Berlino, 12 ott – Presi da continui discorsi su Pil, spesa pubblica e disciplina di bilancio, tendiamo a scordare che la “misura” di un’economia è operazione complessa, difficile se non impossibile da inquadrare in variabili che includono tutto e il contrario di tutto. Non solo Prodotto interno lordo, insomma. Non solo il valore aggiunto creato. La domanda è: questa ricchezza com’è distribuita? Quesito non banale, dato che dalla risposta discendono a cascata una serie di implicazioni che possono gettare nuova luce su dati che si consideravamo acquisiti. Ad esempio per quanto riguarda lo stato di salute della Germania.
In Germania disuguaglianze in crescita
La vulgata ci racconta l’economia tedesca come il non plus ultra di ciò che l’Europa può offrire. Lì dove l’austerità è nata (e continua a trovare applicazione) il Pil corre, la bilancia commerciale segna record su record e il tasso dei senza lavoro al 3,1% (mai così bassa) la avvicina alla piena occupazione.
Se scendiamo più nel dettaglio, tuttavia, emergono una serie di storture che da tempo covano sotto la cenere. La disoccupazione al minimo storico, ad esempio, non ci dice nulla su come i redditi sono distribuiti. Per farlo occorre riferirsi ad altri indicatori, speso “dimenticati”, come il coefficiente di Gini. Ideato dallo statistico italiano (e presidente dell’Istat dal 1926 al 1932) Corrado Gini, esso misura la disuguaglianza di una distribuzione: compreso fra i valori 0 e 1, più è basso e più rappresenta una distribuzione omogenea, più è alto e maggiore sarà la disugualianza.
Ebbene, un recente studio, condotto dal Wirtschafts und Sozialwissenschaftlichen Instituts (WSI) della fondazione Hans Böckler, ha segnalato come il coefficiente (detto anche indice di Gini) sia in costante aumento. Le rilevazioni prendono avvio dalla riunificazione tedesca e parlano di una continua crescita dal minimo del 1991, quando era a 0,247, al massimo odierno pari a 0,295. Tradotto: pur a fronte di un aumento della ricchezza globale, la disuguaglianza in Germania è in progressivo ampliamento, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. A farne le spese è stata però soprattutto la classe media, sempre più polarizzata verso l’alto o il basso della distribuzione.
Filippo Burla
3 comments
Tanto ormai in Germania ci sono così tanti eteroctoni che ogni discorso sulla diseguaglianza economica tra ricchi e poveri può essere facilmente deviato parlando di generalizzato razzismo (“i bianchi guadagnano di più! Al rogo!”), fomentando la tensione tra le diverse razze presenti su quel territorio. E tra i due litiganti, il terzo (il padrone) gode.
[…] dell’austerità, agendo ad esempio sui livelli salariali (portando così, fra le altre cose, la povertà al massimo storico post-riunificazione), per non parlare degli investimenti pubblici tenuti da tempo a livelli sensibilmente inferiori […]
[…] dell’austerità, agendo ad esempio sui livelli salariali (portando così, fra le altre cose, la povertà al massimo storico post-riunificazione), per non parlare degli investimenti pubblici tenuti da tempo a livelli sensibilmente inferiori […]