Roma, 04 set – Le bollette della luce e del gas sono un incubo per molti, troppi italiani. Le famiglie a “rischio povertà energetica” sono circa 4 milioni pertanto, si trovano in questa condizione di difficoltà oltre 9 milioni di persone. Questo è quanto è emerso dall’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi Cgia sugli ultimi dati disponibili del Rapporto Oipe 2020. Andiamo con ordine.
Il concetto di povertà energetica
L’Oipe è l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (Università degli studi di Padova). L’indicatore di povertà energetica è stato ottenuto confrontando la soglia di povertà relativa con la capacità di spesa residua. In pratica è stata calcolata sottraendo alle voci che costituiscono le spese delle famiglie (così come calcolate dall’Istat), quelle per il riscaldamento. Fatta questa premessa è più facile comprendere l’impatto delle bollette sul bilancio familiare.
Secondo l’elaborazione degli artigiani mestrini, si stimano in condizioni di povertà energetica i nuclei familiari che non riescono a utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento d’inverno, e il condizionatore d’estate. A causa delle precarie condizioni economiche, non dispongono o utilizzano saltuariamente gli elettrodomestici ad elevato consumo di energia (lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, aspirapolvere, micro onde, forno elettrico, etc.).
Nell’identikit delle famiglie “vulnerabili” energeticamente spesso troviamo quelle con un elevato numero di componenti che risiedono in alloggi in cattivo stato di conservazione, con il capofamiglia giovane, spesso inoccupato e/o immigrato.
Le aree geografiche più esposte
A livello geografico nessuno si stupisce che le aree più colpite sono nel Mezzogiorno. Il caro bollette fa più danni a Sud dove la frequenza della povertà energetica è la più elevata d’Italia e interessa tra il 24 e il 36% delle famiglie residenti in questo territorio.
In termini assoluti è la Campania la regione che se la passa peggio: il numero delle famiglie che utilizza saltuariamente luce e gas oscilla tra le 519 mila e le 779 mila unità. Non va meglio in Sicilia dove la forchetta oscilla tra i 481 mila e i 722 mila nuclei familiari. Lo stesso dicasi per la Calabria che presenta un range tra le 191 mila e le 287 mila famiglie in difficoltà nell’utilizzo quotidiano di energia elettrica e metano.
Meno critica, ma comunque con una “vulnerabilità” energetica medio-alta, scorgiamo le altre regioni del Mezzogiorno e alcune del Centro che presentano una forchetta che varia dal 14 al 24 % delle famiglie residenti. Facciamo qualche esempio. La Puglia (con un numero di nuclei compreso tra i 223 mila e gli 383 mila), la Sardegna (tra 102 mila e 174 mila), le Marche (tra 90 mila e 154 mila), l’Abruzzo (tra 77 mila e 132 mila) e l’Umbria (tra 53 mila e 91 mila).
Risalendo la Penisola la situazione migliora. Nella fascia a rischio medio-bassa (tra il 10 e il 14 % delle famiglie coinvolte), notiamo il Lazio e alcune regioni del Nord: Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Nella fascia più bassa, infine, quella che comprende un numero di nuclei familiari in difficoltà che va dal 6 al 10 % del totale, annovera la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e il Trentino Alto Adige. E veniamo ora alle categorie su cui pesa il caro energia.
Le categorie più a rischio
L’aumento esponenziale dei prezzi delle bollette prevista per il prossimo autunno potrebbe peggiorare notevolmente la situazione economica di tantissime famiglie, soprattutto quelle composte da lavoratori autonomi.
Bisogna tener presente che circa il 70 % degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha né dipendenti né collaboratori familiari, Pertanto queste categorie stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas. La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare, rinfrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi. A poco sono valse le misure di contenimento introdotte in questi ultimi mesi dal Governo Draghi. I costi energetici sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti nel recente passato. Il rischio è che molte attività si trovino costrette ad abbassare per sempre la saracinesca.
Per capire la gravità della situazione che coinvolge gli autonomi basterà ricordare gli ultimi dati elaborati dall’Istat e riferiti al 2019. Il rischio povertà delle famiglie presenti in Italia con un reddito principale ascrivibile ad un lavoratore autonomo era pari al 25,1 %, contro il 20 % riconducibile a famiglie con fonte di reddito principale da lavoro dipendente. E con la crisi pandemica e il conseguente lockdown imposto a tantissime attività “scoppiate” a inizio marzo del 2020, negli ultimi 2,5 anni il differenziale tra queste due tipologie familiari potrebbe essere addirittura aumentato.
Il caro bollette, come la pandemia, sarà il nuovo tsunami che si abbatterà su milioni di famiglie e di piccoli imprenditori.
Salvatore Recupero
2 comments
Restando così le cose, altrimenti sai che numeri! Per chi può coperte termiche, altrimenti sacchi a pelo e fornelli da campeggio vanno e andranno alla grande… al chiuso! Aprire le orecchie e non solo gli occhi sui dati (digitali che succcccano né più e né meno come gli analogici), come i treni sempre in ritardo.
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