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Valhalla Express: la storia di un volontario del Battaglione Azov

by La Redazione
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Roma, 23 mag – Pubblichiamo, per gentile concessione della casa editrice Italia Storica, la postfazione del volume “Valhalla Express. La storia di un nazionalista, rivoluzionario e volontario ucraino nel Battaglione ‘Azov'”, scritta da Domenico Di Tullio. Si tratta della prima testimonianza in assoluto edita in italiana a cura dell’editore e saggista Andrea Lombardi di un membro del Battaglione (poi Reggimento) “Azov”, dalla giovinezza nell’Ucraina post 1991, tra tensioni sociali e etniche, alla militanza nelle organizzazioni politiche nazionaliste radicali e nei gruppi Ultras e paramilitari, sino agli scontri di Maidan, all’entrata nel Battaglione “Azov” e i combattimenti a Mariupol e nel Donbass del 2014.

Un documento essenziale per comprendere la realtà della società ucraina e delle tensioni con la Russia dopo la caduta dell’URSS, sino al conflitto attuale.
In appendice una documentazione fotografica, le linee guida del movimento “Azov” e la cronologia delle operazioni militari del Battaglione nel 2014-2015 in un documento ufficiale del reparto, e un approfondimento sul nazionalismo radicale nell’Ucraina post-sovietica a cura di Andrea Forti. Introduzione di contesto di Matteo Sacchi (Il Giornale), postfazione di Domenico Di Tullio.

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Lo scopo di questo libro è l’informazione diretta e non mediata, resa da un testimone presente fin dai primi giorni della nascita del nuovo movimento nazionalista ucraino. In questo, come in altri lavori, riteniamo essenziale fornire al lettore la possibilità di apprendere e giudicare direttamente la storia di un movimento forte e comunque significativo nel panorama politico europeo.

La prima lettura di questo memoriale disarma ed entusiasma allo stesso tempo: è la storia di una rivoluzione, in tempi nei quali è molto difficile non solo assistere ad un fenomeno così travolgente è radicale, ma addirittura immaginarne la possibile realizzazione, almeno nella nostra cara vecchia Patria Europa. Con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni rimane una cronaca fedele e diretta di quello che un piccolo gruppo di uomini, all’inizio poche decine in un paese vastissimo, sono riusciti a portare a compimento con la forza della loro determinazione, un attivismo inesauribile, il coraggio di opporsi direttamente ad un regime all’epoca potente e totalitario, che non si faceva scrupolo di massacrare oppositori e semplici inermi cittadini. Se non fosse, qui, in Europa, se non fosse che il tema predominante per l’Ucraina è stato la riscoperta dell’amore per la Patria, concetto inusuale e desueto ormai nel pensiero politicamente corretto del modernismo occidentale, potrebbe sembrare la classica narrazione di una rivoluzione colorata, di una primavera di qualche paese arabo o africano, di una qualsiasi lotta per una libertà di essere uguali. Tale non è, possiamo dire ormai a posteriori, non sarà mai il cammino impetuoso dell’“Azov”.

Abbiamo, noi curatori plurali, voluto fare un’operazione di testimonianza pura, senza imporre correttivi e censure, perché il lettore potesse apprezzare i fatti e un mondo – uno stile, avremmo detto qualche anno fa – terribilmente spiccio e spesso appassionato, senza essere retorico o enfatico, di un militante che racconta il suo percorso di crescita politica e militare, come è stata ed è politico-militare la caratterizzazione dei movimenti nazionali ucraini.
Un’operazione del genere scontenterà ovviamente la gran parte di quelli che si aspettano comunque un pregiudizio, un’opera critica preconfezionata, una vulgata che aderisca all’una o all’altra delle declinazioni di pensiero unico sulla questione della guerra patriottica ucraina o dell’“Operazione Speciale” antinazista russa.

Ancora, questa piccola preziosa memoria aggiunge anche uno spessore di pensiero che va oltre la normale generalizzazione delle speculazioni sulle basi ideologiche della grande guerra ucraina. L’esempio spiccio è che il tanto discusso Bandera – per la nostra stampa di volta in volta nazista, non nazista, al soldo di Hitler o degli inglesi, anche se sicuramente assassinato dal KGB – non è mai nominato in questo memoriale, mentre il riferimento ideale più diretto è alla “Naziocrazia” di Mykola Stsiborskyi (1897-1942), a noi per lo più sconosciuto ideologo e figura di spicco dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, fascista creativo e critico di Hitler e dell’antisemitismo, che muore assassinato nel 1942, probabilmente da banderisti.

Oggi, mentre il nostro mondo occidentale, così apparentemente sicuro, inattaccabile, privilegiato, vacilla anche solo per le contrastanti notizie, per le campagne di disinformazione sul conflitto che sta infiammando il granaio d’Europa (ma come, non era la Russia? Ma come, non era l’America?), questa testimonianza appare preziosa, oltreché opportuna, al fine di approfondire gli inizi dei movimenti nazional rivoluzionari ucraini, le motivazioni delle spinte separatiste come della guerra nazionale che dal 2014 vede l’Ucraina opporsi ai filorussi nel Donbass, e la storia di quelle battaglie che i militanti nazionalisti in armi avevano combattuto direttamente e in maggior parte in maniera molto più determinata e efficace delle truppe regolari.
La metafora del gruppo di soldati forti e coraggiosi, del Battaglione che oggi è un Reggimento, dell’Esercito di patrioti è quella che meglio si attaglia per descrivere anche la genesi del Reggimento “Azov”, così come lo conosciamo oggi. L’addestramento militare segue progressivamente una crescita culturale e spirituale dei militanti, screma i più motivati dagli altri, crea una élite, che diviene presto anche di pensiero. Più che dei miliziani di guerre partigiane, i protagonisti di questo racconto in presa diretta sono soldati di un Esercito di popolo, che combatte sempre e comunque nel perseguimento di uno scopo patriottico e nazionale.

Scontenterà molti questo memoriale, scontenterà entrambe le fazioni di pensiero critico sulla guerra in Ucraina, ma è giusto che il fine sia di privilegiare una rappresentazione quanto più veritiera e realistica possibile, allo scopo di lasciare spazio all’analisi critica del lettore, all’approfondimento storico culturale, al pensiero libero di questa terra d’Occidente. Dove sì, cade il sole, ma dobbiamo tutti essere consapevoli che rinasca ogni giorno, anche contro il dogma del pensiero unico, mostro assoluto che dobbiamo e vogliamo combattere in tutte le sue solo apparentemente contrapposte declinazioni.

Domenico Di Tullio

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