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Wanbao Italia, ora i cinesi vogliono chiudere: a casa 290 lavoratori veneti

by Salvatore Recupero
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Wanbao, azienda

Belluno, 5 dic –  Wanbao ha annunciato l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Mel (nel bellunese) a febbraio dell’anno prossimo e di concentrare in Cina le sue attività. Sono 290 i lavoratori rischiano di rimanere a spasso. La notizia circola già da qualche settimana. Il fascicolo sull’impianto veneto giace sul tavolo del ministero dello Sviluppo Economico insieme ad un faldone che contiene ben 190 vertenze. Ogni crisi aziendale va analizzata per le sue peculiarità. Tuttavia c’è un filo rosso che le accomuna tutte storie: la latitanza dello stato di fronte allo sgretolamento del nostro tessuto industriale. Andiamo con ordine

L’importanza dello stabilimento

Molti si chiederanno perché è così importante quest’impianto? La risposta è molto semplice: l’azienda veneta è l’unica in Europa a produrre compressori per frigoriferi e per questo ha commesse e quote di mercato. Inoltre, Wanbao è la principale fornitrice della Electrolux che produce questi elettrodomestici nella vicina Susegana, in provincia di Treviso. Secondo Antonio Bianchin, segretario Fim Cisl del Veneto: “Se si ferma questa produzione, si fermerà anche lo stabilimento di Susegana. Nell’Europa occidentale questo prodotto non lo fa più nessuno. Electrolux non può trovare un altro fornitore domani mattina”. Le parti sociali, di fronte alla posizione irremovibile dell’azienda, cercano ora di sensibilizzare il governo.

“Pur tenendo presente- continua Bianchin- che non siamo migliori delle 190 vertenze nazionali che ci sono. Qui abbiamo una produzione interessante, che non fa più nessuno e che dobbiamo proteggere”. C’è da dire che anche qualche esponente del governo si sta impegnando per trovare una soluzione. Federico D’Incà, bellunese e ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha rivolto un accorato appello all’ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua. Il ministro pentastellato si è detto soddisfatto perché il diplomatico di Pechino “ha assicurato il massimo impegno per trovare una soluzione nella delicata vertenza”. Insomma, ci affidiamo ancora agli stranieri nella speranza che facciano i nostri interessi.

La storia dell’impianto

Ma, davvero abbiamo bisogno della generosità di Pechino per risollevare quest’eccellenza italiana? Sicuramente, no. Vediamo perché. L’impianto di Mel nasce negli anni Sessanta in Valbelluna dopo il disastro del Vajont. In pochi anni il sito cresce in maniera repentina. Con la gestione del Gruppo Zanussi poi confluito nel gruppo Electrolux, raggiunge i 2.000 addetti e conquista il primato mondiale nella produzione del compressore per frigoriferi domestici. È sufficiente ricordare che nella metà degli anni Novanta, Mel era la capitale industriale della componentistica per elettrodomestici e deteneva il 30% del mercato globale grazie alle sue controllate in Germania, USA, Spagna, Cina, Austria, Messico, Egitto, Ungheria. Insomma eravamo noi a dare le carte sbaragliando la concorrenza.

Tuttavia, già negli anni precedenti si sentiva qualche scricchiolio che faceva presagire il crollo degli anni successivi. Il gruppo Zanussi, infatti, era stato rilevato da Electrolux. Così nel 2003 qualche genio della finanza pensò di esternalizzare la componentistica. E come è stato più volte detto l’esternalizzazione apre la strada alla grande finanza. Mel finì sotto il controllo di fondi speculativi che non seppero governare i profondi cambiamenti competitivi del settore e portarono alfine il Gruppo ACC (così nel frattempo era stato ribattezzato) a un tremendo dissesto, quantificabile in 450 milioni di euro. Nel 2014, dopo anni di sacrifici delle maestranze, arrivò il gruppo Wanbao, controllato dalla Municipalità di Guangzhou e tra i primi produttori internazionali di compressori.

