Roma, 21 apr – La cronaca quotidiana del mondo alla rovescia – cioè il nostro – ci mostra fior di commentatori analizzare l’attentato di Parigi secondo il seguente canovaccio: “L’Isis fa un favore a Marine Le Pen”. Sembra quasi che sia più grave il (presunto) vantaggio che questo fatto di sangue apporterebbe al Front national che il fatto di sangue stesso. Diciamo “presunto”, perché la storia insegna che il terrorismo favorisce i “moderati”, non gli “estremisti”. Può darsi che la storia francese sia differente, ma comunque non è questo che qui interessa, quanto i riflessi condizionati di certa intellighenzia. La quale sembra per l’appunto preoccupata del fatto che la realtà possa confermare le analisi di Marine Le Pen e rovinare i loro quadretti idilliaci sul “vivre ensemble”.
Ora, a parte la curiosa scelta delle priorità di chi accoglie stragi e assassini come una conseguenza tutto sommato accettabile del proprio progetto ideologico di civiltà ma non può proprio tollerare che vinca delle elezioni democratiche un partito poco gradito, va sottolineata anche un’altra incongruenza logica: quando la realtà conferma determinate analisi e ne contraddice altre, la cosa giusta da fare è riconoscere che chi ha formulato le prima aveva ragione, chi ha formulato le seconde aveva torto. Se le previsioni del tempo prevedono pioggia e poi arriva un acquazzone non è mica un complotto del tempo per favorire il meteorologo, è solo che quest’ultimo ha azzeccato l’analisi. Semplice.
E invece no, qui siamo al caro vecchio “se i fatti contraddicono l’ideologia, tanto peggio per i fatti”. Peccato che ci sia Marine Le Pen, che continua a riportare l’agenda politica alla realtà. Siamo ai livelli della favola sul lupo e l’agnello di Fedro: è l’agnello che intorbida l’acqua del lupo, anche se questi sta bevendo più in alto del primo nel ruscello. Salta la logica, saltano i nessi causa-effetto, tutto pur di non ammettere che il modello di civiltà che ci hanno propinato sin qui ha fallito rovinosamente. Non è detto che Marine Le Pen sia in grado di fare meglio. Ma è doveroso dar ragione alla sua analisi e darle una chance di governo. Peggio di Hollande, in ogni caso, non potrà fare.
Adriano Scianca