Roma, 27 giu – Giornata lavorativa da 8 ore addio. Succede in Grecia, dove l’onda lunga dell’austerità euro-imposta si fa ancora sentire. E racconta di una nazione ben lontana dall’essere stata “salvata” dalla Troika, che dietro di sé ha lasciato solo macerie fumanti.
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Non fosse bastato il Pil crollato del 40%, la disoccupazione stabilmente oltre il 15 e quella giovanile arrivata a sfiorare 50 punti percentuali, ora nel mirino finisce anche la giornata lavorativa, che in Grecia sarà possibile allungare fino a 10 ore senza corrispondere alcuno straordinario.
In Grecia giornata lavorativa di 10 ore (senza straordinari)
Il Parlamento di Atene ha licenziato la legge lo scorso 16 giugno, su proposta dell’esecutivo di centrodestra guidato da Kyriakos Mitsotakis e prevede la possibilità (in teoria su base volontaria) per i lavoratori di estendere l’orario oltre le 8 ore “canoniche”, senza pagamento dei relativi straordinari ma ottenendo in cambio una riduzione del monte ore complessivo nei giorni o periodi successivi.
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L’idea alla base della legge – passata con 158 voti favorevoli e 142 contrari – è quella di rendere più “flessibile” l’orario di lavoro. Con l’obiettivo, tra gli altri, di aumentare l’efficienza: difficile trovarne il senso logico, nella misura in cui un maggior carico di lavoro giornaliero porta spesso con sé tassi decrescenti di produttività.
Resta comunque fermo il tetto delle 40 ore settimanali, mentre aumenta (a 150 ore) l’ammontare massimo di straordinari che potranno essere svolti. Questo sempre in teoria: nell’annunciare il suo no, l’opposizione ha denunciato che dietro questo paravento si nasconde nient’altro che la longa manus delle associazioni imprenditoriali per portare la settimana lavorative a 50 ore di fatto.
Filippo Burla
2 comments
cerchiamo di esser seri….
voi scrivete,
“possibilità (in teoria su base volontaria) per i lavoratori di estendere l’orario oltre le 8 ore “canoniche”, senza pagamento dei relativi straordinari ma ottenendo in cambio una riduzione del monte ore complessivo nei giorni o periodi successivi”
ora…
al di là delle posizioni ideologiche,
che COSA state dicendo?
che IL MONTE ORE COMPLESSIVO RESTA UGUALE,nei giorni o nelle settimane successive.
quindi se oggi fai dieci ore,
domani o la settimana prossima ne farai sei,invece di otto.
da qualsiasi parte la si guardi NON è uno sfruttamento,è una ottimizzazione dei tempi di lavoro che rende più semplice organizzare gli impegni per il datore di lavoro.
quindi non vedo il motivo di scandalizzarsi.
e già che ci siamo,sarebbe ora di lasciare mano libera agli imprenditori,per quanto riguarda l’organizzazione della settimana lavorativa…
fermo restando le 40 ore oltre le quali un’ora di lavoro diventa straordinario,
dovrebbe essere possibile una certa tolleranza negli orari.
cito ad esempio una mia conoscente che lavora nelle poste russe,
che si stupisce regolarmente nel trovare i nostri uffici con la settimana corta:
mi ha riferito che da lei
TUTTI i dipendenti pubblici hanno i carichi di lavoro ripartiti in modo che fanno due giorni di lavoro e uno di riposo…
SEMPRE.
non esistono sabati,domeniche,ferie ecc:
quello è il periodo lavorativo tipico,e quando si vuole più tempo,oppure giorni liberi in determinati periodi (malattie o ferie)
si mettono d’accordo tra dipendenti,per coprire i turni lasciati liberi.
e siccome le regole sono semplici e chiare per tutti,
gli uffici pubblici sono sempre aperti (anche di sera e di festa)
e problemi non ce ne sono mai.
e noi?
quando riusciremo ad essere all’altezza,delle cosidette…
“dittature”?
Dipende dall’obiettivo che si vuole raggiungere, se il fine è una società neoliberista dove gli interessi di alcuni privati superano quelli dell’interesse nazionale credo che non sia proprio la posizione di questa rivista. L’ottimizzazione per il datore di lavoro non deve mai prevaricare gli interessi nazionali, che coinvolgono anche le maestranze, le famiglie, la prole e soprattutto gli interessi e lo sviluppo industriale e culturale nazionale. Aumentare il monte ore solo per diminuire il costo orario del lavoro e rimanere competitivi nell’euro e senza aumentare di un centesimo il proprio PIL per la Grecia non mi sembra un idea geniale. Anzi le imprese stesse greche diventano ancora più ricattabili perché con l’aumentare delle ore lavorative è già stato economicamente dimostrato che non aumenta la produttività, inoltre contemporaneamente l’impresa non investe più in sviluppo e l’impresa stessa va in downgrading, senza i sussidi dello stato, ma allora a che gioco stiamo giocando? Neoliberisti con i soldi dello stato? Un minimo di visione patriotica ci vuole se si vuole andare oltre le solite frasi fatte e il semplicismo del noi contro loro. Basta rileggersi Friedrich List un economista teutonico, egli additava la Gran Bretagna di predicare le politiche liberiste quando lei invece aveva raggiunto la cima con scelte non liberiste (dazi, chiusura delle frontiere, autarchia, ecc). List diceva che tale atteggiamento, era solo uno stratagemma per dare un calcio alla scala che aveva usato per arrivare fino alla cima, in modo che gli altri non abbiano più modo per raggiungerla. Quindi tra il predicare il neo liberismo ed applicarlo c’è un oceano di saggi economici. Più o meno dal 1997, da quando scoppiò la prima bolla finanziaria in Asia, la crescita è di fatto rallentata in risposta alla liberalizzazione dei mercati e all’apertura delle frontiere. Le ultime vere crescite economiche nel mondo si sono avute dalla combinazione di ingegnosi e pragmatici incentivi di mercato e direttive di stato, cioè da interventi politici. Per cui è sempre meglio strozzare dai debiti una persona piuttosto che ucciderla completamente. Bisogna dargli false informazioni economiche in modo che si indebiti ancora di più, senza mai far vedere che è sempre il banco che vince.