Roma, 13 set – Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian non si è mai davvero concluso e adesso sembra essere finita la quiete dopo la tempesta di due anni fa. L’annoso scontro per il Nagorno-Karabakh – giardino nero incastonato in una terra del fuoco – torna a far capolino, con tensioni sempre più allarmanti tra le due nazioni caucasiche. Solito copione: i governi di Erevan e Baku si accusano a vicenda sull’inizio dei nuovi scontri armati, che negli ultimi giorni avrebbero causato un numero imprecisato di morti e feriti dell’una e dell’altra parte. Il ministero degli Esteri azero sostiene che l’Armenia avrebbe interrotto il processo di pace, mentre gli armeni puntano il dito contro l’Azerbaigian accusandola di aggressione, con tanto di “tentativo di avanzare” in territorio armeno. “Le forze azere continuano a usare artiglieria, mortai da trincea e droni… colpendo infrastrutture militari e civili. Il nemico sta cercando di avanzare (in territorio armeno)”, si legge in un comunicato del ministero della Difesa armeno.
Scontri tra Armenia e Azerbaigian, ora Erevan chiede aiuto a Mosca
Un bel ginepraio, con Erevan che ha chiesto aiuto a Mosca, nell’ambito del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra Armenia e Russia. Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha avuto colloqui telefonici con il presidente russo Vladimir Putin, con quello francese Emmanuel Macron e con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. La risposta dei tre leader, da quanto emerso, è stata pressoché identica: hanno bollato come “inaccettabile” la nuova escalation. A ben vedere a nessuno conviene l’esacerbarsi del conflitto tra Armenia e Azerbaigian. In particolare preoccupa la Russia, alle prese con la guerra in Ucraina. Ma anche gli Stati Uniti non gradiscono sommovimenti in un’area in cui l’influenza russa è più viva che mai. Il governo Usa, non a caso, ha chiesto l’immediata cessazione di tutte le ostilità militari tra armeni e azeri, affermando che “non esiste una soluzione militare per il conflitto”. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, si è detto “profondamente preoccupato” per le notizie di nuovi scontri tra le due nazioni caucasiche, “compresi gli attacchi alle enclave civili e alle infrastrutture all’interno dell’Armenia”.
Eugenio Palazzini