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Al via il secondo giorno di referendum in Donbass tra accuse e incertezze per il futuro

by Michele Iozzino
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Roma, 24 set – Nelle regioni del Donbass delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, così come nelle aree occupate di Kherson e Zaporizhzhia, prosegue il referendum per l’annessione di queste aree alla Federazioni Russa.

Il referendum nel Donbass e le reazioni del G7

Le votazioni per l’annessione alla Russia sono cominciate nella giornata di ieri e andranno avanti fino al 27 settembre. Il referendum parte “azzoppato” e non verrà riconosciuto dalla maggioranza della comunità internazionale. Scontata la reazione del G7 che ha pubblicato una nota di condanna: «Noi leader del G7 condanniamo fermamente i referendum farsa, che la Russia cerca di usare per creare un pretesto falso, per cambiare lo status della sovranità territoriale ucraina, soggetta all’aggressione in corso dalla Russia». Secondo i membri del G7 le consultazioni in questione «non hanno effetto legale e legittimità come dimostrato dai metodi frettolosi della loro organizzazione, che non rispetta in alcun modo le norme democratiche, e dalla sfacciata intimidazione della popolazione locale». La nota si chiude con la minaccia di nuove sanzioni.

Le accuse di Kiev

Sulla legittimità del voto è intervenuta anche l’Ucraina. Il governatore ucraino in esilio di Lugansk, Sergey Gaidai, ha parlato di minacce ai cittadini: «Gli occupanti russi hanno organizzato gruppi armati per circondare le abitazioni e costringere le persone a partecipare al cosiddetto referendum», e «coloro che non parteciperanno alla votazione verranno automaticamente licenziati dal lavoro». Gaidai ha poi aggiunto che «le autorità hanno vietato alla popolazione locale di lasciare la città tra il 23 e il 27 settembre», ovvero nei giorni in cui si terrà il referendum.

La risposta di Mosca

Da parte russa si respingono le accuse. La presidente del Consiglio della Federazione russa, Valentina Matviyenko, ha assicurato che le votazioni «sono conformi alle norme internazionali e alla Carta delle Nazioni Unite», e che «si svolgeranno in modo tale che nessuno avrà motivo di mettere in dubbio la legittimità». Stando a media russi il primo giorno di referendum si è svolto «senza intoppi», con percentuali di circa il 20% degli aventi il diritto. Il leader della repubblica separatista di Donetsk, Denis Pushilin, ha accusato le forze armate ucraine di «condurre varie provocazioni». I russi hanno dichiarato anche la presenza di numerosi giornalisti osservatori internazionali, provenienti soprattutto da Venezuela e Sudafrica.

Cosa succede se il Donbass diventa Russia

L’esito del referendum sembrerebbe scontato, con un voto quasi sicuramente favorevole all’annessione alla Russia e altrettanto sicuramente contestato e delegittimato dalla comunità internazionale. Ad essere in gioco non è quindi una certificazione popolare delle politiche di Mosca. Per la Russia l’annessione del Donbass aprirebbe alla possibilità di utilizzare nel conflitto armi nucleari, secondo quanto previsto per il territorio russo dall’ordine esecutivo 335.

Michele Iozzino

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