di Todi. “Questi signori ritengono che la cultura sia esclusivo appannaggio loro. Pensano di essere gli eredi di Gramsci, gli illuminati che educano le masse con la loro narrazione, incontrovertibile, inattaccabile. E’ la loro una visione totalitaria – sottolinea la Tecce -. Vogliono impedire a chi non la pensa come loro di fare cultura“. E quando le abbiamo chiesto cosa direbbe alle sue colleghe e ai suoi colleghi giornalisti che snobbano il Festival perché è “fascista”, risponde: “Avete rotto le palle. Basta creare alibi. Non li giustifico più. Non ho capito che problemi hanno. Gli dà fastidio che si possa fare cultura pur non essendo legati all’Anpi o al circoletto Arci Gay, Arci Lesbica? Basta“.

Barbarito: “Il pregiudizio ideologico è l’antitesi di tutto ciò che è cultura”

Jacopo Barbarito, giornalista del Corriere dell’Umbria, premette che la libertà di stampa non si tocca e che secondo lui ogni giornale può scegliere liberamente che linea dare, “c’è sempre stato e sempre ci sarà”. “Quello che è preoccupante che si faccia fatica ad accettare modelli culturali diversi. E questo avviene, al di là del caso di Todi, in tante realtà governate dal centrodestra. C’è purtroppo una sudditanza psicologica del centrodestra al modello culturale della sinistra”, spiega Barbarito, anche lui tra gli ospiti del Festival. “Questa è la cosa più grave: se si rinuncia a giocare un ruolo chiave su questo fronte, non ci sarà mai un modello realmente alternativo che vada oltre le fiammate elettorali”. Certo è che il presidio contro il Festival non ha niente a che fare con la cultura. “Il pregiudizio, di qualsiasi ideologia sia, è proprio l’antitesi di quello che è cultura. Pertanto io mi interrogherei con me stesso, prima di andare a criticare gli altri”.

Adolfo Spezzaferro

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