Roma, 4 mag – Occhio alle armi, dunque ai microchip. Tra una gaffe e l’altra, l’ultimo discorso di Joe Biden potrebbe apparire come l’ennesimo comizio esilarante ma ininfluente in termini strettamente politici. Non biasimiamo certo chi si è ormai appassionato alle topiche del presidente Usa, a tal punto da limitarsi a commentarle ironicamente partorendo di tanto in tanto simpatici meme. Comprensibile irriverenza a parte, è chiaro al contempo che le uscite di Biden siano preoccupanti, perché rischiano di compromettere una situazione internazionale già fortemente problematica di per sé.
Al netto di questo quadro, attenzione però a sottovalutare le iniziative dell’amministrazione Usa, sia quelle in atto che quelle anticipate dallo stesso Biden nel corso della sua visita alla fabbrica della Lockheed Martin in Alabama. Il capo di Stato americano, nel ribadire il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina – rimarcando con toni sin troppo entusiastici l’importanza dell’invio di armamenti a Kiev – si è soffermato su una questione sfuggita ai più eppure collegata anche alle forniture belliche garantite sinora da Washington. Parliamo dei semiconduttori, alias microchip, di cui tanto si è parlato prima dell’attacco russo.
Armi e microchip, la scommessa Usa apre lo scontro con la Cina?
Nell’affrontare il delicato tema dei chip, Biden ha infatti sottolineato che per gli interessi statunitensi è necessario rilocalizzare la produzione di semiconduttori, materiali sempre più fondamentali in campo tecnologico e appunto militare. Per l’esattezza il presidente americano ha detto che “la nostra sicurezza (degli Stati Uniti, ndr) non può dipendere da produttori oltreoceano”, leggasi in particolare la Cina, per quanto Taiwan (insieme alla coreana Samsung) detenga il 70% del mercato della produzione dei semiconduttori.
Come ben spiegato da Salvatore Recupero su questo giornale, “il microchip è un supporto rigido di materiale semiconduttore, di ridottissime dimensioni, sul quale è stampato un circuito elettronico integrato che ospita il processore dei calcolatori elettronici. Si tratta di elemento semplicissimo, che ha l’unico scopo di trasmettere le informazioni base per illuminare lo schermo di un qualsiasi smartphone, o di un monitor di un cruscotto. Ergo, senza questa componente l’intera produzione di una miriade di prodotti si blocca. Questi semiconduttori sono la struttura materiale che permette il funzionamento di televisori, smartphone, automobili, frigoriferi”. Ma sempre i semiconduttori sono elementi indispensabili anche per la produzione di armi, compresi i Javelin che gli Usa forniscono all’esercito ucraino.
Cos’è il Chips Act Usa
“Sostenendo il Chips Act – ha detto Biden – faremo in modo che i semiconduttori che alimentano l’economia e la nostra sicurezza nazionale siano prodotti di nuovo qui in America. Oggi, tutti i chip più avanzati del mondo sono prodotti all’estero. Ma gli eventi degli ultimi anni hanno dimostrato senza ombra di dubbio che la sicurezza americana non dovrebbe mai essere tenuta in ostaggio da quanto accade all’estero, non una pandemia, non una guerra, non le ambizioni di altri Paesi”. E ancora: “E’ un problema di sicurezza nazionale. E’ uno dei motivi per cui il Partito Comunista Cinese sta facendo pressioni sulla gente affinché si opponga a questo disegno di legge. Ed è una questione che unisce Democratici e Repubblicani”.
In pratica Biden punta tutto sul piano di Trump. L’ex presidente Usa, già nel 2019, fece notare che semiconduttori erano una questione di sicurezza nazionale proprio perché l’industria delle armi fa ampio uso di questi materiali. Nel febbraio 2021, Biden inserì 50 miliardi di dollari nel pacchetto di stimoli da duemila miliardi destinandoli alla ricerca sui semiconduttori. Il disegno di legge si chiama Chips for America Act e ora il presidente americano torna a sbandierarlo. E l’Europa? In ritardo, come al solito, di un anno per l’esattezza. Tuttavia qualcosa si sta muovendo: lo scorso febbraio il collegio dei commissari Ue ha approvato l’European Chips Act, che prevede di raddoppiare la produzione di semiconduttori entro il 2030. Qua spieghiamo nel dettaglio di cosa si tratta e perché è fondamentale anche per la nostra indipendenza.
Eugenio Palazzini
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