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Gas: ecco perché non possiamo fare a meno del Qatar

by Salvatore Recupero
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Roma, 21 dic –  In questo periodo qualsiasi tema s’intreccia con la crisi energetica soprattutto con la mancanza di gas. Si è fatto un gran parlare dell’opportunità di organizzare i mondiali di calcio in Qatar. Poi, prima che la coppa finisse nelle mani di Messi, è arrivata come un treno l’inchiesta sulla corruzione al Parlamento Europeo. Tuttavia, non possiamo fare meno del gas qatariota. Vediamo perché.

La minaccia qatariota

La classe dirigente dell’emiro del Golfo Persico è furiosa a causa dell’inchiesta della magistratura belga. In pratica, i qatarioti sono accusati di aver riempito di soldi alcuni politici europei per divulgare un’immagine positiva del Qatar. Inoltre, nei giorni scorsi, il Governo di Doha ha protestato perché sono stati messi al bando dal Parlamento europeo i suoi delegati ed osservatori.

Una restrizione “discriminatoria”, dice una nota ufficiale contro le autorità belghe che indagano sullo scandalo, che ha un impatto “negativo” nei rapporti con la Ue; “avrà un effetto negativo sulla cooperazione regionale e globale e sui colloqui in corso su energia, povertà e sicurezza”. E ancora: “Respingiamo fermamente le accuse che associano il nostro governo a cattiva condotta. Il Qatar non è stata l’unica parte nominata nelle indagini, eppure il nostro Paese è stato esclusivamente criticato e attaccato”.

Promesse o solo “innocue” minacce

In realtà pensare che il Qatar decida di tagliare il gas all’Europa in generale, e all’Italia in particolare è un’ipotesi solo teorica. Quale venditore si priverebbe del suo maggior cliente proprio quando gli affari stanno per espandersi? La risposta è già contenuta nella domanda. Alla fine sono i numeri che contano. Vediamo, quindi, quali sono i dati da cui non si può prescindere per parlare di export di gas.

I numeri del Qatar

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, nei primi dieci mesi del 2022 l’Europa ha importato in tutto 12,5 miliardi di metri cubi di metano dal Qatar di cui la metà, circa 6 miliardi di metri cubi, sono approdati in Italia al terminale di rigassificazione nel mare Adriatico al largo del delta del fiume Po.

Per comprendere meglio quanto si è detto spieghiamo cos’è il Gnl. Si tratta di gas naturale liquefatto, che viene ottenuto raffreddando il gas a 163 gradi sotto zero, temperatura alla quale per il freddo il metano perde la forma gassosa e condensa in forma liquida. I rigassificatori riscaldano il metano sopra la temperatura di ebollizione di 162 gradi sotto zero, e il combustibile torna allo stato gassoso per essere immesso nelle condutture. L’import passa per il rigassificatore della Adriatic Lng, il quale immette il gas nella rete italiana a Cavàrzere (Venezia).

Sempre secondo quanto riporta il giornale di Confindustria: “Nei primi 10 mesi dell’anno il terminale nell’Adriatico ha importato 6,64 miliardi di metri cubi di gas e a fine anno dovrebbe avere rigassificato in 12 mesi circa 8 miliardi di metri cubi di metano, pari a circa il 12% dei consumi complessivi di gas dell’Italia, che dovrebbero aggirarsi sui 77-78 miliardi di metri cubi”.

C’è solo il Qatar per l’Italia?

Ma non c’è solo il Qatar. Nel primo semestre del 2022 l’Italia si è rifornita di gas principalmente dall’Algeria (con una quota intorno al 30 per cento), dalla Russia (26 per cento) e da Norvegia e Paesi Bassi (10 per cento). Il contributo del Qatar rientra nella voce GNL, che complessivamente vale il 17 per cento e che include anche gli Stati Uniti.

Al momento, dunque, l’Algeria è il nostro principale fornitore di gas. E questo non è un dettaglio. Gli algerini sono più suscettibili dei qatarioti in fatto di rapporti internazionali. La Spagna ha già sperimentato la permalosità di Algeri. Quest’ultima, infatti, aveva minacciato di interrompere le forniture di gas alla Spagna per protesta contro la decisione di Madrid di appoggiare il piano del Marocco (rivale algerino) sull’autonomia del territorio del Sahara occidentale.

Il Sahara occidentale è una regione desertica, nonché ex-colonia spagnola, controllata dal Marocco ma rivendicata dal Fronte Polisario, un’organizzazione indipendentista sostenuta da Algeri con l’obiettivo di ridurre il peso geografico-politico di Rabat. In sintesi chi pensava che solo la Russia fosse un partner scomodo avrà nei prossimi mesi modo di ricredersi.

Salvatore Recupero

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