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Attacco Usa in Siria: che fine hanno fatto i 36 missili Tomahawk mancanti?

by La Redazione
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Siria Usa Russia Tomahawk abbattutiRoma, 10 apr – La frase del portavoce militare russo è sibillina: sulla base aerea siriana sono arrivati 23 Cruise, gli altri non sappiamo dove siano caduti. Sui 59 lanciati ne mancano all’appello 36, mica pochi! E anche sui 23 arrivati a bersaglio c’è molto da dire: se stiamo ai video e alle immagini mostrate finora dalle Tv russe si vedono danni gravi su un solo hangar corazzato, per il resto più o meno fuori bersaglio. Non voglio entrare su “chi” abbia usato i gas nel villaggio siriano (personalmente credo a una messinscena organizzata dai terroristi ormai in rotta che hanno gasato poveri civili) ma fare alcune considerazioni tecniche di tipo militare, perché sembra che i Cruise contro la difesa russa (furono creati negli anni ’70 proprio contro l’Urss e schierati in Europa nel 1980 durante la crisi degli “Euromissili”) abbiano fatto cilecca.

Il Cruise Tomahawk è un piccolo missile da crociera, lanciabile dal mare o da terra, vola subsonico rasente al suolo e porta sul bersaglio una carica da circa 500 Kg di esplosivo dopo un volo che può essere di migliaia di Km. Le sue caratteristiche principali sono il volo a bassissima quota seguendo il profilo del terreno (50/100 metri) che lo rendeva invisibile ai radar di terra e la precisione (circa 1 metro dopo un volo di migliaia di Km). E a vedere qualche video della televisione russa i danni sembrano limitarsi a un solo hangar corazzato distrutto, niente relitti di aerei o elicotteri, piste intatte etc. Pur facendo la dovuta tara non sembra proprio la “distruzione” che è stata proclamata dall’informazione mainstream. La questione dell’efficienza bellica dei Tomahawk contro un avversario a livello tecnologico militare della Russia è di grande importanza: i Tomahawk nel corso degli anni si sono mostrati imbattibili fin dalla prima guerra del Golfo del 1991, ma nessuno dei colpiti era in grado di difendersene, e quindi si è creato un mito di invincibilità: strumenti bellici dai quali non ci si può sottrarre. Ma visti i risultati di ieri bisogna ripensare e valutare meglio.

Sukhoi siria

Sukhoi 35 dotato di pod da Guerra Elettronica SAP-518/SPS-171

Il primo punto sono i 36 Tomahawk che neanche sono arrivati sulla base siriana e di cui il portavoce militare russo dice di non sapere niente. La Russia dispone di una potente arma contro i Tomahawk in volo di avvicinamento verso il bersaglio, il Sukhoi 34/35 che è dotato di radar look-down shoot-down (vedo sotto, sparo sotto) in grado, vado a memoria, di tenere sotto controllo fino a 10 bersagli contemporaneamente e sparare a 6 bersagli contemporaneamente. L’ideale per attaccare i Cruise Tomahawk che volano subsonici a bassa quota. E l’accoppiata Sukhoi 34 o 35 con il missile AA-10 Alamo è micidiale. Lo AA-10 Alamo può colpire bersagli che volano fra i 20 metri e i 27 Km di quota fino a una velocità di 3.500 Km h: il Sukhoi può stare a 10 Km di quota e aspettare che passi “il tacchino” anche a 2-300 Km di distanza, e tirarlo di sotto. Insomma non è più la tecnologia anni ’80-’90, può darsi che i 36 Tomahawk “spariti” abbiano fatto questa fine (sennò che stanno a fare i russi a Latakia, a prendere i bagni di sole?). Possiamo quindi fare una ipotesi sui 23 Tomahawk giunti sulla base siriana e capire come mai siano finiti in parte fuori bersaglio, visto che la caratteristica dei Tomahawk è la “precisione”. E sono le EW, Electronic Warfare, o “Guerra Elettronica” che fin dai primi anni ’70 costituisce uno dei più importanti fattori delle guerre moderne (e dove ai tempi l’Occidente primeggiava). Adesso non è più così e lo dimostrano proprio la tecnologia del radar look-down shoot-down del Sukhoi o il missile Alamo. Riportava nel 2015 Sputniknews in un articolo: “Il primo lotto di apposite apparecchiature capaci di trasformare il caccia-bombardiere “Su-34″ in un aereo da guerra elettronica (EW), sarà consegnato al ministero della Difesa russo in questo mese”, ha detto in un’intervista con l’agenzia “RIA Novosti” Igor Nasenkov, vice direttore della “Corporation di tecnologia radio-elettronica” (“Kret”, società del gruppo “Rostec”). Nell’immagine vediamo appunto un Sukhoi 35 dotato di pod da Guerra Elettronica SAP-518/SPS-171, che magari è in grado di “disturbare” anche il sistema di guida dei Tomahawk (forse gli hacker russi non si sono limitati a leggere le mail della Clinton…).

Concludendo questo breve excursus di tecnologia militare si può auspicare che “in Occidente” tutti stiano coi piedi ben piantati per terra senza illudersi (o illudere politica e opinione pubblica) su una pretesa superiorità tecnologica, che almeno rispetto alla Russia che non esiste più. I 59 missili Tomahawk non hanno “distrutto” un bel niente. Vanno benissimo contro l’Iraq, la Somalia, magari anche la Corea del Nord, ma sicuramente i ragazzi della steppa sono di un’altra pasta: “loro”, che piaccia o meno, sono “noi” (stessa radice indoeuropea e cultura greco-romana-cristiana, stessa scienza e stessa tecnologia, stessa arte e stessa cultura). Mi preme scriverlo perché molte volte nella Storia sono iniziate guerre sull’onda del “siamo superiori, vinceremo facile!”. Tanto più che le “strategie” che purtroppo sembrano aver ispirato Trump sono quelle della Guerra Fredda, di quando gli “strateghi” ancora oggi in sella avevano trenta anni e ora ne hanno ottanta o addirittura novanta, e si credono che dall’altra parte ci sono ancora i sovietici con la sciabola o qualche sferragliante T34. L’Urss è caduta dignitosamente senza trascinare il mondo alla terza guerra mondiale a colpi di bombe atomiche. Facciamo che anche l’Occidente, se proprio deve cadere fra Elites, cambiali fasulle, banche fallite e mezzibusti strapagati, sia capace di fare altrettanto senza trascinarci in qualche folle avventura.

Luigi Di Stefano

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1 commento

Franco 10 Aprile 2017 - 12:10

Ma chi ha scritto questo articolo è militare o una spia russa? Dove trova tutte queste informazioni? Sono informazioni corrette o informazioniche servono per scrivere un punto di vista?

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