Roma, 14 feb – Poteva non mancare l’ennesima polemica femminista e stavolta poteva non coinvolgere anche il povero Carlo Verdone? Il regista romano è sotto accusa per aver usato il termine “zoccola” nel suo ultimo film.
Si vive una volta sola
L’ultima fatica di Verdone, Si vive una volta sola viene descritto dall’Huffington Post “un film in cui tutte ma tutte le donne, mogli, figlie, ex mogli, fidanzate volatili, conoscenze casuali e amanti occasionali sono “zoccole””. Fin qui si potrebbe discutere sull’opportunità o meno di utilizzare tale termine, il contesto …. ma niente. Nell’articolo non c’è un riferimento ad una sola scena in cui questo termine pacchiano sia stato usato. Come si può fare critica (anche solo cinematografica) così? Come può il lettore comprendere di cosa si sta parlando? Questo accade quando si antepone una lettura ideologica ad una lettura critica. “E’ imperdonabile contrabbandare come figlia degenere del primario Verdone – e aspirante soubrette, che sventola il lato B in show dozzinali – una signorina che parla e si muove come i figuranti di “Gomorra”( la serie )”; questo è l’unico riferimento ad una figura femminile che viene fatto in tutta la recensione, e onestamente non si capisce perché sarebbe addirittura “imperdonabile”. Perché parla napoletano? Potremmo anche essere d’accordo, ma la foga femminista di fare a pezzi Verdone confonde un po’ i significati.
Harley Quinn e il megaflop femminista
Teresa Marchesi, la firma di questo pezzo, si definisce sul’HuffPost “Journalist and filmmaker”. La stessa che ha definito il gigantesco flop in salsa rosa Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn, “un plateale invito a non porgere l’altra guancia e all’emancipazione femminile“. Anche qui, le lenti del giudizio sono deformate dalle lenti femministe, sebbene sostenga che “i fondamentalismi non sono il suo pane” la Marchesi scrive che il film sarebbe “capace non solo di intercettare la voglia di rivincita di un universo femminile in subbuglio ma di contaminare il look delle teenagers in cerca di identità”. I risultati la botteghino – e la trovata della Warner Brothers che in zona Cesarini spera di salvare il film cambiando il titolo – smentiscono platealmente questa lettura.
Ilaria Paoletti