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Coronavirus, le banche si riscoprono (in ritardo) “amiche” delle imprese. Ma non basta

by Salvatore Recupero
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Roma, 20 mar – Il coronavirus non deve farci paura. Almeno dal punto di vista economico. Alcuni istituti di credito metteranno a disposizione delle imprese italiane la liquidità necessaria per far fronte al Covid-19. Vediamo come.

Mps “amica” delle imprese

Cominciamo dal Monte dei Paschi di Siena. In pochi si aspettavano che da Rocca Salimbeni sarebbe giunto un aiuto alle aziende italiane. Fino a qualche mese fa la banca senese era al centro delle cronache per la sua mala gestione. Oggi Mps (che è al 68% controllata dal Tesoro) si impegna a metter sul piatto ben 5 miliardi di euro per aiutare le imprese italiane colpite dal coronavirus. Il pacchetto “offre una soluzione altamente personalizzabile in base alle effettive esigenze finanziarie delle aziende”.  Tre sono le misure subito disponibili per le aziende.

In primis si parte dalla sospensione delle rate o l’allungamento della durata dei finanziamenti fino ad un massimo di 12 mesi. In secundis la proroga delle scadenze degli anticipi fino ad una durata massima di 12 mesi dall’accensione del credito. La terza misura, denominata Mps Ripartiamo, agevola la ripresa dell’attività in un contesto di riduzione del capitale circolante, “la Banca ha previsto, infatti, finanziamenti a medio e lungo termine, sia di natura chirografaria che ipotecaria, con erogazioni in tranches da effettuare nel corso del primo anno a seconda delle esigenze che le aziende evidenzieranno”.

Il supporto di Intesa San Paolo ai suoi clienti

Da Siena a Torino lo spartito non cambia. Intesa San Paolo si è impegnata a sostenere le imprese italiane nel fronteggiare l’emergenza globale del coronavirus. È necessario “garantire continuità e produttività, ponendo le basi per il rilancio”. Per passare dalle parole ai fatti, Piazza San Carlo “mette a disposizione delle imprese italiane di piccole e medie dimensioni 15 miliardi di euro attraverso misure straordinarie dedicate. L’obiettivo è affiancare le imprese di tutti i settori economici, fornendo la liquidità necessaria per superare la fase economica di crisi”. Intesa Sanpaolo mette a disposizione due misure, alternative o cumulabili, per un importo complessivo di 15 miliardi di euro. Questa nuova iniziativa di Intesa Sanpaolo si aggiunge alla moratoria annunciata il 24 febbraio, con la sospensione per 3 mesi delle rate dei finanziamenti in essere (per la sola quota capitale o per l’intera rata) prorogabile per altri 3/6 mesi in funzione della durata dell’emergenza.

La filantropia non basta

Ci voleva il coronavirus per dare alle aziende italiane la liquidità necessaria per crescere? Evidentemente sì. Lo scorso novembre le pmi italiane e in particolare gli artigiani lamentavano una pesante contrazione del credito nei loro confronti. Secondo la Fedart (costituita da Confartigianato, Casartigiani e Cna): “Non c’è credito per gli artigiani italiani. Il trend del primo semestre 2019 parla di meno 21,5 miliardi di euro rispetto all’anno precedente». E ancora: «Il settore artigiano dal 2010 ad oggi ha perso il 41,8% di finanziamenti”. Più nello specifico, il credito totale erogato alle imprese nel 2019 è stato di 722,7 mld di euro contro i 744,2 mld del 2018. Inoltre, guardando “al solo comparto artigiano la situazione risulta ancora più grave” con una curva decrescente di 1,8 miliardi di euro in meno tra il 2018 e il 2019 (da 34,8 a 33 mld)”. Oggi, però, con il dilagare della pandemia, le banche sono disposte ad aprire i loro forzieri per iniettare la liquidità necessaria al sistema.

Purtroppo, questo non basta in assenza di un massiccio intervento da parte del governo.  I 25 miliardi di euro stanziati da Palazzo Chigi sono decisamente insufficienti. Al cospetto delle altre nazioni, l’esecutivo guidato da Conte fa una pessima figura. Anche la Spagna fa meglio di noi. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, ha annunciato quella che ha definito “la maggiore mobilitazione di risorse economiche della storia della Spagna”: un piano da 200 miliardi di euro per “creare uno scudo sociale al servizio dei cittadini” e attutire così l’impatto della crisi. Per non parlare poi delle risorse messe in campo da Berlino, Parigi e Washington. Insomma, mentre le altre nazioni usano il bazooka noi pensiamo di cavarcela con un vecchio archibugio.

Salvatore Recupero

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