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Il colpo di Stato dei mercati: non dimenticheremo il 27 maggio 2018

by La Redazione
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diego fusaro filosofo
Roma, 31 mag – V’è sempre qualcosa da imparare. Anche dai colpi di Stato, come quello finanziario subito dall’Italia domenica scorsa, 27 maggio 2018. Ciò che abbiamo, con dolore, appreso è che il volere dei mercati apolidi e dei loro agenti finanziari viene prima rispetto alla volontà democratica dei cittadini dello Stato nazionale. Ove si produca un conflitto tra le due dimensioni, deve essere sempre il volere dei mercati a prevalere. Quand’anche ciò comporti colpi di Stato finanziari. Qualora il popolo esprima prospettive divergenti rispetto a quelle dell’élite, sono sempre queste ultime a dover prevalere, con annessa diffamazione del popolo (populista, totalitario e antimoderno) ad opera del circo mediatico e del clero intellettuale.
Nel 2011, l’Italia già subì l’ascesa della tecnocrazia neoliberista e postdemocratica di Bruxelles, guidata da arrembanti economisti di impostazione rigorosamente liberista e portatori di una visione della politica come semplice “governabilità” tesa a garantire il funzionamento senza impacci e rallentamenti del libero giuoco del mercato. Fu il colpo di Stato che ci impose Mario Monti come nuova guida. E ora, 2018, ci risiamo. Il nuovo fiduciario dei mercati è Cottarelli, l’uomo della spending review e del FMI. L’uomo giusto al momento giusto. L’obiettivo non coincide con l’attuazione della democrazia in Europa, ma con la garantita “governabilità”, ossia con l’amministrazione tecnica, efficiente e senza ostacoli dello spazio economico autonomizzato. Se la politica è, per sua essenza, l’arte di compiere scelte ponderate e di prendere decisioni equilibrate, la tecnica, dal canto suo, è applicazione pratica di delibere assunte a monte: le quali non chiedono di essere discusse argomentativamente e valutate secondo ragione, ma di essere sic et simpliciter eseguite.
Per questo, i politici governano, là dove i tecnici eseguono. In questa chiave si spiega la tendenza – tipica della fase assoluta dell’economia spoliticizzata – alla semplificazione e alla velocizzazione della politica, affinché quest’ultima si limiti a varare la legislazione neoliberista ponentesi come sovrastruttura dell’economia di mercato deregolamentata e post-democratica. Per questo, l’élite finanziaria aspira a rafforzare gli esecutivi e a destrutturare i parlamenti, imponendo forme di bonapartismo postmoderno, globalista e privatizzatore (da Matteo Renzi ad Angela Merkel) o giunte militari economiche chiamate “governi tecnici” (Mario Monti, 2011). Nella sua tendenza generale, l’Unione Europea spoliticizza l’economia e, in conformità con il principio per cui l’intérêt commande aux princes, fa dei politici i semplici esecutori dei desiderata dei signori mondialisti del grande capitale sconfinato.
L’immagine del “pilota automatico”, così cara agli oligarchi della finanza e al loro clero di completamento, resta la metafora assoluta della neutralizzazione della politica e, con essa, della democrazia a beneficio dell’efficienza della governabilità tecnica come semplice funzionamento motu proprio del mercato deregolamentato. Complice lo svuotamento del quadro democratico degli Stati sovrani nazionali, le decisioni vengono in misura crescente autocraticamente prese nelle stanze chiuse dall’oligarchia finanziaria presso gruppi e consessi che nulla hanno di democratico (gruppo Bilderberg, Trilatetal, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, ecc.).

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Giorgio 31 Maggio 2018 - 5:22

Complimenti a Fusaro che riesce ad esprimere con le parole un pensiero che è condiviso da tante ideologie, concezioni della vita dignitosa e semplicemente speranze per i propri figli e per il proprio popolo.

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