L’opportunismo dei cinesi

In questi cinque anni, i cinesi hanno fatto ben poco per valorizzare il sito industriale. Il management si è concentrato nella riduzione dei costi senza fare investimenti significativi nel campo dell’innovazione. Eppure gli incentivi non sono mancati. Da quando Wanbao è sbarcata a Mel, rilevando Acc nel 2014, ha ricevuto un milione e 209mila euro di incentivi, elargiti a scaglioni: 386mila euro nel 2016, 495mila euro nel 2017 e 409mila euro nel 2018. Oltre al danno c’è anche per la beffa: l’azienda non si limita a lasciare a casa 290 lavoratori ma vuole portare il brevetto in Cina.

Il Movimento 5 Stelle, nonostante l’interessamento di un suo ministro per la vertenza, difficilmente riuscirà a sbrogliare questa matassa. L’asse tra Casaleggio e Pechino è sempre più solido. In questo quadro, aldilà della questione occupazionale, l’Italia rischia di perdere uno snodo industriale cruciale nella filiera dell’elettrodomestico. Per questo l’assessore al Lavoro della Regione Veneto, Elena Donazzan, ha condannato senza mezzi termini la condotta del colosso asiatico. La Donazzan si è detta allibita: “rispetto ai modi, allo stile e ai contenuti della comunicazione aziendale da parte della proprietà, che denota assoluta mancanza di conoscenza e di rispetto delle regole istituzionali che presiedono le relazioni sindacali nel nostro Paese e totale noncuranza degli impegni assunti in sede governativa”. Forse, però, questo è il vero problema. Finché ci stupiremo dell’atteggiamento predatorio delle multinazionali, saremo destinati a rivivere situazioni simili.

Salvatore Recupero

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9 comments

jenablindata 6 Dicembre 2019 - 12:55

è ora di finirla con quest’anda…
o i privati fanno il loro lavoro e creano lavoro sul territorio…che è l’unica vera ricchezza,oppure ci pensi direttamente lo stato,
rimettendo in piedi l’iri.
a questo proposito,DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE creare una scuola specializzata a formare statisti,politici e manager di alto livello…
agganciati al mondo esclusivamente al mondo reale e alla economia del nostro paese:
gente “formata” esclusivamente perchè abbia come UNICO obiettivo,far ritornare l’italia ad essere quello che era…dal dopoguerra fino agli anni ’80:
cioè
un paese che spaventava tutti,con la sua capacità di crescere,
di vendere e di innovare,
e che era invidiato da quasi tutti,per il suo stile di vita.

BASTA cani e porci,ai vertici dello stato,dei sindacati o della nostra burocrazia….
e possibilmente anche ai vertici delle grandi aziende private.
BASTA gente che guarda solo a sfondarsi il portafogli,
BASTA venduti per un piatto di lenticchie,
BASTA gente che per prendere decisioni deve prima valutare se la realtà coincide con la sua “visione” politica.
i nuovi leader devono essere il più possibile atei,politicamente parlando…
e devono avere come UNICO DIO l’interesse generale del popolo,
e quello della sua nazione:

e questa “scuola di stato” DEVE essere accessibile solo e soltanto a pagamento (alto)
oppure previo firma di un contratto
con penali pesanti,se poi vengono pescati a portarne le competenze all’estero dopo aver studiato gratuitamente in italia…
e devono potervi accedere solo solo e soltanto a numero chiuso,solo gente motivata e preparata a studiare a sangue per
per 10,15 anni
dotati di QI in abbondanza,
volontà ferrea
e consapevolezza sin dai test di ingresso della difficoltà di di quello che ci si aspetta da loro…
e delle conseguenze sia in termini economici che di discredito sociale
se poi non la portano a termine o ne “tradiscono” i principi,esportando all’estero le comeptenze che grazie ad essa avranno acquisito.

