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Bancari: il “mito del posto fisso” davanti alle sfide dell’automazione

by Salvatore Recupero
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bancari licenziamenti

Roma, 5 gen – La precarietà nel mercato del lavoro non risparmia neanche i bancari. Il mito del posto fisso in banca è solo un ricordo del passato. L’innovazione tecnologica e le crisi finanziarie hanno reso quella del settore bancario una professione fragile. Dall’inizio del 2019, sono circa 50 i gruppi bancari che hanno annunciato riduzioni del personale per un numero complessivo di 77.780 posti di lavoro in meno. Nel prossimo anno la situazione non migliorerà: sono previsti nuovi tagli del personale anche nel 2020 sia in Europa che negli Usa. Analizziamo nel dettaglio questi numeri per comprendere la gravità di questa situazione.

In arrivo licenziamenti di massa

Secondo le stime di Bloomberg, i posti di lavoro in banca persi nel 2019 in Europa, stando agli annunci di ristrutturazione, sono stati 63.611. A questi si aggiungono 7.669 esuberi in America Settentrionale, 3.500 tagli in America Latina, 2.487 in Medio Oriente e Africa e 513 nella regione Asia-Pacifico. C’è da dire che non si tratta di fattori congiunturali ma strutturali. Le pesanti ristrutturazioni non sono solo il frutto della crisi economico che ha travolto gli istituti di credito nel 2008. Infatti, il numero dei bancari al lavoro decresce anche a causa delle innovazioni tecnologiche: l’incremento delle attività online e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

L’IA, però, è una foglia di fico dietro per assottigliare la forza lavoro. Il management ha voluto stravolgere la piramide di ricchezza interna alle banche. La base viene sempre più ridotta per far sì che la punta, cioè i vertici, sia sempre più larga in termini non tanto di poltrone quanto di peso specifico delle poltrone stesse. Peso che si traduce in remunerazioni, soldi. Facciamo qualche esempio. Unicredit punta a tagliare 8.000 dipendenti chiudendo 500 filiali, nel periodo 2020-2023. I tagli colpiranno sedi e personale di diversi Paesi europei in cui è presente Unicredit, ma sarà soprattutto l’Italia a pagare il prezzo più alto.

Non sono da meno le banche tedesche, con Deutsche Bank che, travolta dagli scandali e oggetto di una pesante ristrutturazione, ha annunciato 18mila esuberi da qui al 2022.

Altre banche hanno annunciato riduzioni del personale, come Commerzbank, Hsbc, Santander e Barclays, con tagli compresi tra i 3 mila e i 5 mila posti. Tra quelle americane, invece, Morgan Stanley ha comunicato a dicembre di voler tagliare 1.500 posti di lavoro, il 2% dei suoi oltre 60 mila dipendenti in tutto il mondo.

C’è da dire che questi esuberi non servono a tenere in piedi degli istituti di credito fragili. Non si tratta, quindi, di una spending review applicata ai grandi gruppi bancari. Migliaia di dipendenti diventano esuberi mentre crescono gli utili per i soci. Uno studio della del sindacato bancario First Cisl conferma quanto detto: le prime cinque banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Mps e Ubi) nei primi nove mesi del 2019: in un anno gli utili netti sono schizzati a 8,7 miliardi, +38,5 per cento. I posti di lavoro andati in fumo sono stati 9.190, gli sportelli chiusi 1.013.

La proposta della Fabi per evitare gli esuberi

È necessario, dunque, invertire questo trend. Per questo il Segretario Generale della Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) Lando Maria Sileoni lancia la proposta, che verrà presentata nei dettagli la prossima settimana, per gestire le criticità di alcuni istituti di credito: riqualificazione, formazione e assunzione di giovani. Il tema degli esuberi continua a tenere testa nel settore bancario italiano anche per il 2020, con i sindacati che tengono alta l’attenzione per limitare al massimo il numero delle uscite.

La Fabi, intanto, propone di stringere con le banche un “nuovo patto per l’occupazione nel settore e la costituzione di una scuola per manager”. La proposta di un patto per l’occupazione arriva dal segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, secondo il quale, dopo la firma del contratto di lavoro del settore, bisogna fare “ragionamento di prospettiva, con un progetto lungimirante volto a blindare l’occupazione in banca”, con cantieri per “riconvertire e riqualificare il personale”. La Fabi illustrerà la proposta alle altre organizzazioni sindacali dopo il 7 gennaio, auspicando una “intesa unitaria sull’argomento – aggiunge Sileoni – a cominciare dai piani industriali di UniCredit, Deutsche e a Popolare di Bari: pretenderemo un importante numero di assunzioni di giovani a fronte di uscite volontarie”. La gestione degli esuberi finora si è barcamenata tra “uscite volontarie” e prepensionamenti. Questo, però, non basta e non basterà. È necessario puntare sullo sviluppo delle competenze. Vediamo come.

L’innovazione tecnologica e la centralità del lavoratore

L’intelligenza artificiale potrebbe oggi provocare una rottura con il passato sia nei contenuti della formazione, sia nel modo in cui questa viene impartita e diffusa. Relativamente alla forza lavoro già occupata c’è oggi poi il problema sia di misurare le competenze e di verificare se esse siano o meno adatte al nuovo contesto produttivo.

Le analisi che quantificano le conseguenze dell’adozione delle nuove tecnologie sull’occupazione difficilmente riescono a cogliere i risvolti qualitativi sulle mansioni svolte. L’esperienza in questo caso non aiuta perché quello in atto è un processo molto più veloce di qualunque altro in passato e perché la vita media delle mansioni lavorative si va riducendo in modo sostanziale: a fronte di percorsi di apprendistato che durano 5 anni o più, le qualifiche richieste hanno ormai una vita media di due-cinque anni. La sfida che ci troviamo davanti è molto impegnativa. Il nuovo imperativo deve essere: imparare a reimparare. Affinare le competenze ci consentirà di superare l’alienazione. Inoltre, un approccio “futurista” alle sfide dell’intelligenza artificiale ci consentirà di dominare lo sviluppo tecnologico.

Salvatore Recupero

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3 comments

frank 5 Gennaio 2020 - 12:34

Questo servizio è fuorviante.

Si parte con: “Ci sono 78000” esuberi.

Penso: “In Italia?”. Poi si parla di “Europa”, “America”…

MA COSA CAZZO ME NE BATTE IL CAZZO DELL’EUROPA E ALTRE NAZIONI STRANIERE. PARLATE DELLA SITUAZIONE IN I T A L I A !!!

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Manlio 24 Gennaio 2020 - 1:44

sto con Frank

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Fabio Crociato 5 Gennaio 2020 - 6:09

Intanto hanno fatto i soldi, adesso vanno al recupero di quelli persi per strada pagando profumatamente i complici non affini e arrivano, anzi sono arrivati… sino a raschiare il bidonato popolo.
Il posto fisso dovrebbe essere un diritto-obbligo al posto del RdC.
La tecnologia, senza etica condivisa, è un perfezionamento della fregatura.

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