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Americani e inglesi, l’Italia spiata proprio da tutti

by Giuseppe Maneggio
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saberimoghaddam20130309150831857Roma, 25 ottL’Italia non è stata soltanto nel mirino del sistema Prism creato dai servizi segreti statunitensi. Con un programma simile e convergente denominato Tempora, anche gli 007 britannici hanno spiato i cavi di fibre ottiche che trasportano telefonate, mail e traffico Internet del nostro paese. A rivelarcelo è l’Espresso in edicola oggi, che riporta le dichiarazioni di Gleen Greenwald, il giornalista americano che custodisce i file di Edward Snowden.

Le informazioni raccolte dal Gchq – ossia il Government Communications Head Quarter – venivano poi scambiate con l’Nsa americana. Ma dai file di Snowden risulta che la scrematura di questi dati segue un criterio maggiormente spregiudicato, che non riguarda solo la lotta al terrorismo. Gli inglesi infatti selezionavano telefonate e mail utili a individuare “le intenzioni politiche dei governi stranieri”. Nella lista delle priorità di Londra c’è poi il contrasto alla proliferazione, ossia alla diffusione di armi nucleari, batteriologiche o chimiche nelle nazioni ostili. Ma sotto questa voce possono essere incluse anche le cessioni di tecnologie avanzate, militari o comunque con potenzialità belliche: un capitolo in cui possono essere inserite le trattative commerciali lecite condotte da aziende italiane verso paesi arabi. Quante volte queste informazioni sono state utilizzate per danneggiare i rivali delle imprese britanniche?

Sempre su Tempora altri documenti fanno chiaramente riferimento alla possibilità di cercare dati che sostengano “il benessere economico dell’Inghilterra”. Nell’elenco delle comunicazioni da esaminare sono poi citati “i gravi reati economici“: un campo molto vasto, poiché moltissime attività finanziarie internazionali e italiane passano dalla City. Quindi c’è il contrasto al traffico di droga: un altro punto che può giustificare irruzioni nelle conversazioni italiane. Infine la “posizione dei governi stranieri su determinate questioni militari”. Anche in questo caso, si possono ipotizzare intercettazioni nelle telefonate dei nostri ministri: basta ricordare i contrasti tra Roma e Londra nella prima fase dell’intervento in Libia due anni fa. Insomma, la licenza di spiare concessa dalle autorità britanniche è vastissima e consente di tenere sotto controllo aziende, politici e uomini di Stato.

I documenti di Snowden affermano inoltre che i nostri apparati di sicurezza avevano un “accordo di terzo livello” con l’ente britannico che si occupava solo di spiare le comunicazioni. Come a dire: i nostri 007 sapevano ma al contempo tacevano. Ancora una volta si profila all’orizzonte l’ennesima riprova di una figura da Italietta  per la nostra nazione. La differenza tra le due nazioni europee uscite sconfitte dall’ultimo conflitto mondiale passa anche da questi episodi: da una parte una Germania che per voce del suo cancelliere reclama perentoriamente chiarimenti arrivando a convocare l’ambasciatore Usa, dall’altro un timido sussulto da parte di un primo ministro, Letta, che politicamente si è formato nei salotti che contano dell’establishment statunitense e che da questi dipende. L’essere colonia purtroppo comporta anche questo.

Giuseppe Maneggio

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