chiaramente,NON è una cosa per tutti…
ma SOLO PER I MIGLIORI:
gli inetti,gli scansafatiche e gli incapaci vadano a coltivare zucche

Reply
jenablindata 6 Dicembre 2019 - 12:56

è ora di finirla con quest’anda…
o i privati fanno il loro lavoro e creano lavoro sul territorio…che è l’unica vera ricchezza,oppure ci pensi direttamente lo stato,
rimettendo in piedi l’iri.
a questo proposito,DOBBIAMO ASSOLUTAMENTE creare una scuola specializzata a formare statisti,politici e manager di alto livello…
agganciati al mondo esclusivamente al mondo reale e alla economia del nostro paese:
gente “formata” esclusivamente perchè abbia come UNICO obiettivo,far ritornare l’italia ad essere quello che era…dal dopoguerra fino agli anni ’80:
cioè
un paese che spaventava tutti,con la sua capacità di crescere,
di vendere e di innovare,
e che era invidiato da quasi tutti,per il suo stile di vita.
SEGUE

Reply
jenablindata 6 Dicembre 2019 - 12:56

PROSEGUE
BASTA cani e porci,ai vertici dello stato,dei sindacati o della nostra burocrazia….
e possibilmente anche ai vertici delle grandi aziende private.
BASTA gente che guarda solo a sfondarsi il portafogli,
BASTA venduti per un piatto di lenticchie,
BASTA gente che per prendere decisioni deve prima valutare se la realtà coincide con la sua “visione” politica.
i nuovi leader devono essere il più possibile atei,politicamente parlando…
e devono avere come UNICO DIO l’interesse generale del popolo,
e quello della sua nazione:

SEGUE

Reply
jenablindata 6 Dicembre 2019 - 12:57

TERMINA
e questa “scuola di stato” DEVE essere accessibile solo e soltanto a pagamento (alto)
oppure previo firma di un contratto
con penali pesanti,se poi vengono pescati a portarne le competenze all’estero dopo aver studiato gratuitamente in italia…
e devono potervi accedere solo solo e soltanto a numero chiuso,solo gente motivata e preparata a studiare a sangue per
per 10,15 anni
dotati di QI in abbondanza,
volontà ferrea
e consapevolezza sin dai test di ingresso della difficoltà di di quello che ci si aspetta da loro…
e delle conseguenze sia in termini economici che di discredito sociale
se poi non la portano a termine o ne “tradiscono” i principi,esportando all’estero le comeptenze che grazie ad essa avranno acquisito.

chiaramente,NON è una cosa per tutti…
ma SOLO PER I MIGLIORI:
gli inetti,gli scansafatiche e gli incapaci vadano a coltivare zucche.

Reply
jenablindata 6 Dicembre 2019 - 1:00

ll

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Fabio Crociato 6 Dicembre 2019 - 9:31

La frammentazione esasperata nella “logistica” produttiva (un bene assemblato con componenti provenienti da più nazioni), poteva portare a ricatti e pressioni di ogni genere. Era così difficile capirlo e tutelarsi maggiormente?
Uno dei tanti danni causati dalla volontà e spesso dal obbligo (soprattutto finanziario), di fatturare sempre di più…
Non a caso, p.es, la Honda giapponese produce ancora benissimo con componentistica perlopiù tutta sua.
Sotto a produrre compressori per frigoriferi…

Reply
jenablindata 6 Dicembre 2019 - 1:15

vi dispiace mettere TUTTI i commenti,e finirla di censurare ad catzum?

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Goldoni: ecco come i cinesi hanno affossato un’eccellenza italiana | Il Primato Nazionale 22 Febbraio 2020 - 2:31

[…] ora al caso Goldoni. I cinesi non investono mai con prospettive di lungo periodo ma cercano di assorbire tutto il know how (che a loro manca) lasciando al loro destino creditori e […]

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Goldoni: ecco come i cinesi hanno affossato un’eccellenza italiana - Notizie Dal Mondo 22 Febbraio 2020 - 3:14

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