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Assad: "Stiamo vincendo, gli americani se ne vadano"

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Damasco, 31 mag – La guerra è quasi vinta, non ci sono truppe iraniane in Siria, gli americani se ne devono andare. Questi i messaggi che il Presidente Bashar Al Assad, intervistato da Russia Today, ha voluto lanciare al mondo. Secondo il leader di Damasco, nonostante le continue “interferenze” degli Stati Uniti, il conflitto che in 7 anni ha devastato la Siria si sta avviando a conclusione.
Anche i recenti bombardamenti israeliani in territorio siriano non hanno modificato lo scenario. Assad ha smentito la presenza di truppe iraniane in Siria, pur ammettendo quella di ufficiali di Teheran. “Non abbiamo truppe iraniane. Non le abbiamo mai avute e non possiamo nasconderle. Non avremmo problemi ad ammettere la loro presenza. Così come abbiamo invitato i russi, avremmo potuto invitare gli iraniani”. Parole che negano le notizie ricorrenti da almeno cinque anni, confermate pure dai media iraniani, sull’uccisione in vari fronti di ufficiali, anche di alto grado, della Repubblica islamica presenti in Siria. Assad ha ammesso però la presenza di ufficiali iraniani i quali, spiega, “lavorano con l’esercito siriano e offrono un aiuto”.
Il rapporto con Israele dopo la distensione in atto tra Tel Aviv e Mosca sancito dalle recenti visite di Netanyahu e del ministro della difesa israeliano Avigdor Liebermann al Cremlino si è complicato. Un riavvicinamento che potrebbe portare ad imprevedibili cambi di scenari sullo scacchiere mediorientale. Un’ipotesi inquietante per Assad che, invece, non pare preoccupato dal ruolo delle milizie filolcurde presenti nell’Est del paese e sostenute dagli USA. Per gli americani, secondo Damasco, la presenza russa resta un valido deterrente alle intenzioni di Washington.
Assad non ha invece parlato del rapporto con la Turchia di recente penetrata con le sue truppe nel nord della Siria, dove dopo Afrin intende proseguire l’avanzata verso Manbji combattendo i gruppi curdo-siriani. Qui gli Usa collaborano con lo Ypg, le Unità di protezione del popolo curdo, considerate a Istanbul come “movimenti terroristici” sostenuti dal Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan fondato da Abdullah Ocalan. “Gli Stati Uniti, che sono i nostri alleati – spiegano da Ankara – hanno sostenuto un’organizzazione terroristica. Hanno preferito lavorare con quell’organizzazione terroristica in Siria. E’ stato un grave errore. E’ contraddittorio che un Paese che dice di combattere il terrorismo crei alleanza con un gruppo terroristico”. Insomma le nuove tensioni Turchia-Usa non sono viste con dispiacere da Damasco.
Anna Pedri
 

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